Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 204 del 10/02/2011

LA FOTO DI GIOVANNI FRANCO Harlem, non solo patatine per strada

10 Febbraio 2011
newyork newyork

LA FOTO DI GIOVANNI FRANCO

Il noto quartiere newyorkese è oggi sempre più frequentato da turisti che si fermano anche a mangiare in ristoranti tipici

Harlem,
non solo patatine per strada

Capita spesso qui per le strade di incontrare ragazzi seduti sui gradini a sgranocchiare patatine o a mangiare yogurt, come quelli nella foto.

Eccoci ad Harlem, un quartiere nella parte più a nord di Manhattan a New York City. Simbolo della cultura afroamericana adesso però in controtendenza. In base alle ultime rilevazioni, in Greater Harlem i residenti bianchi nell’ultimo anno hanno superato quelli neri, mentre sono dati in forte crescita gli ispanici, cresciuti del 27% dal 2000 ad oggi. Dagli Anni ’50 e ’70 sta velocemente cambiando fisionomia, come hanno rilevato gli urbanisti e gli studiosi di “antropologia newyorkese” intervistati dal New York Times.
Ancora fino al 2008 la popolazione di colore e quella bianca erano grosso modo in proporzioni analoghe: su dieci residenti ad Harlem, cinque erano bianchi, cinque erano neri. Dal 2009 la proporzione è cambiata: per la prima volta nell’ultimo mezzo secolo oggi su dieci residenti i neri sono quattro, i bianchi sei. Il censimento ha rilevato che i neri residenti nel quartiere nel 2008 erano 77 mila, e rappresentavano il 62% della popolazione. Ora la proporzione si è capovolta. «Ancora una volta Harlem si trova sospesa nel bel mezzo di una transizione cruciale» ha sottolineato lo storico Michael Henry Adams, studioso del quartiere.
Furono nella seconda metà del 1600 gli olandesi, che colonizzarono la zona, a fondare la cittadina di New Harleem in onore proprio di Harleem, città olandese. La zona venne ben presto coltivata ed comparve un discreto numero di fattorie. Per circa duecento anni Harlem fu sostanzialmente abitata da olandesi fino a che a metà dell’800 cominciarono ad arrivare numerosissimi coloni irlandesi, inglesi e tedeschi da New York che stava vedendo una incredibile espansione demografica. Attorno al 1880 il nuovissimo e, per l’epoca, avveneristico collegamento ferroviario con New York diede nuovo impulso allo sviluppo di Harlem, tanto da farlo divenire uno di quartieri più eleganti della città. Gruppi di afroamericani vivevano ad Harlem già dal 1880, ma nella prima parte del 1900, a causa della forte stagnazione economica, moltissimi di loro attratti da una vita migliore, cominciarono a trasferirsi dal sud del paese verso il nord e molti si fermavano ad Harlem anche grazie ad affitti estremamente bassi ed alla grande abbondanza di abitazioni. Il numero di afroamericani passò rapidamente da 83.000 a 203.000. La crisi del 29 poi rese il tasso di disoccupazione del quartiere vicino al 50% con conseguenze drammatiche. I bassissimi investimenti immobiliari che si possono contare nel quartiere tra il 1910 ed il 1990, oltre che ad una bassa cultura e reddito della popolazione hanno poi contribuito a degradare completamente il quartiere e ad attribuirgli la sua nomea. durante gli anni compresi tra il 1920 ed il il 1936 Harlem divenne la capitale mondiale del Jazz. Numerosissimi gli artisti di fama internzaionale, afroamericani e non, che calcavano queste strade. Da Louis Armstrong a Ella Fizgerald. Dagli anni 80 l’amministrazione comunale ha iniziato un impegnativo programma di ristrutturazione con l’intento di rendere l’intero quartiere meno degradato. Da capitale dell’america nera Harlem, così vicina a Central Park, è ambita dai bianchi. E’ oggi e’ sempre di piu’ meta di turisti che si fermano anche a mangiare in ristoranti tipici come il Cotton Club 656 west 125th St. (Broadway & Riverside Church)  dove è possibile ascoltare musica jazz. O al Sylvia’s 318 Lenox Ave.(126th St. & 127th St.), famoso per  il brunch domenicale accompagnato da canti soul.

Giovanni Franco