Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 180 del 26/08/2010

LA TELEFONATA DEL SABATO Alto Adige, i motivi di un successo

22 Agosto 2010
Herbert-Taschler Herbert-Taschler

LA TELEFONATA DEL SABATO

Herbert Taschler racconta i vini e il territorio: “Merito delle cantine sociali che qui funzionano. Crisi? Non ne parla nessuno”. Record di etichette inviate alle finali del Gambero Rosso. E poi le due cantine più sorprendenti… 

Alto Adige, i motivi
di un successo

A sentirlo viene voglia di bere un calice di bianco. Magari della Valle Isarco, territorio elogiatissimo per i vini che sta esprimendo. Herbert Taschler è un italiano che vive tra Bolzano e Caldaro ed è un grande esperto, degustatore ufficiale per la guida del Gambero Rosso. Con lui parliamo dell’Alto Adige vitivinicolo che non finisce di sorprendere.

Quest’anno poi ha mandato in finale per i tanti ambiti «tre bicchieri» oltre 150 etichette, il più alto numero di sempre. E non è male per una zona d’Italia che produce meno dell’uno per cento di tutto il vino italiano.

Herbert, secondo te qual è il segreto dell’Alto Adige?
«È stato determinante il ruolo delle cantine sociali che hanno svolto un lavoro che nessuno o quasi ha saputo fare nel resto d’Italia. Hanno capito intanto prima degli altri che la qualità faceva la differenza. Hanno capito poi che  anche i vini base dovevano essere fatti molto bene. E non hanno mai esagerato con i prezzi. Così oggi abbiamo vini tra i 5 e i 7 euro molto più buoni di vini di punta di altre regioni molto più costosi».

E i piccoli produttori non hanno avuto un ruolo?
«No, hanno solo completato l’offerta. Piccoli produttori e cantine sociali hanno capito che sono complementari. Qui si è fatto sistema e non hanno esagerato sui prezzi come per esempio è stato fatto in Friuli. Piedi per terra e tanto lavoro».

Fai qualche esempio?
«Cito un esempio: la cantina di S. Michele Appiano. Il  Pinot Bianco Schulthauser è buonissimo. Se ne fanno 300 mila a un prezzo di poco superiore ai 5 euro, per non parlare del St. Valentin forse il Sauvignon più famoso d’Italia, 150 mila bottiglie. Va alla grande. Oppure la cantina di Terlano che mette in commercio bianchi di vecchie annate che nessuno beveva. Addirittura anche dopo 10 anni. Grande successo».

La crisi non si sente?
«Nella gran parte dei casi non ne parla nessuno. Hanno bloccato i prezzi. Se c’è qualche grande che soffre è perché ha cominciato da pochi anni magari puntando su Cabernet e Merlot, i vini che soffrono di più.

Come sono andate le degustazioni col Gambero rosso?
«Molto bene, in finale tantissime etichette. Il 2009 è stata un’annata straordinaria sia per i bianchi che per la Schiava, vitigno che sino a pochi anni fa snobbavano tutti».

Due sorprese su tutti?
«Per i bianchi la Val d’Isarco, a Varna, l’azienda Köferer. Per i rossi Tenuta Kornell a Terlano, un’azienda che ha cominciato meno di dieci anni fa. Vini straordinari».

F. C.