Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 159 del 01/04/2010

QUI MILANO L’alimentazione di domani

01 Aprile 2010
dibattito dibattito

QUI MILANO

Confronto tra Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia e l’imprenditore Guido Barilla. Quantità e qualità della produzione al centro del dibattito

L’alimentazione
di domani

Buono e sano, l’alimentazione di domani. Su questo tema si sono confrontati Guido Barilla, proprietario dell’omonimo grande marchio alimentare, e Roberto Burdese, presidente Slow Food Italia all’interno di “Going Green: idee verdi tra sostenibilità e costumi con il tema” organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera.

Secondo Burdese bisogna puntare sullo sviluppo delle piccole aziende all’insegna della qualità, della genuinità e del ritorno alle origini, senza ogm e prodotti nocivi; Barilla, invece, sostenitore delle grandi aziende, ha precisato che queste, pur puntando anche sulla quantità, non rinunciano alla qualità, consentendo nel contempo di calmierare i prezzi.
“I grandi allevamenti bovini sono in crisi, così come tutta l’agricoltura e l’economia. Per evitare la chiusura delle piccole e medie aziende – sostiene Burdese – in Piemonte abbiamo attuato una politica quanto più strategica che mai, coinvolgendo i piccoli agricoltori e allevatori a intraprendere una produzione che mirasse a far crescere gli animali e le verdure quanto più naturalmente possibile, garantendo al consumatore sicurezza, eccellenza e qualità. Nel giro di pochissimo tempo, ad aderire a questa iniziativa sono stati ben 65 piccoli agricoltori-allevatori. È vero, il prezzo è un po’ più alto, ma in un periodo in cui sarebbe meglio non mangiare la carne pompata con sostanze che minacciano la nostra salute, il consumatore attento preferisce di gran lunga dilazionare e diminuire il consumo non rinunciando alla qualità. Il cibo di domani dovrebbe, nello stesso tempo, puntare sull’alleanza tra presidio ambientale e l’industria”. D’altronde, la molteplice ricchezza di specie animali e vegetali presenti nel territorio, la cosiddetta biodiversità, è minacciata, soprattutto in campo agricolo, dalle multinazionali che incoraggiano i contadini a coltivare raccolti a cosiddetto “alto rendimento”, impiantando monocolture, a detrimento delle centinaia di varietà tradizionali che stanno scomparendo.
“Non è detto che il prodotto industriale sia qualitativamente inferiore”, ribatte Barilla, “anzi, le grandi aziende hanno controlli giornalieri sulla qualità che le piccole aziende non possono avere, in quanto non sono in grado di sostenerne i costi. Noi produciamo qualità, e la quantità non ne inficia la genuinità, anzi modera i prezzi e permette che possa fruirne anche il consumatore poco abbiente. La nostra industria punta su una distribuzione razionalizzata e sulla competitività, con il conseguente ribasso dei prezzi. Solo una dieta equilibrata, fatta anche di legumi che potrebbero in certi casi ben sostituire la carne, permette al consumatore un vita salutare.”

Rita Vecchio