Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 97 del 22/01/2009

LA CURIOSITÀ L’erborista delle Egadi

22 Gennaio 2009
amaro amaro

LA CURIOSITÀ

Dalla passione di un farmacista di Favignana per l’arte speziale, nasce un amaro che sorprende. Nella bottiglia anche i profumi del cappero e del rosmarino

L’erborista
delle Egadi

Qual è il punto d’incontro tra l’arte speziale e l’enogastronomia? Quella che vi raccontiamo è una storia d’amore d’altri tempi, quella di uno speziale e l’isola di Favignana, di fronte alle coste trapanesi, la cui nutrita flora è il cuore del racconto.

Seicento varietà diverse di piante e 91 erbe medicinali rappresentano un tesoro unico per chi vi lavora, ma anche una ricchezza che va condivisa con gli altri.
È così che Umberto Rizza, ultimo erede di una famiglia di speziali dal 1892, ma anche farmacista, ha cominciato a studiare le erbe medicinali, classificandole una per una per proprietà mediche ed organolettiche, producendo infine un prontuario medico che suggerisce anche in quale parte dell’isola trovarle. Il farmacista si offriva, inoltre, di accompagnare il visitatore alla ricerca delle preziose erbe organizzando passeggiate in giro per l’isola.
Ma un giorno, non soddisfatto del successo della pubblicazione e sempre più appassionato di quanto descriveva, lo speziale, che conosceva bene le caratteristiche aromatiche di ogni singola pianta, decise di raccoglierne i profumi e sigillarli dentro una bottiglia: il cuore di Favignana. Ecco come nasce “Dolce amaro, l’aroma delle Egadi”, non il frutto di una storia d’amore romanzata ma un prodotto artigianale e tipico. Al suo interno 12 varietà diverse di erbe autoctone tra cui timo, menta, rosmarino, cappero, neppetella, santoreggia. Ognuna possiede una proprietà diversa, ognuna racconta una storia a cavallo tra sacro e profano.
In questo modo Rizza, non solo aveva racchiuso l’essenza dell’isola in una bottiglia, ma aveva fatto sì che il turista esperto, così come l’ appassionato amatore potessero portarsi a casa un po’ di quanto vissuto in quei giorni. “Ho iniziato a sperimentarne l’utilizzo in alcol da solo – racconta il Rizza, che ha sottoposto  il suo amaro all’ enologo marsalese Nicola Centonze – ma non mi sono accontentato di un prodotto casalingo e così mi sono rivolto ad un professionista per perfezionarlo. Ho cercato di ammorbidire l’alcolicità dell’amaro – aggiunge – e di equilibrare l’aromaticità di ogni erba, cercando di farle esprimere al meglio tutte quante in un perfetto equilibrio gustolfattivo. Ne è nato un prodotto unico che sprigiona un arcipelago di profumi propri di Favignana”.
Ma la vera novità è la lavorazione stessa, che prevede un’infusione idrica, una alcolica e infine viene addolcito con il miele di cardo mariano delle Egadi, prodotto della tradizione locale. “Normalmente si utilizza lo zucchero – rivela Rizza con una punta d’orgoglio – ma noi abbiamo preferito questa varietà di miele che conferisce una dolcezza equilibrata dall’amaro del cardo stesso, ed in più è un protettore epatico”.
Che sia originale lo rivelano molti fattori, uno su tutti il colore ambrato, che prende le distanze dal tipico nero degli amari industriali. Dal mese di agosto si producono circa 1000 bottiglie di amaro delle Egadi, che si trova principalmente nei negozi dell’isola, ma già dal prossimo anno aumenterà la produzione nonché la commercializzazione di questo prodotto. “L’amaro delle Egadi va bevuto così com’è, magari a fine pasto ed abbinandolo ad una tavoletta di cioccolato fondente extra – suggerisce Centonze -, riscaldandolo tra le mani sprigiona tutti i suoi profumi”.
E così, come nelle migliori storie, due mondi apparentemente lontani, l’enogastronomia e l’arte speziale, hanno trovato la propria sintesi ed il proprio punto d’incontro su un’isola del Mediterraneo, dentro una bottiglia.

 

Laura Di Trapani