Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 201 del 20/01/2011

LA CURIOSITA’ Attenti alla Cina

24 Gennaio 2011
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LA CURIOSITA’

Dall’Estremo Oriente si fa più agguerrita la concorrenza ai nostri vini. E Revue du Vin si prepara a un’edizione cinese

Attenti alla Cina

Cabernet Sauvignon di Shanxi, Merlot di Shandong, Bordeaux di Hebei: la concorrenza al Chianti e al Barbera viene dalla Cina.

Il Paese della Grande Muraglia sta imparando a fare il vino e presto bottiglie con le etichette Great Wall, Dynasty o Changyu potrebbero trovare un posto nelle enoteche dell’Occidente. Come ogni altro tipo di export dalla Cina, anche quello del vino marcia a passi da gigante: nel 2006 i cinesi non erano neanche tra i 10 maggiori produttori di vino del mondo ma entro la metà del prossimo decennio il vino di quel Paese batterà, quanto a quantità, quello australiano, con una produzione annuale destinata a salire da 72 milioni di casse a 128 milioni entro il 2014: le stime sono dell’International Wine and Spirits Research di Londra per la fiera di settore Vinexpo.
Finora il grosso di questa produzione è stata per consumo interno e ha una cattiva reputazione tra gli enofili ma, come sempre in Cina, basta cominciare per sfondare in tempi brevi il mercato. La vasta disponiblità di terreni per vigneti e la varietà di clima e topografia fanno della Cina «una potenziale superpotenza» nel settore della viticultura, ha scritto il quotidiano britannico Independent. Tra l’altro, a quanto pare, ai cinesi ricchi il vino piace moltissimo come hanno dimostrato le aste di questo fine settimana: a Hong Kong, che dopo Londra e New York è diventata il centro più importante per le vendite all’incanto, la collezione di bottiglie pregiate del compositore Andrew Lloyd Webber ha permesso di rastrellare 5,6 milioni di dollari contro la stima di 4,1 milioni.
Pensando ai nuovi enofili cinesi il gruppo francese Marie Claire sta per lanciare una edizione cinese di uno dei più illustri mensili di vini del mondo, Revue du Vin de France, mentre Dynasty Fine Wines, una dei maggiori produttori del Paese che è in parte controllata dal gigante del liquore francese Remy Cointreau, sta facendo shopping di vigneti: «Abbiamo visitato oltre venti fattorie e quelle in Francia e Australia sono ai primi posti sulla nostra lista delle aquisizioni», ha detto al China Daily il presidente Bai Zhisheng, con l’obiettivo di ottenere «la migliore qualità del vecchio mondo e la scala di produzione del nuovo mondo».
La Cina non è d’altra parte il solo Paese delle ‘nuove Latitudini’ che si è buttato nella vinicultura: la sfida al Chianti oggi viene anche dallo Shiraz di Bangalore, dal Cabernet del Brasile o dal Chenin thailandese: vini favoriti dal cambiamento climatico su cui si sono buttati con entusiasmo i grandi operatori del settore: da LVMH Luis Vuitton Moet Hennessy a Pernod Ricard e Veuve Cliquot Ponsardin, producendo nel terzo mondo bottiglie che potrebbero presto far concorrenza a Francia, Italia e Usa.