Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 43 del 10/01/2008

L’INCHIESTA Fragole di gennaio

10 Gennaio 2008
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    L’INCHIESTA

Non esistono più le mezze stagioni? Seconda puntata del reportage dal mercato ortofrutticolo di Palermo: negli stand prodotti tipicamente estivi, in arrivo ci sono anche le mercato_hp_inchiesta.jpgpesche. Ma chi l’ha detto che la verdura importata dall’estero non sia sottoposta a controlli?

Fragole
di gennaio

Non c’è più la mezza stagione, si dice. Ormai, in realtà, non c’è più nemmeno la stagione. Almeno per i prodotti della terra che poi troviamo nei nostri mercati. Quasi ogni mese è buono per avere qualsiasi cosa faccia gola, senza che la qualità ne risenta troppo. Fragole a gennaio, pesche a febbraio. Anche a Palermo.

mercato_arance.jpgE allora che succede? Come sono cambiati i consumi di frutta e verdura rispetto a vent’anni fa? La risposta è tra i circa ottanta stand del mercato ortofrutticolo. Con noi c’è il “ragionier Fabrizio”, che lavora lì da cinque anni, nostro compagno anche nel primo viaggio che abbiamo intrapreso all’interno di quella vasta area (36.118 metri quadrati) fra via Montepellegrino e piazza Giachery. Il mercato ortofrutticolo, gestito dal Comune, è il luogo dello smistamento di frutta e verdura provenienti dall'intera provincia, ma anche dal resto d’Italia o dall’estero, e dove avviene il contatto fra il grossista e il commerciante al dettaglio.
“Non esiste più il concetto di stagionalità come lo si intendeva vent’anni fa – spiega il ragionier Fabrizio -. Il motivo? Il mercato è molto più ampio e soprattutto i Paesi adesso sono molto meno distanti fra loro”. Non è dunque un evento eccezionale se fra un mese troveremo le pesche al mercato ortofrutticolo. “Sono le pesche prodotte in Egitto – precisa – che oggi riusciamo ad avere con appena un giorno di trasporto”. Ma non solo. Già in questi giorni negli stand del mercato è possibile trovare le fragole, un prodotto che nell’immaginario collettivo palermitano è più facile avere a partire da maggio. “Il trasporto – continua Fabrizio – ha reso i vari Paesi molto più vicini. La qualità? C’è, eccome. Bisogna sfatare il luogo comune secondo il quale i prodotti importati dall’estero non siano sottoposti a verifiche. I controlli ci sono, molto accurati. Dunque la qualità è garantita. Forse quel che a volte manca è un po’ di gusto, anche perché sui mercati internazionali ci si muove in anticipo e i prodotti che arrivano contengono una quantità di zucchero inferiore. La qualità, però, tengo a sottolinearlo, è garantita”. mercato_broccoli.jpgL’efficienza dei trasporti fa dunque la sua parte, ma non solo. Anche le tecniche di coltivazione in serra ci regalano frutta e verdura che, non troppi anni fa, in questo periodo dell'anno, sarebbe stato impensabile vedere sui banchi dei mercati. “La melanzana in passato si mangiava soltanto d’estate – spiega ancora il ragionier Fabrizio – oggi la mangiamo ancora oggi nel pieno dell’inverno. E tutto ciò avviene grazie alle serre, da dove arrivano prodotti buoni”. Sbagliato, dunque, parlare di prodotti Frankenstein? “Il prodotto della serra è qualitativamente valido. La serra non fa altro che prendere i raggi del sole e intrappolarli, dunque si crea quel clima adatto alla maturazione del prodotto. Del resto, chi pensa che stagionalità faccia sempre rima con qualità sbaglia. Non è sempre così. Anche i prodotti di stagione che finiscono nelle nostre tavole possono non essere quel che ci aspettiamo. Dipende dal terreno dove sono stati coltivati, da chi lo ha gestito, dai controlli”.
Sono cambiati i consumi rispetto al passato, ma non è tutta colpa o merito del concetto di stagionalità. Ci sono dei prodotti che adesso “tirano” di meno, che non vanno più di moda come alcuni anni fa. È il caso dei cardi, che a Palermo, soprattutto in questo periodo, erano molto richiesti. “Andavano forte con la pastella – dice ancora il ragionier Fabrizio – oggi, però, c’è una richiesta più bassa. Perché? Perché adesso le donne hanno meno tempo per cucinare. Sono cambiate le loro abitudini, così quel tipo di prodotto da trasformare non è più in cima ai loro pensieri. Meglio utilizzare piatti già pronti. Vent’anni fa, per esempio, non ricordo fosse così diffusa l’insalata in busta”.


Gaetano La Mantia
foto di Gianfranca Cacciatore

(2. fine)