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La proposta

L’ambizione dell’Etna e dei suoi vini: diventare Patrimonio dell’Umanità

03 Settembre 2011
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L’Etna, con i suoi vigneti, ambisce a diventare il quarantottesimo sito italiano (sesto in Sicilia) ad annoverarsi nell’albo dei “Patrimoni dell’umanità”.

Non è un’ambizione illusoria, utopistica. L’Etna con i suoi paesaggi, le sue vallate, il fascino di una natura in gran parte modellata dall’uomo, ha le carte in regola affinché questo sogno diventi realtà. Quale sia il profilo storico- geo-paesaggistico, scheletro normativo che ha trasmutato questo sogno in un concreto e dettagliato progetto, sarà reso noto oggi, sabato 3 settembre, a Milo nel corso di una tavola rotonda organizzata nell’ambito della 31esima edizione della “ViniMilo”, che ha per tema “Le vigne dell’Etna, Patrimonio internazionale dell’Unesco”.
Moderato da Paolo Corbini, direttore della rivista “Terre del vino”, si alterneranno nell’esercizio descrittivo Ettore Foti, commissario straordinario del Parco dell’Etna, Filippo Trovato, dirigente Soat, ed il vicesindaco di Milo, Alfio Cosentino. A seguire, la cerimonia di premiazione della terza edizione del concorso “La Vigna e il vulcano”, nel cui spirito si scorgono quelle essenze che fanno parte del progetto che ha portato ad ambire ai riconoscimenti di cui sopra. Premi assegnati a soggetti che si sono distinti per l’attaccamento al territorio, per la promozione e la cultura ampelografica coniugata attraverso il vigneto, per la conservazione del patrimonio storico e così via. Tra i premiati Santo Di Maio (sezione vite ad alberello) per “aver mantenuto in perfetta salute con corretta gestione agronomica una vigna storica ad alberello, ereditata dal papà e che conserva i segni della storia e contribuisce alla conservazione del paesaggio”. L’ “Etna Wine” dei fratelli Grasso (sezione spalliera) per “la capacità e la dedizione del produttore di comunicare, anche alle nuove generazioni, la cultura e la storia della viticoltura Etnea”. Ad Alfio Cosentino (sezione contadino custode delle vigne dell’Etna) per il modo e la passione con cui “conserva importanti connotati storici legati alla presenza di antichi terrazzamenti e vecchi ceppi ad alberello in perfetta salute e coltivati con metodi e cura di una volta”. Ed infine un premio alla famiglia Gumina “per il coraggio e la cura nell’avere recuperato e valorizzato un angolo di Dagala sulla colata lavica del 1923, altrimenti abbandonato”. Due eventi questi che, col resto del programma, hanno letteralmente cambiato la cera di una “ViniMilo” celebrata per anni attorno a quattro bicchierate tra amici in cerca di allegria, in piazza dove solo mancava una banda e il suo folklore. A dare il fiato alle trombe sono arrivati in sostituzione ventate di cultura come il “Forum internazionale dei vini bianchi provenienti da suoli vulcanici” che ha convocato per un confronto i Consorzi di tutela del “Soave” dei “Campi flegrei” e dell’ “Etna”. Non solo degustazioni ma saggi, paragoni e progetti coordinati per promuovere studi e ricerche finalizzate a far emergere ulteriori potenzialità non ancora espresse dei suoli vulcanici. Una sorta di progetto unitario che si rispecchia nell’evento del prossimo sabato, il 19 settembre. Con la consegna al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, della bottiglia magnum “Il Taglio per l’Unità”, produzione esclusiva di una serie celebrativa di bottiglie realizzate dall’Associazione nazionale Città del Vino per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Stefano Gurrera