Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 97 del 22/01/2009

L’EDITORIALE Vino, 2009 anno di rivoluzioni

22 Gennaio 2009
vino vino

L’EDITORIALE

Per colpa, o per merito, della crisi assisteremo a vendite, cessioni, acquisizioni come mai in passato. In Sicilia già le prime novità

Vino, 2009 anno
di rivoluzioni

 di Fabrizio Carrera

Il 2009 in Sicilia sarà l’anno dello shopping nel mondo del vino. Quasi come in una sorta di monopoli assisteremo a vendite, cessioni, acquisizioni come mai in passato.

Già in queste prime settimane registriamo ben tre notizie: il colosso Calatrasi a San Cipirello (in provincia di Palermo) con un nuovo ad che prelude all’ingresso – fino ad oggi non confermato – di nuovi soci, notizia già pubblicata da questo giornale on line; l’affidamento ai Tasca d’Almerita di una cantina giovane dalla storia antica come Sallier de la Tour a Camporeale, in provincia di Palermo (c’è un legame di parentela molto forte tra le due famiglie); l’acquisizione del relais di Sant’Anastasia a Castelbuono, sempre in provincia di Palermo, da parte di un importante gruppo alberghiero che apre la strada a una società che vedrà insieme i titolari degli hotel con la famiglia Lena che continuerà a gestire i vigneti. Due notizie quest’ultime i cui dettagli riferiamo in questo numero di Cronache di Gusto. E siamo solo all’inizio. Colpa (o merito) della crisi. Perché, come ci insegnano gli esperti, i momenti di difficoltà economica e finanziaria possono trasformarsi in opportunità. Il mondo del vino non potrà evitare di esserne coinvolto. È un settore dell’economia reale che riguarda un prodotto di largo consumo ma che rappresenta nel nostro immaginario qualcosa di edonistico e non per forza indispensabile per cui è probabile che l’onda lunga della crisi debba ancora arrivare in Italia (e soprattutto in Sicilia). Non c’è da gettare le spugna. Chi paga oggi ne è costretto per errori del recente passato. Le aziende tuttavia dovranno attrezzarsi per rivedere soprattutto le strategie commerciali senza tralasciare gli aspetti produttivi, perché la qualità non conosce scorciatoie o saldi di fine stagione e senza trascurare gli aspetti della comunicazione e del marketing (ma molte cantine continuano a snobbarli) perché oggi – è fuor di dubbio – sono vincenti quelle aziende che sanno comunicare e quelle etichette che hanno un forte appeal verso il consumatore finale e verso soprattutto quello evoluto che è disposto ancora a spendere qualche euro in più per concedersi un bicchiere di vino prezioso. E chi ha chiuso il fatturato con un «più» davanti alle percentuali deve almeno triplicarlo perché in questo momento il valore reale è davvero più alto di quello numerico. In Sicilia qualcuno può vantare questo risultato, qualche altro no. Le leggi del mercato sono spietate. Ed anche questo fermento imprenditoriale di acquisizioni e cessioni in Sicilia sono, tutto sommato, un segno di maturità. Qualche anno fa le cantine più note si limitavano ad acquistare un terreno con qualche rudere annesso, oggi effettuano operazioni economico-finanzarie come accade in tutto il resto del mondo e in tanti ambiti imprenditoriali. E forse questo è un segno di crescita.