Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 149 del 21/01/2010

IL MARCHIO Il pistacchio di Bronte è Dop

21 Gennaio 2010
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IL MARCHIO

Ottenuta l’iscrizione nel registro europeo. I produttori dovranno ora sottostare al piano di controllo approvato dal ministero

Il pistacchio
di Bronte è Dop

A sette mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del disciplinare di produzione, il “Pistacchio verde di Bronte” ha ora ottenuto l’iscrizione nel registro europeo delle Dop. In pratica adesso chi vuole pregiare il proprio prodotto del marchio “Pistacchio verde di Bronte Dop” dovrà assoggettarsi ad un rigido piano di controllo, approvato dal Ministero, a garanzia di qualità e originalità.


La “battaglia” per il riconoscimento della Dop ha, lo ricordiamo,  radici lontane. I produttori brontesi con l’associazione “le Sciare” già nel 2002 avevano presentato l’istanza al ministero delle Politiche Agricole. Presidente dell’associazione era allora Biagio Schilirò, lo stesso che oggi guida il Consorzio di tutela del pistacchio verde di Bronte. “Finalmente – dichiara Schilirò – dopo tante vicissitudini la Dop garantirà a pieno il nostro pistacchio dalle sofisticazioni. Da oggi in poi nessuno potrà utilizzare la dicitura Pistacchio di Bronte se il proprio prodotto non è certificato, neanche se è dimostrato che proviene da Bronte. È necessaria – conclude – la certificazione”.
Con questo riconoscimento europeo l’Italia non solo mantiene il suo primato, raggiungendo la cifra di 194 riconoscimenti fra Dop e Igp, ma si conferma, così come ha dichiarato in merito anche il ministro Luca Zaia, “il paese delle eccellenze e della tipicità”. Vale la pena ricordare che la Sicilia è l’unica regione italiana dove si produce il pistacchio, e Bronte, con i suoi oltre tremila ettari di coltura, ne rappresenta l’area di coltivazione principale (più dell’80% della superficie regionale) con una produzione dalle caratteristiche uniche che ne fanno un prodotto di nicchia di grande valore. A Bronte se ne raccolgono oltre 30 mila quintali. Una ricchezza di quasi 15 milioni di euro che rappresenta poco più dell’1% della produzione mondiale di pistacchi. Oggi, secondo i dati forniti dal Consorzio, i produttori, dopo aver a fatica coltivato per 2 anni le piante, vendono il pistacchio con il guscio più o meno a 9 euro e 50 al chilo. A comprarlo sono i commercianti che lo sgusciano e lo rivendono ad un prezzo che può variare dai 24 ai 30 euro. Una differenza che i produttori adesso sperano si assottigli anche perchè la certificazione avrà un costo.

Gianna Bozzali