Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 204 del 10/02/2011

IL CASO Doc Sicilia, nuovi spiragli

08 Febbraio 2011
vigneto vigneto

IL CASO

La Regione ci riprova e invia una proposta con un altro disciplinare in cui chiede l’uso di più vitigni nei blend e tenta di aggirare il paletto dell’”ambito aziendale”. E spunta anche il nome per l’Igt di ricaduta

Doc Sicilia, nuovi spiragli

Doc Sicilia, spunta uno spiraglio da Roma. E la Regione ci riprova. Proprio in questi giorni è partita all’indirizzo del Comitato nazionale vini una nuova proposta di disciplinare,

una dozzina di pagine in tutto, in cui l’assessorato regionale all’Agricoltura ripropone l’istituzione della Doc Sicilia richiesta da un gruppo di cantine sociali e da Assovini. Come si ricorderà l’iter per la Doc Sicilia si bloccò per alcuni dei paletti previsti dal «parlamentino» dei vini, ovvero il numero dei vitigni autorizzati nei blend – due per i bianchi e uno per i rossi – e l’ambito aziendale che obbliga il produttore a rispettare certe percentuali di produzione di vino da vitigni autoctoni se si vuole ottenere il marchio Doc Sicilia. Un paletto fino ad oggi molto limitativo perché l’ambito aziendale va applicato su ogni singolo produttore, o viticoltore, se si tratta di cantina sociale. Ed in questo modo verrebbe penalizzata soprattutto la produzione di vini bianchi delle cantine sociali a marchio Doc.

 Ora la Sicilia nella proposta inviata a Roma chiede più vitigni autorizzati per i blend: quattro per i bianchi (Insolia, Catarratto, Grillo e Grecanico) e quattro per i rossi (Nero d’Avola, Frappato, Nerello Mascalese e Perricone) da utilizzare in entrambi i casi per almeno il 50 per cento, sia congiunti che disgiunti. Mentre non si fa cenno ovviamente all’ambito aziendale e la speranza è che non se faccia conto, sebbene con l’introduzione di più vitigni autorizzati il paletto dell’«ambito» inciderebbe meno nella possibilità di produrre blend col marchio Doc Sicilia. Mentre chi vorrà utilizzare una Doc già esistente potrà far precedere la denominazione col nome Sicilia senza il prefisso «Doc».

La materia resta complessa, strettamente riservata agli addetti ai lavori ma ogni decisione influenzerà in modo significativo il futuro del vino siciliano e anche l’offerta verso il consumatore finale. L’attuale assessore regionale all’Agricoltura Elio d’Antrassi appena insediatosi non aveva indicato la Doc Sicilia tra le priorità della sua agenda. Resta il fatto che adesso una nuova proposta è arrivata sul tavolo del parlamentino del vino presieduto da Giuseppe Martelli. Sarà interessante vedere se dietro la nuova proposta per la Doc Sicilia c’è una nuova reale volontà politica o piuttosto la solerzia di qualche funzionario. Il nodo, come spesso accade in queste circostanze, è infatti politico. Nella proposta inviata a Roma c’è anche il nome dell’Igt di ricaduta: «Terre Siciliane». Prenderà il nome di ”Sicilia“ che sarà utilizzato ovviamente per la Doc.

C.d.G.