Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 204 del 10/02/2011

L’AZIENDA Un vigneto tra le colline

10 Febbraio 2011
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L’AZIENDA

La Ferreri&Bianco, nata per volontà di due fratelli e un cugino, si estende a Santa Ninfa, nel Trapanese. La novità di quest’anno è il Brasi, bianco e rosso, affinato in botti di castagno

Un vigneto tra le colline

Nero d’Avola e Catarratto. Sono i due vitigni autoctoni che i tre soci, due fratelli ed un cugino, hanno deciso di sfruttare caratterizzando la loro cantina.

Si tratta dell’azienda Ferreri&Bianco che si trova a Santa Ninfa, nel Trapanese, a due passi dalla sede della Fondazione Orestiadi e dal Museo delle Trame Mediterranee. Una terra che grida alla rinascita ma in cui l’atmosfera predominante è quella di un luogo fantasma. Un po’ come si vede nei vecchi film western. La natura fa da contraltare. L’azienda agricola Ferreri&Bianco sorge a duecentonovantametri d’altitudine. Cinquantacinque ettari dislocati in diverse alture collinari che permettono di sfruttare i diversi microclimi. Sei le contrade dove si estende il vigneto.

 

Oltre al Nero d’Avola e al Catarratto, vi sono Inzolia, Zibibbo e Malvasia. “Il nostro desiderio – racconta Rosario Ferreri, che di mestiere lavora in banca ma si è lanciato in questa sfida assieme al fratello ed al cugino – è quello di affermare le potenzialità del territorio e consolidare il lavoro dei nostri padri”. Con quest’obiettivo “ai vigneti autoctoni abbiniamo vigneti internazionali, che meglio si sono adattati al nostro territorio,  per evidenziarli e farne uscire il meglio”. Così si trovano il Cabernet Sauvignon, il Merlot e lo Chardonnay. Sono circa settantamila le bottiglie prodotte ogni anno. Molte di esse vengono esportate in Spagna, Francia e Portogallo. La novità di quest’anno è il Brasi, bianco e rosso: “Brasi è il nome Biagio in dialetto – spiegano –. La particolarità di questa etichetta è il fatto che il vino viene affinato in botti di castagno. Una particolarità che speriamo venga compresa ed apprezzata”.

Sandra Pizzurro