Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 148 del 14/01/2010

L’INTERVISTA “Nulla sarà più come prima”

14 Gennaio 2010
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L’INTERVISTA

Il super manager di Duca di Salaparuta Filippo Cesarini Sforza tira le somme del 2009 e annuncia le strategie future. “Ora è necessario investire nel marketing come in cantina”. E lancia il Glicine rosso per contrastare il calo dei consumi pro capite e corteggiare i giovani

“Nulla sarà più
come prima”

Un 2009 che si chiude con un leggero dato positivo che vale tanto, considerato l’annus horribilis che ci lasciamo alle spalle. E poi nuove strategie commerciali, nuove filosofie produttive e nuove etichette. L’anno è appena iniziato e per la Duca di Salaparuta, colosso del vino siciliano, già da settimane si stanno fissando i paletti che tracceranno il solco su cui l’azienda, oggi controllata dalla Illva di Saronno (che è proprietaria anche della Florio), muoverà i passi.


E tra le novità che vedranno la luce nel 2010 c’è un Glicine rosso, nuova etichetta che si rivolge a un pubblico giovane. Dopo aver parlato con Filippo Cesarini Sforza, il super manager che si occupa di commercializzazione e marketing, una cosa è certa: nulla sarà più come prima, il 2009 ha lasciato il segno.
 
Come avete chiuso il 2009?
“Siamo cresciuti complessivamente alla voce fatturato quasi del 10 per cento. Grazie all’estero e ad uno sviluppo importantissimo nel normal trade. Non possiamo dire la stessa cosa nel settore della gdo, la grande distribuzione organizzata che invece ha visto una riconferma dei valori dell’anno precedente. Ma va bene così”.

E’ andata meglio all’estero?
“Sì”.

C’è un ragione?
“L’Italia ormai è un mercato estremamente saturo. Le quote sono ormai quelle, non ci sono spazi. E a fronte di tutto questo registriamo anche un calo dei consumi. Ormai siamo sotto i 40 litri pro capite. La causa è anche dovuta al grosso calo di vendite fuori casa nei ristoranti e nei wine bar”.

Però voi tutto sommato siete soddisfatti?
“Siamo soddisfatti perché non ci siamo lasciati coinvolgere dalla crisi. Abbiamo lanciato una serie di prodotti che sono andati molto bene. Nella fascia medio alta abbiamo sofferto perché la gente non spende più 20-25 euro per una bottiglia. Il lancio della linea Calanica sia bianco, Grillo e Chardonnay,
che rosso, Nero d’Avola e Merlot, ci ha consentito di entrare in una fascia di mercato meno aggresiva con prodotti interessanti, venduti sotto i 10 euro. E lì siamo andati molto bene. In più nella Gdo è andata bene la linea Corvo Terra Dei per occupare uno spazio, quello tra i 5 e i 7 euro che ormai vede partecipi quasi tutte le aziende di qualità italiane”.

Quale lezione ci ha insegnato il 2009?
“L’elemento caratterizzante del 2009 è che ormai le aziende vitivinicole devono saper parlare un linguaggio nuovo. Bisogna investire nella gestione della vigna, nell’affinamento, nella cantina, come è naturale. Ma è finita un’epoca, si è esaurita la spinta propulsiva. Oggi invece non va trascurato assolutamente il marketing, in un momento in cui la competizione è fortissima. Ripeto serve, un linguaggio nuovo, ormai è una priorità”.

Cambierà qualcosa nella vostra rete di vendita?
“Abbiamo creato la figura del brand ambassador, ovvero colui che assiste i clienti in tutte le manifestazioni e usando il linguaggio del cantiniere in una dinamica commerciale moderna. Questo incarico è stato affidato a Marcello La Monica. Abbiamo diviso l’Italia in due macroaree che gestisce 120 agenti. Per il Nord-Centro c’è Fabrizio Gardioll, per il Centro-Sud Fabio Nicolosi. In Sicilia c’è un nuovo capo area, Gaetano Di Giovanni”. 

Nuovi prodotti in vista per il 2010?
“Una linea di vini dove la cura nella produzione è altissima: uva raccolta a mano ecc. ecc., tutte attenzioni che già fanno parte della nostra azienda ma che vorremo comunicare al consumatore finale. E poi il lancio del Glicine rosso. Il bianco di questa tipologia ha fatto storia, ha segnato l’avvio di un modo diverso di bere, easy, giovane, immediato. Lo faremo anche con un rosso, facile e profumato”.

Il 2010 potrebbe anche diventare l’anno della Doc Sicilia. Siete favorevoli?
“Non siamo contrari però non credo che la Doc Sicilia potrà servire a modificare le considerazioni del consumatore finale sui vini siciliani”.

F.C.