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Marco Caprai: “Creiamo una super Doc per l’Umbria”

06 Dicembre 2012
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Marco Caprai

Auspica ad un sistema Umbria dal forte appeal commerciale, ad un unico comune denominatore della produzione. E spera che la sua regione possa debuttare al Vinitaly con questa nuova veste.

Di strade possibili che possano rimettere in moto un mondo del vino, che sebbene faccia eccellenza nelle tante piccole realtà in cui si frammenta stenta a riconoscersi e a farsi riconoscere fuori come regione del vino dalla forte identità territoriale, Marco Caprai da qualche tempo a questa parte ne sta vagliando tante. Il produttore che conduce la Arnaldo Caprai di Montefalco, la cantina che ha portato sulle vette dell'enologia nazionale il Sagrantino coltivato in questo areale, è uno dei componenti del gruppo di lavoro incaricato per la redazione del Piano per la Valorizzazione del Vino Umbro. Iniziativa nata per volere dei produttori, dei viticoltori che in quest’ultimo periodo di crisi economica hanno manifestato la necessità di  sedersi attorno ad un tavolo con l'intenzione di trovare la strategia più adatta alla creazione di un brand Umbria da esportare fuori confine. Un marchio che parta prima di tutto dal riassetto dell’attuale scenario del vino umbro.
 
“Noi produttori già da tempo avevamo chiesto alla Regione, parliamo di gennaio scorso, di avviare un progetto speciale che mettesse il sistema vino umbro in efficienza  – dice Caprai -. Adesso, quasi a distanza di un anno, ancora stiamo cercando di valutare le varie opzioni. Guardiamo quello che hanno fatto altre regione, chi si è dotato di una superDoc e  chi di marchi ad ombrello. Al fine di trovare la soluzione abbiamo voluto coinvolgere e ragionare con gli stakeholders del vino e con le varie componenti che interagiscono in questo comparto”. E la politica del fare sistema in questa contingenza sembra essersi concretizzata, almeno a questo primo stadio. Perché per lavorare al progetto sono scesi in campo tutti gli attori, ci sono i consorzi di tutela, le strade del vino, il movimento turismo del vino regionale, le organizzazioni sindacali, la Lega Coop e Confocooperative, Assoenologi, le Camere di Commercio e anche il Centro Estero per l’Umbria. E poi anche gli enti di ricerca Nomisma e Inea, incaricati dalla Regione.
 
“Il vino umbro sta così: siamo una regione piccola, un po’ troppo divisa, dove il successo della  fine degli anni ’80, inizio ’90 ha offuscato le menti – prosegue il produttore umbro -. Oggi abbiamo una realtà frammentato e il vino umbro risente degli errori fatti. Abbiamo sì denominazioni importanti, ma ne abbiamo in tutto tredici e questo indebolisce il sistema. Molte di queste, secondo i dati sulla notorietà del vino umbro dati da Nomisma, sono sconosciute dal pubblico, sono tre le più famose le altre non vengono percepite. Sfido chiunque che non sia umbro a individuarmi la Doc Colli Alto Tiberini, per esempio, o la Doc Colli Amerini. Difficili da collocare geograficamente in una regione italiana. In questo modo rimangono tante denominazioni al di sotto della sussistenza”.
 
Di carte in  tavola ce ne sarebbero tante, e si attende la prossima riunione con tutte le voci del vino umbro, indetta per il 15 gennaio, per individuare la strategia definitiva che potrebbe, come ha anticipato Caprai, portare anche a modifiche dei disciplinari di produzione. Nel frattempo si attendono i tempi tecnici che gli enti di ricerca si sono presi per analizzare le varie opzioni. Starebbero  procedendo ad un’analisi Swot, cioè  alla valutazione dei punti di forza e di debolezza del segmento vinicolo, e all’individuazione dei meccanismi in atto nel processo decisionale del consumatore al momento della scelta di un vino, guardando ai mercati di riferimento dove si vorrebbe esportare il marchio Umbria: Usa, Giappone, Cina, Russia e Germania.
 
“Dobbiamo facilitare il consumatore, ed esportare una bottiglia che possa riportare alla regione – conclude Caprai -. Ma un buon punto di partenza lo abbiamo, i dati Nomisma dicono che il punto di forza del vino umbro è l’alto posizionamento nella media italiana. In questo momento certo ogni soggetto del mondo vino ha sensibilità diverse riguardo alla visione del sistema  umbro ma tutti siamo d’accordo a trovare una soluzione comune che diventi una scommessa vincente per tutti. Sono certo, ma questa è la mia idea personale che una superDoc potrebbe essere la via più suggestiva ma per arrivarci ci vuole ben altro tempo. Auspichiamo, invece, di trovarne una nel breve termine ed essere così pronti per Verona”.

M.L.