Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 128 del 27/08/2009

LA RIFORMA Ocm vino? Ora basta sprechi

29 Agosto 2009
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LA RIFORMA

I voti alle nuove norme elaborate dalla commissione agricola di Bruxelles: così si pone fine a 30 anni di sperperi di denaro pubblico

Ocm vino?
Ora basta sprechi

di Angelo Gaja

C’e’ molto di buono nella nuova Ocm vino. Come dirlo? Ci provo con i voti.
Il 1° agosto 2009, Voto 10 per la puntualità, in barba ai furbetti dei rinvii sono entrate in vigore le nuove norme elaborate dalla commissione agricola di Bruxelles che regoleranno il mercato del vino europeo (Ocm vino).

Per comprendere la partita che si è giocata a Bruxelles occorre fare qualche passo indietro e seguire la pista dei sussidi agricoli comunitari: quelli ingenti riservati al comparto del vino europeo venivano per oltre il 75% destinati alla distruzione delle eccedenze, spesso costruite ad arte. A finanziare i sussidi comunitari contribuiscono per quota parte ognuno degli stati dell’Europa unita: appena qualche anno fa l’Inghilterra di Blair tuonava contro lo sperpero dei contributi agricoli comunitari e proponeva di dimezzarne l’importo. Bruxelles ha saputo cogliere il momento favorevole e attuare una profonda riforma che passa attraverso una serie di norme atte a riequilibrare il mercato disincentivando la sovraproduzione vinicola:
Voto 10 per l’eliminazione dei sussidi destinati alla distruzione delle eccedenze. Voto 8 per i premi all’estirpazione dei vigneti. Voto 8 per il contenimento della pratica dello zuccheraggio
dopo averne minacciato la totale eliminazione. Voto 9 per la progressiva riduzione sino alla totale
eliminazione dei sussidi al Mosto Concentrato Rettificato (Mcr). I contributi recuperati verranno destinati, Voto 7, alla promozione del vino europeo nei mercati extra-comunitari senza però che siano stati previsti adeguati sistemi di vigilanza.
È auspicabile che gli sprechi del passato insegnino qualcosa. Al tavolo delle trattative fecero sentire la loro voce tutti gli stati europei, anche quelli che non producono vino ma sono invece produttori di spiriti. La nazionale degli spiriti è potentissima nel centro-nord Europa e guarda con crescente interesse ad espandere gli investimenti nel settore del vino europeo. L’occasione era buona per allearsi con quelli che più o meno sommessamente già invocavano una liberalizzazione del mercato, Voto 5, intesa allo scioglimento di vincoli e lacci vari ed all’ampliamento delle pratiche di cantina riconosciute legali. Accese polemiche hanno accolto in Italia queste ultime norme: alcune di esse però non entrerebbero in vigore prima di una diecina di anni mentre per altre, che non sono strettamente vincolanti e dovranno essere accolte dal nostro ordinamento, esistono margini di trattativa che andranno esplorati.

Quale fu l’atteggiamento dell’Italia nel corso delle trattative?
A gufare contro il vento della riforma fin dal nascere fu la poderosa compagine dei succhiatori perenni di denaro pubblico. Si esultò prematuramente non senza ambiguità per il ripetuto tentativo che Bruxelles fece di abolire lo zuccheraggio come fosse una vittoria nostra in grado di giovare al Mcr italiano; per il resto ogni provvedimento di quelli in discussione veniva liquidato con critiche severe. Al tavolo delle trattative l’Italia si autoescluse, si ridusse a giocare un ruolo marginale senza mai riuscire ad incidere sulle questioni di nostro specifico interesse. Dilaniata dalle divisioni delle varie associazioni di categoria, accanite nella difesa dei rispettivi interessi ed incapaci di tessere tra di loro uno straccio di accordo da affidare ai negoziatori incaricati di rappresentare il nostro paese; con scarsa autorità morale per avere in passato beneficiato e fatto largo spreco di contributi comunitari; arroccata in difesa del Mcr per la produzione del quale succhiava sussidi anno dopo anno. Venne sottovalutato il peso che la nazionale degli spiriti avrebbe avuto nel corso delle trattative: ma questa è l’Europa ed occorre prendere atto che le questioni del vino in futuro non verranno più discusse soltanto dal nostro Paese, Francia e Spagna.
L’Italia perse malamente la partita ma il torneo europeo durerà ancora a lungo e per riprendere a
competere bisogna rimediare ai molti errori commessi: rifare la squadra da inviare a Bruxelles, precisare gli obiettivi, ridisegnare la strategia delle alleanze senza scordare che e’ la Francia la naturale alleata dell’Italia. L’avvio è da Voto 10 per l’avvenuta nomina dell’ex-ministro Paolo de Castro alla presidenza della commissione agricoltura del parlamento europeo, ma è solo l’inizio.
L’Europa c’è, evviva l’Europa. Le norme dettate dalla commissione agricola di Bruxelles venivano spesso accolte da sfottò, ironia, sarcasmo. Quel voler legiferare sulla lunghezza e curvatura dei fagiolini verdi, sul colore del guscio delle uova, su forma e calibro dei pomodori con la pretesa di stabilire quali di questi prodotti fossero commerciabili e quali altri no appariva quanto meno bizzarro.
Quella introdotta da Bruxelles il 1° agosto è una riforma vera, che si ispira alla morale pubblica ed al buon senso – merce rara al giorno d’oggi – e pone termine a trent’anni di spreco di denaro pubblico. Da soli i paesi del vino non ce l’avrebbero fatta mai: va reso merito ai paesi del nord Europa. Certo, si è dovuto pagare il prezzo di una eccessiva liberalizzazione ma di questa è responsabile anche l’Italia per essere stata latitante al tavolo delle trattative. C’e’ una buona ragione in più per sentirsi europei.