Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 99 del 05/02/2009

L’ANALISI Amarone, quel rosso da amare

05 Febbraio 2009
amarone amarone

L’ANALISI

Presentato in anteprima a Verona nel suo millesimo 2005. La magia sta nell’appassimento che va da fine settembre a fine gennaio

Amarone,
quel rosso da amare

di Fabrizio Carrera
 

Gli appassionati di vino di tutto il mondo lo conoscono bene. Anzi siamo convinti che in un’ipotetica cantina ideale non può mancare un’etichetta di questo rosso, unico nel suo genere, uno dei simboli dell’enologia italiana.

È l’Amarone, che nei giorni scorsi si è presentato in anteprima nel suo millesimo 2005. È l’occasione per scoprire i segreti di questo rosso che nasce nelle colline attorno a Verona, in quella Valpolicella che dà vita all’omonima Doc e a cinque vini diversi per tecnica di produzione. Uno di questi è, per l’appunto, l’Amarone, origini antiche e riscoperta recente se è vero, come è vero, che l’idea di produrre un vino rosso con le uve appassite, molto più secco, piacevolmente amarognolo e meno dolce del più antico Recioto (una delle cinque varietà della Doc Valpolicella) nasce ai primi del ‘900. I grappoli di uva sono sempre gli stessi: varietà autoctone come Corvina, Corvinone e Rondinella in percentuali che variano. La magia sta tutta nell’appassimento che dura generalmente dai giorni della vendemmia, a fine settembre, sino alla fine di gennaio. L’uva, quella migliore, un unico strato, finisce su cassette di legno o di plastica, generalmente in locali perfettamente areati (talvolta a temperatura controllata). L’aria, l’umidità, il clima delle colline veronesi, fanno il resto. Poi i grappoli, tra gennaio e febbraio, vanno sottoposti a pigiatura e comincia la fase della fermentazione e i lunghi affinamenti in botti e bottiglie. Quello dell’attesa è certamente uno dei segreti che consente a questo vino di raggiungere livelli di piacevolezza molto alti. Non è un caso che in questi giorni si presenti l’annata 2005 che sarà in commercio tra alcuni mesi, in pratica a quattro anni dalla vendemmia. Dal punto di vista climatico proprio il 2005 è stato un anno piuttosto anomalo, con piogge nei periodi meno attesi, tuttavia l’Amarone che ne è venuto fuori è di quelli destinati a lunga vita.
Per chi non lo conosce sappia che l’Amarone è un rosso dal colore intenso che offre al naso profumi complessi che spaziano dalla liquirizia al cioccolato, dal ribes alle spezie. In bocca poi è avvolgente, tannini molto morbidi, con un gioco di sensazioni tra amaro e dolce unico nel suo genere. Se poi la cantina che lo produce fa bene il suo lavoro riesce a farne un gioiello di rara eleganza a dispetto della gradazione alcolica che supera i 15 gradi. Per l’anteprima 2005 ne sono stati offerti in degustazione 64 campioni in rappresentanza di alcune delle aziende che fanno parte del consorzio di tutela. Oggi il consorzio raggruppa 168 aziende in un territorio, la Valpolicella Doc, che si estende per 6.022 ettari vitati, in pratica una porzione di terra non troppo grande se paragonata alle grandi superfici di alcune zone della Sicilia: la sola cantina Settesoli di Menfi gestisce un territorio più vasto.