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La provocazione

Walter Massa: produrre vini a marchio Doc? Macchè, io preferisco fare vini buoni

24 Giugno 2015
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Il racconto dell'intervento del produttore piemontese è l'occasione per riflettere sulle denominazioni. Tutto in un incontro nato a margine di Expo

“Io non produco vini col marchio Doc. E sai perchè? Perchè preferisco produrre vini buoni. Mi basta così. Non ho bisogno di marchi e di burocrazia”. 

La battuta non passa inosservata ed è di Walter Massa che non è nuovo alle provocazioni. Incontriamo Walter a margine di un incontro ad Expo. La Camera di commercio di Alessandria premiava i vincitori del concorso enologico “Marengo Doc”. Tutto molto sobrio, i vini proposti in degustazione corretti con alcuni di livello alto, ottimo il buffet, tra gli ospiti, il presidente nazionale dell'Onav Vito Intini. 

Ad un certo punto nel mezzo di un via vai di produttori alessandrini ecco il Walter Massa show. Al quale, invitato a parlare, è stato chiesto con quale vino avesse vinto il premio e lui ha candidamente affermato “con nessuno”. Era lì perché invitato per dire qualche parola e per “veder dal di dentro un mondo che non riesce a capire come possa esistere, per vedere se il pubblico ha qualche pregio o virtù, se a distanza di tanti lustri vi fosse stata una crescita e visto che si era a Milano per salutare vari personaggi”.

E poi ha proseguito. E questo è il racconto del suo intervento.

“Io non partecipo a manifestazioni del genere perché non ci credo – dice Walter interpellato – perchè sono manifestazioni arcaiche, ci si parla addosso e poi, non posso, in quanto i miei vini non sono etichettati con la Doc”.
Come mai? 
“Perché il mio obiettivo non è produrre vini Doc, ma vini buoni”.
Ma tu così vai contro il sistema…
“A me interessa non andare contronatura…e il vino si fa con la vigna, la cantina ed il tempo, non con la cartocrazia. Vino doc vuol dire piano dei controlli, non posso accettare che ci si faccia certificare al ribasso”.
Spiegaci meglio…
“Posto il prezzo medio delle bottiglie di vino certificate Doc ad euro 2,50 più Iva – e sono alto – i produttori che vendono mediamente sopra i 5 euro a bottiglia, o sono dei benefattori, o hanno soldi da gettare dalla finestra o hanno qualche cosa da nascondere. In una selva di vini doc a 2.5 euro la bottiglia, se stai sul mercato al doppio, si da per scontato che la certificazione te la dia il mercato non un gruppo di assaggiatori prestati”.
Tu lucri sul fatto che sei conosciuto e non collabori con i deboli?
“Io per i “deboli”, come dite voi ho fondato la Fivi ed oggi siamo in mille, e Fivi vuol essere un sindacato per togliere oppressione, spese e perdite di ottimo tempo a chi ha scelto di produrre”.
Qualcuno potrebbe dirti che vendi il vino troppo caro. Cosa rispondi?
“Tutti gli anni vuoto la cantina, quindi seguendo le leggi del mercato, dovrei aggiornare il listino in alto. E poi la terra è bassa eguale a Monforte d'Alba come a Montalcino, come a Monteforte d'Alpone, come a Montrachet, come a Monleale, quindi…Ed ancora: se alle vigne concedi equilibrio avrai dei costi ma avrai pure una qualità somma che il mercato poi ti riconosce”.
Insisto: I tuoi vini sono troppo cari.
“Bevete il vino degli altri, io non do nemmeno il disturbo di non essere leale con i prezzi, ma voi abituati a pontificare con il lavoro ed i soldi degli altri siete infastiditi se uno riesce a dare un senso al lavoro ed alla storia. Io ho osato, perché penso che alle mie vigne, anzi a tutti i Colli Tortonesi non manchi nulla per valere almeno come le più prestigiose regioni di Francia. Ho osato ed il mercato fino ad ora non mi ha castigato”.
Pochi anni orsono abbiamo chiesto un confronto con il mondo della produzione.
“Io c'ero, con altri illustri colleghi”. 

Poi ad un certo punto Walter ha chiesto di rimarcare con forza che Alessandria è in Piemonte proponendo ai rappresentanti delle istituzioni di valutare di apporre la scritta “Porta del Piemonte” sui primi cavalcavia delle 9 autostrade che passano per il Piemonte. “Il risultato – si lamenta il produttore – è stata una sciocca risata ed il nulla. Basterebbe che si caricaserro di umiltà valutando alcune proposte e di voglia di lavorare e non di voglia di stipendio che tutto sarebbe più facile e farebbero bella figura. Ricordatevi, tutti abbiamo delle responsabilità con il futuro, con la storia, con il paesaggio. Abbiamo ancora 12.000 ettari di vigna in provincia, avanti di questo passo tra 10 anni, saranno dimezzati. Ed allora poi, a fare i fenomeni in prima linea ci andranno di nuovo le associazioni di categoria  gongolandosi perché, prima fanno i ponti e poi fanno passare i fiumi. Basta ora vado con i miei amici sul naviglio a berci una bottiglia, non so se di Valentini o Gravner, saranno vini “cari” ma visto che non spendo soldi in sigarette e cravatte, posso concedermi “questo piacere”.

F. C.