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La provocazione

Il nostro appello ai vignaioli della Fivi: più Sud Italia nei vertici da rinnovare

28 Giugno 2016
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(Matilde Poggi, Leonildo Pieropan e Walter Massa)

di Fabrizio Carrera

Confesso che osservo con grande attenzione il lavoro della Fivi, la Federazione Vignaioli Indipendenti. Mi piace l'idea che sia un sodalizio che da otto anni raggruppa bravi artigiani, tanto appassionati quanto orgogliosi del loro lavoro, determinati e attenti a valorizzare i territori e i vini. 

Gente che in quello che fa ci mette la faccia. Leggo con attenzione le loro proposte, ascolto le loro riflessioni e soprattutto – altra confessione – bevo i loro vini che trovo spessissimo molto buoni. D'altra parte, mettete assieme alcuni nomi di vignaioli Fivi e ditemi se non vi piacciono i loro vini. Sono pronto ad accettare sfide.

Detto questo, se c'è una sbavatura nella galassia di questi Vignaioli Indipendenti, questa riguarda la loro capillarità geografica. La Fivi conta circa mille soci e, come abbiamo detto qui, la rappresentanza del Sud Italia è quasi inesistente. Sono pochi i soci Fivi del Sud Italia, davvero pochi a farne parte dalla Toscana in giù. Ed è un peccato perchè il Sud Italia è una parte importante del mondo del vino italiano, anzi, diremmo, una parte sempre più importante. Ed allora perchè non dare più rappresentanza dentro la Fivi al Sud Italia? In attesa di nuovi soci (cari vignaioli del Sud, datevi da fare) si potrebbe cominciare anche dall'alto per dare un segnale chiaro e inequivocabile. 

Domani pomeriggio a Piacenza c'è l'assemblea dei soci Fivi, all'ordine del giorno c'è il rinnovo delle cariche sociali. Il cda uscente conta 15 componenti tra cui il presidente Matilde Poggi che va verso una riconferma e i due vice Leonildo Pieropan e Walter Massa. A guardare la suddivisione geografica dei 15 emerge chiara la rappresentanza pressochè esclusiva del Nord Italia: tre del Piemonte, due della Lombardia, due del Trentino Alto Adige, uno della Valle d'Aosta, quattro del Veneto e tre della Toscana. Ma l'Italia non finisce a Montalcino o a Bolgheri, neanche quella del vino. Se ci fosse un turn over che tenesse in considerazione anche il Sud Italia sarebbe un bel segnale di incoraggiamento e di attenzione. E noi saremmo ben contenti di registrarlo.