Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 18 del 19/07/2007

L’INTERVISTA: Sos da Pantelleria

18 Luglio 2007
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    L'INTERVISTA

Il neopresidente del Consorzio per la valorizzazione delle Doc pantesche, Pippo Lo Re: «Così risaliremo la china della crisi». In venticinque anni la produzione si è ridotta a un sesto

Sos da Pantelleria

«Venticinque anni fa Pantelleria produceva 240 mila chili di uva, oggi siamo a quota 40 mila: se questo trend non viene interrotto immediatamente c’è il rischio che nel giro di dieci-quindici anni i vigneti spariscano dall’isola».


pippo_lo_re.jpgPippo Lo Re è presidente del Consorzio volontario per la tutela e la valorizzazione dei vini Doc panteschi solo da pochi giorni, ma ha già le idee chiare sulle priorità della sua azione: «Da alcuni anni – afferma – c’è una tendenza a ridurre la produzione. Negli anni Ottanta le nostre uve si usavano anche per tagliare gli spumanti piemontesi, adesso è difficile». C’è un problema ambientale, ma non solo: «Pantelleria – spiega Lo Re – è tutta terrazzata, c’è un’attività manuale enorme. Ogni persona anziana che lascia il vigneto perché non ce la fa più difficilmente trova un giovane che fa lo stesso tipo di lavoro. Ma a Pantelleria si sta sviluppando anche un certo tipo di turismo che coopta la manodopera: meglio gestire un bar che lavorare nelle vigne, nelle terre intrise di sudore».
Quella che si annuncia potrebbe essere una rivoluzione. Negativa, dice Lo Re: «Nelle vecchie foto di Pantelleria – chiarisce – c’erano distese sterminate di vigneti. Non è solo questione di cuore, ma anche di business: nell’immaginario Pantelleria è legata al moscato come il Sahara è legato alle oasi, se le cantine diventano resort per seguire l’onda del turismo e il moscato non c’è più che si fa?».
Già, che si fa. Un’idea Lo Re ce l’avrebbe. «Bisogna realizzare progetti per spostare il contributo del consorzio dalla commercializzazione alla produzione. Tradotto significa coagulare i coltivatori affittando o conducendo direttamente i vigneti e aiutare i produttori dal punto di vista economico». Per farlo, il consorzio può contare al momento sulle quote versate dai soci – sono cinque, Pellegrino, Miceli, Murana, Case di pietra ed Enopolio, ma con l’80 per cento della produzione – ma lancia anche un appello: «Bisogna lavorare con le istituzioni, dal Comune alla Regione fino all’Unione europea, perché ognuno faccia la propria parte». Attenzione: qui non si cercano finanziamenti. «Non siamo a caccia di contributi – specifica Lo Re – Chiediamo solo di ragionare con noi sul rilancio. Aiutando i produttori, ma anche coinvolgendo le università, magari ospitando sull’isola agronomi per studiare la nostra produzione. E poi, è chiaro, prendere anche terrazzamenti da condurre direttamente come consorzio. Ma lo so, non è facile, al Sud siamo tutti un po’ più individualisti. Il punto, però, è che noi abbiamo una Ferrari con poca benzina». Una Ferrari che magari potrebbe correre per puntare alla Docg: «No, assolutamente no – taglia corto Lo Re – Fra Pantelleria e moscato c’è una simbiosi tale che la Doc è la denominazione di qualità migliore».

Claudio Reale