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La ricerca

L’odore del moscato è il più semplice e facile da riconoscere: la ricerca arriva da Napoli

04 Maggio 2015
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Non serve essere un grande esperto o possedere chissà quali competenze: il profumo del Moscato si riconosce a occhi chiusi.

È quanto ha rivelato all’Ansa la ricercatrice dell'università di Napoli Federico II Paola Piombino, in occasione di un convegno promosso a Corato dal Consorzio di tutela vini Doc Castel del Monte. “Chi beve vino – afferma il membro del gruppo di ricerca guidato da Luigi Moio – è in cerca di una esperienza sensoriale che sia soddisfacente e che sia soprattutto riconoscibile come un unicum. I vini da vitigni autoctoni vengono riconosciuti dagli enoappassionati come originali, e quindi non omologati, grazie alle loro caratteristiche sensoriali”.

L'aroma delle uve Moscato si riconosce facilmente ed è così persistente da essere spesso considerato un vino bianco delle feste e o per alcuni il “vino della nostalgia” in quanto associato a conviviali pranzi della domenica e balli in piazza. Il Moscato ha tante espressioni territoriali, da Asti a Terracina, da Scanzo a Trani fino a Pantelleria. Diverse, ma tutte caratterizzate nel profumo.

Dietro questa emozione sensoriale, c'è una ragione scientifica: il Moscato è un'uva aromatica fortemente tipizzata da una sola molecola, il linalolo, presente addirittura in misura doppia nel Moscato giallo dei Colli Euganei, mentre nella maggior parte delle altre uve autoctone la tipicità è data dal mix delle quantità di aromi (alcoli terpenici come il geraniolo e il nerolo) al punto da risultare per l'enologo più difficili da caratterizzare. 

“Nel trasferirsi da uva a vino – spiega la ricercatrice casertana – nel corso della vinificazione le molecole volatili, le odorose, da decine diventano centinaia e centinaia. Nell'uva c'è una banca di aromi potenziali, i precursori di aroma che in quanto tali sono inodori, ma se opportunamente lavorati, possono arricchire di aromi il vino. Un buon calice ha preservato gli aromi liberi e ha valorizzato il potenziale”.

C.d.G.