Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 202 del 27/01/2011

L’INTERVISTA “Un catarratto tanto per cominciare”

27 Gennaio 2011
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L’INTERVISTA

I consigli di Laura Orsi, miglior enologo secondo la Guida del Giornale di Sicilia, per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo del vino: “Meglio iniziare dopo i 16 anni e non certo con un Brunello di Montalcino…”

“Un catarratto
tanto per cominciare”

E’ possibile fare apprezzare il vino ai giovani? E quali caratteristiche  deve avere per incontrare il gusto di chi lo consuma per la prima volta? Lo abbiamo chiesto a Laura Orsi vincitrice, nella scorsa manifestazione guida del giornale di Sicilia, del superpremio miglior enologo e da sei anni winemaker della storica azienda Tasca d’Almerita.

 

Che consigli darebbe  ad un giovane che  vuole approcciarsi  alla cultura del vino?
A chi si avvicina al vino per la prima volta gli consiglierei di cominciare con un vino bianco od un rosato profumato e fresco che richiama al bere, non darei certo un Brunello di Montalcino.  I vini profumati, secondo me, si avvicinano alla tipologia delle bevande preferite dai giovani, mi riferisco alle bibite al gusto di cola, di arancia o di limone, quindi proporrei un vino con un bel timbro caratteristico, come per esempio  il catarratto che ricorda l’aroma  di pompelmo: questi vini mantengono una freschezza ed un profumo tale da intrigare il pubblico giovanile. E comunque desidero ricordare ai giovani  che è possibile cominciare a bere vino solo e soltanto dopo i sedici anni, prima di quell’età il nostro fegato non è ancora in grado di metabolizzare l’alcool quindi è opportuno attendere l’età giusta.

Nel corso della manifestazione si è detto più volte che il consumo di vino in Sicilia è molto limitato, soprattutto tra i giovani, perché secondo Lei?
Credo ci sia perlopiù una scarsa abitudine nel bere vino, nonostante il vino faccia parte della tradizione e cultura siciliana. I ragazzi bevono, ma preferiscono bevande superalcoliche al vino. Tuttavia per troppo tempo i vini siciliani sono stati quasi dei mangi e bevi: troppo impegnativi e robusti per piacere ad un pubblico giovane, ma oggi non è più così. E comunque in questo ultimo periodo vi è una cattiva campagna, quasi demonizzante, nei confronti del vino che non ne aiuta sicuramente il consumo.

Perché, invece, si dovrebbe bere vino?
Perché fa bene. Non molto tempo fa si è scoperto che il vino contiene il resveratrolo, una sostanza polifenolica  favorevole alla circolazione sanguigna. Un pasto accompagnato da un buon bicchiere di vino è un contributo alla salute. E poi perché è una bevanda affascinante: il vino non è, come dire, fatto a tavolino come lo può essere l’aranciata o la cola che sono una composizione ottenuta dalla somma di una serie di ingredienti. Il vino ha una personalità, ci parla del territorio, del clima, della gente che lo ha prodotto: è il risultato di un processo estremamente complesso. 

Consiglierebbe ad un giovane  di dedicarsi agli studi enologici?
Sì certo, è un settore che dà grande emozioni e soddisfazioni

Come scegliere una bottiglia di vino?
Dipende da quello che si desidera mangiare. Lo spumante secco va in genere con tutti gli antipasti, il vino bianco va normalmente su portate di pesce o con piatti leggeri, mentre il vino rosso, se leggero, va bene con i piatti preparati con sughi leggeri o con verdure; se corposo, e quindi ben strutturato e invecchiato, si abbina bene con piatti più importanti come potrebbe essere uno stracotto  di carne; per cui in Piemonte per esempio consiglierei un Barolo, in Sicilia un nero d’Avola, come il nostro Rosso del Conte. Il rosato può andare con i piatti dove solitamente serviamo un bianco; è ideale con la pizza. In linea di massima questa è la regola, ma poi la scelta dipende da tanti altri fattori:  per esempio con dei ravioli al formaggio solitamente abbinerei un rosso, ma se al piatto aggiungo qualcosa di fresco come potrebbe essere qualche fogliolina di menta, allora preferisco bere un bianco. Mi raccomando con il dolce perché qui sbagliano in molti: con i dolci si beve sempre un vino dolce, quindi un passito o uno spumante purché dolce.  Ci sono passiti come quello di Pantelleria o il nostro Capofaro di Salina che, anche se dolci, mantengono una buona acidità per cui chi li beve avverte sì la dolcezza, ma sente anche una certa freschezza che va a pulire la dolcezza per esempio di una cassata siciliana.
Il prezzo medio dei vini premiati è di circa 6/7 euro, bisogna diffidare dai vini che hanno un prezzo decisamente inferiore?
Sì, e comunque non scendere mai al di sotto dei 5 euro.  Come si è detto al convegno: bere in Sicilia si può senza svenarsi!

Tre termini per definire il vino ideale
Il vino ideale deve essere emozionante, equilibrato e deve avere  un’identità

Il superpremio miglior enologo è un bel riconoscimento, ma quale vittoria intende conseguire Laura Orsi nel prossimo futuro?
Un bel riconoscimento che non mi aspettavo e che desidero condividere con coloro che hanno permesso questo successo ossia Salvatore Guarino di Valledolmo, responsabile della cantina,  Gianfranco Lombardo, agronomo, Salvatore Triffiletti, responsabile imbottigliamento e Michele Di Salvo, responsabile laboratorio. In questo momento sto affrontando una grande sfida: il Nerello Mascalese. E’ una varietà molto diversa  da quelle che abbiamo lavorato fino ad ora a Tasca d‘Almerita.  Non è una varietà morbida, suadente e setosa, ma è bella tannica e difficile. Si avvicina più, forse, ai Dolcetti, ai Nebbioli del Piemonte quindi sono varietà che vogliono tanti anni di maturazione in bottiglia: spero di fare un grande Etna.

Anna Casisa