Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 152 del 11/02/2010

I NOSTRI CONSIGLI Dieci vini a Mezzogiorno

11 Febbraio 2010

I NOSTRI CONSIGLI

Ecco un elenco di etichette del Sud Italia per bere bene senza spendere troppo. Bianchi e rossi da degustare soli o in compagnia

Dieci vini
a Mezzogiorno

di Francesco Pensovecchio

Bianchi e rossi del sud Italia. Per bere bene senza spendere troppo. Dieci etichette per non sbagliare da degustare in solitudine o in compagnia per scoprire l’essenza dei tanti territori dall’Abruzzo alla Calabria, passando per una scoppiettante Campania. Ecco una carrellata con dieci consigli. Buona bevuta.

Molise // Aglianico Contado Ris. 2007 – Di Majo Norante
E’ uno dei nomi storici del vino molisano. Il feudo dei marchesi Norante di Santa Cristina è in produzione sin dal 1800 come documentato dalle cantine nel palazzo di famiglia a Campomarino (Campobasso). La famiglia Di Majo dispone di 85 ettari di vigneto, di cui 15 dedicati a questo splendido Aglianico riserva. La vendemmia è tardiva di fine ottobre, la vinificazione tradizionale. L’affinamento è in parte in botte e parte in acciaio, trovando in questo equilibrio la giusta armonia. Le bottiglie prodotte sono circa 80.000. Il vino è rosso rubino con ampi riflessi granato. Frutta nera matura, naso pungente, tracce di mandorla cruda, notevole evoluzione nel bicchiere. In bocca è robusto, vivo, con tannini in prima linea e tuttavia dalla sensazione vellutata. Un aglianico mediterraneo e ben rappresentativo. Costo circa 10 Euro.

Abruzzo // Trebbiano d’Abruzzo 2005 – Valentini
Produttore leggendario, Edoardo Valentini: il suo Trebbiano d’Abruzzo è un vino di proporzioni monumentali e di inimitabile eleganza, capace come pochi di sfidare il tempo. A portare avanti l’azienda ora c’è suo figlio Francesco Paolo, che con lodevole coerenza segue le orme paterne: al centro dell’azienda restano il vigneto, il territorio e la tradizione. Se l’uva non riesce a rendere come dovrebbe, il vino non si fa, punto. È una fotografia di un’annata, e i Valentini non usano Photoshop in cantina. Così il Trebbiano 2006 non ci sarà, e un altro gioiello, il Montepulciano d’Abruzzo rosso, ha saltato il 2003 e il 2004. Poche e preziose bottiglie, dunque: il Trebbiano 2005 ha una ricchezza e una profondità di profumi sorprendenti, note minerali d’argilla e ferro si fondono a nettissimi sentori di fiori ed erbe aromatiche mediterranee; in bocca è perentorio, forte con eleganza, di una lunghezza quasi inesauribile. Da conservare in cantina per almeno un decennio. Costo circa 40 Euro.

Puglia // Notarpanaro 2006 ­ Taurino
Il Salento è una terra dal fascino unico e il suo vitigno più rappresentativo, il Negroamaro, è capace di esprimere vini di notevole personalità al pari di altre varietà a bacca nera dell’Italia meridionale come il Montepulciano d’Abruzzo, l’Aglianico o il Gaglioppo . Tra le aziende di punta del territorio, quella fondata 40 anni or sono da Cosimo Taurino, ha rappresentato un  modello qualitativo per molti altri produttori salentini. Il prodotto di punta dell’azienda, ora guidata dai figli di Cosimo, è il Patriglione, rosso di grande eleganza e proverbiale longevità; ma preferiamo concentrarci qui sul più accessibile Notarpanaro, sempre fatto con Negroamaro in purezza: ha un bel colore rubino pieno, profumi di frutti rossi ben fusi con gradevoli sfumature balsamiche; in bocca è pieno, asciutto senza asperità, affabile e generoso. Capace di invecchiare abbastanza bene, è molto versatile negli abbinamenti, dai primi ricchi di salse alle carni grigliate o al forno. Costo circa 12 Euro.

Basilicata // Aglianico del Vulture Titolo 2006 ­ Elena Fucci
Un vero e proprio cru, da secoli identificato come uno dei migliori vigneti del Vulture, quello su cui Elena Fucci, giovane ed energica produttrice lavora con ammirevole passione e dedizione. Viti di oltre sessant’anni d’età, su terreni vulcanici a 600 metri sul livello del mare, coltivati secondo i dettami della viticoltura naturale, quindi nessun aiuto dalla chimica e dalle tecniche industriali di cantina, per restituire nella sua integrità il frutto del territorio. L’annata 2006 si presenta con un colore rubino vivo dai bei riflessi violacei; al naso spicca la mineralità vulcanica del terroir, che esalta la fragranza di un fruttato maturo ben definito e assai piacevole, accompagnato da note intriganti di erbe officinali e sfumature carnose; in bocca è caldo e avvolgente con eleganza, rivela una struttura solida mai greve o eccessivamente muscolare, invita con gentile giovialità al riassaggio, forte di una piena persistenza gusto-olfattiva. Come molti vini naturali, ha eccellenti potenzialità di evoluzione e una lodevole capacità di abbinamento, specie con secondi di carne anche elaborati e formaggi di media stagionatura. Circa 26 Euro.

Abruzzo // Montepulciano d’Abruzzo, Villa Gemma 2006 ­
Gianni Masciarelli, ovvero la vocazione per la viticoltura e l’enologia di qualità. La sua recente scomparsa ha lasciato un grande vuoto nel mondo del vino italiano, ma fortunatamente la famiglia, guidata dalla moglie Marina, continua a lavorare seguendo con amorevole coerenza le orme del fondatore. Qui numeri produttivi importanti (420 ettari vitati, oltre due milioni di bottiglie) convivono felicemente con livelli qualitativi d’eccellenza. Tra i vini di punta non manca un Montepulciano d’Abruzzo di grande razza e concentrazione, il Villa Gemma 2006: rubino cupo impenetrabile, ha un naso di sorprendente complessità: note di rosa, bacche nere e sottobosco si avvolgono a sentori minerali e balsamici di splendida finezza; a ogni accostamento al bicchiere si aggiungono nuove sensazioni e sfumature, dal cioccolato al tabacco. L’assaggio regala una corrispondenza gusto-olfattiva che ha del portentoso, la struttura di questo vino ha la magica qualità di impegnare la bocca all’estremo senza mai stancare o risultare pesante. Il finale è quasi interminabile. Un autentico fuoriclasse che promette una lenta e felicissima evoluzione in cantina e pretende abbinamenti impegnativi, come il cinghiale e la cacciagione. Circa 45 Euro.

Calabria // Cirò Rosso Duca Sanfelice Ris. 2007 – Librandi (gaglioppo)
I vigneti dell’azienda Librandi sono a Cirò Marina, una cittadina della costa ionica in provincia di Crotone nella parte più a sud del Golfo di Taranto. La vocazione storica alla coltivazione della vite, dichiarata persino nella stemma cittadino dove spicca la testa di Bacco, dipende probabilmente dalla prossimità al mare e dalle incombenti montagne della Sila che favoriscono una forti escursioni termiche. Non spaventi il carattere brutale e selvaggio, curiosamente esile, del gaglioppo, detto anche “principe nero”. Si racconta che il gaglioppo discenda da una varietà con la quale veniva prodotto il vino di Crimissa, uno dei luoghi del vino dell’antichità (brevemente: Filottete, di ritorno dalla guerra di Troia fondò la città. Qui costruì un tempio in onore di Apollo Aleo, il quale lo aveva guarito dal morso di un serpente lavandogli la ferita con del vino). I vino è rosso rubino con sfumature granato. Amarena, fichi, cioccolato. Leggere note balsamiche di alloro, eucalipto e noce moscata. In bocca i tannini sono ruvidi e la sensazione di piacevole freschezza. Il corpo è medio, ma l’intensità e la persistenza lasciano di stucco. Un vino difficile. Circa 9 Euro.
 
Campania // Fiano di Avellino 2007 – Rocca del Principe
L’Irpinia è senza dubbio la punta di diamante dell’enologia campana. La docg Fiano di Avellino, in vigore dal 2003, si estende su 26 comuni della provincia. Il disciplinare prevede tuttavia l’utilizzo (con le dovute limitazioni) di altri vitigni quali il greco, la coda di volpe e il trebbiano. Sebbene la Sicilia sia diventata un’insospettabile concorrente sul vitigno fiano, alcune cantine irpine riportano la competizione sul giusto binario con esempi di notevole emozione e aderenza alle caratteristiche climatiche e di territorio. Rocca del Principe della famiglia Zarrella è una di queste aziende, il loro Fiano uno dei migliori di sempre. Il colore è paglierino scarico con riflessi verdolini. Il primo approccio è timido, quasi chiuso e tendente a sensazioni verdi, acerbe, appena agrumate. Poco dopo ecco emergere delicate note di frutta a polpa gialla, quali pesca e albicocca, e frutta a polpa bianca. Seguono cenni marini e minerali. La bocca è asciutta e precisa, insolitamente morbida con sensazioni di rotonda dolcezza. Finale gradevolmente amaro. Da non perdere di vista nei prossimi anni. Circa 10 Euro.
 
Campania // Greco di Tufo, Vigna Cicogna 2007 – Benito Ferrara
Un piccolo gioiellino questo Greco di Tufo, Vigna Cicogna di Gabriella Ferrara. Il nostro primo approccio è stato un 2005, bevuto quasi casualmente durante un’incantevole serata sull’isola di Salina, complici un paio di straordinari piatti a base di pesce e la vista sul mare. Ripensandoci, fu un incontro meno casuale di quel che sembra, e pilotato sapientemente dal bravo sommelier dell’hotel Signum, Vincenzo Minieri. Dagli 8 ettari della cantina Benito Ferrara, papà di Gabriella, si producono ben 7 vini tra cui questo Greco “solo acciaio” che vi proponiamo. Il 2007 è giallo paglierino brillante. Naso netto, sulfureo, pungente. Banana acerba, mandarino, pasta di mandorle, zagara e note marine si notano distintamente tra le altre. La bocca è morbida, armonica, con ottima freschezza complessiva. Ottimo finale in lunga persistenza. Il prezzo è poi un’ulteriore gradevolissima sorpresa. Circa 13 Euro.
 
Campania // Don Chisciotte, Fiano 2006 – Il Tufiello
Per l’azienda Il Tufiello servono parole semplici. L’azienda, in alta collina presso Calibri (AV), opera su 180 ettari producendo cereali, ortaggi, miele e ovviamente vino, con tanto di certificazione biologica. La superficie vitata è però di solo 2 ettari a fiano. La densità è di 6200 piante per ettaro. Guido Zampaglione, rispettivamente figlio e nipote dei due titolari, segue la parte enologica. E qui viene il bello. La scelta di vinificazione è alquanto ardita: macerazione sulle bucce quasi fosse un rosso. Il risultato è un vino tesissimo. Già il colore è più carico, deciso, dai riflessi dorati. Al naso la frutta è polposa, si distinguono subito caratteristiche diverse definite dalla particolare macerazione, quali topinambur, fiori gialli, erbe selvatiche e crosta di pane. In bocca è molto fresco e sapido, leggermente astringente quasi fosse tannico. Un vino del sud, complesso e di carattere. Circa 15 Euro.
 
Campania // Sophia 2006 – Cantina Giardino (Greco, Fiano, Coda di volpe)
Cantina Giardino è una di quelle realtà che quando la conosci non puoi più farne a meno. La dichiarazione a premessa è limpida: “i nostri vini provengono esclusivamente da vigne vecchie. In cantina non vengono effettuate né chiarifiche né filtrazioni”. L’azienda nasce per la passione di sei amici che appoggiano il progetto culturale dell’enologo Antonio di Gruttola, un progetto finalizzato ad ottenere vini con forte identità territoriale e sostenuto dal contributo di tanti piccoli produttori locali. Senza scorciatoie di produzione. I vigneti si trovano presso Montemarano, Paternopoli e Castelfranci (AV). Le vigne hanno un minimo di 40 anni, ma raggiungono anche i 100. La produzione complessiva, su 10 etichette, non supera le 16.000 bottiglie. Il vino Sophia è sperimentazione “avanzata”, la prima annata il 2006. Il contenitore scelto per la vinificazione è la terracotta, orci da 200 litri. Le uve sono greco, fiano e coda di volpe bianca. Dopo la pigiatura il mosto inizia la fermentazione con lieviti naturali e rimanendo a contato con le bucce per 180 giorni; a questo segue un affinamento in legno. Nessuna chiarifica, nessuna filtrazione, niente utilizzo di solforosa. Il 2007, invece, è ottenuto da solo coda di volpe, con una macerazione lunga un anno. La descrizione ci riesce alquanto difficoltosa e quindi resta per voi una sorpresa. Diciamo piuttosto che alcune sensazioni simili le abbiamo avute a Corton-Charlemagne. Circa 13 Euro.