Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 146 del 31/12/2009

IL DIBATTITO “Vini più estremi per salvare l’Etna”

31 Dicembre 2009
franchetti franchetti

IL DIBATTITO

A colloquio con Andrea Franchetti: “Regole rigide e wine maker internazionali per difendere questo territorio”. E l’8 marzo torna Contrade

“Vini più estremi
per salvare l’Etna”

Una sola strada per il futuro dell’Etna. Vini ancora più estremi, wine maker ancora più numerosi, aggregazioni tra produttori ancora più marcate, regole del disciplinare ancora più rigide, radicalizzare il legame col territorio. Se qualcuno avesse dubbi su quale prospettiva dare all’area vitivinicola siciliana più gettonata del momento una conversazione con Andrea Franchetti (nella foto) dissiperà ogni dubbio.


Lui è il patron di Passopisciaro con tenuta anche in Val d’Orcia in Toscana dove fa l’arcifamoso Tenuta di Trinoro. Da una decina d’anni è sbarcato sull’Etna e dalla sua cantina quasi a 900 metri d’altezza, guarda tutto il versante nord dell’Etna. «Cercavo la cantina più alta, mi sono innamorato di questo posto, il mio venditore era stupito che la volessi, l’ho comprata, ho investito, posso ritenermi soddisfatto. Sono contento anche per un motivo. Quando sono arrivato qui non c’era questa folla di produttori. Oggi Planeta e Tasca d’Almerita sono praticamente i miei vicini, non è poco». Franchetti, che cita Salvo foti come l’enologo che meglio di chiunque altro ha spianato la strada a tutti e ha compreso le tante potenzialità del territorio, oggi produce in Sicilia circa 50 mila bottiglie ed ha una sua idea sul futuro dell’Etna: «Bisogna portare i vini a livelli più estremi, imbottigliare tutti in zona, e importare altre risorse umane. Wine maker geniali, con voglia di divertirsi e di sperimentare. Nomi? Penso a Peter Sisseck o ad Eben Sadie, entrambi con esperienze professionali di alto livello, autori di grandissimi vini, come, nel caso di Sisseck, del Pingus dal Ribera del Duero. Mi piacerebbe se venissero qui». Tanto per non annoiarsi e per stringere il legame con la terra scura dell’Etna Franchetti annuncia l’uscita di quattro nuovi rossi, quattro cru che prendono il nome dalle contrade in cui ricadono alcuni dei suoi vigneti: Sciaranuova, Porcaria, Chiappemacine e Rampante. Duemila bottiglie per etichetta, il meglio di Passopisciaro. Contrade, d’altra parte, è una parola ricorrente. Perché Franchetti è anche l’ideatore di un bellissimo evento che nel 2010 – sarà la terza edizione – si terrà lunedì 8 marzo. Si chiama per l’appunto «Contrade» e vede il radunarsi di tutti i produttori dell’Etna, anche di quelli del versante orientale che da qui sembrano lontanissimi. Una grande festa, un modo per stare tutti insieme, un raro evento di aggregazione riuscita. Poi al momento dei saluti ci congeda con un paradosso: «I viticultori sull’Etna nei loro minuscoli appezzamenti facevano la migliore viticoltura d’Italia e il vino nemmeno lo facevano: il contrario di quello che sucede nel resto d’Italia».

F. C.