Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 70 del 17/07/2008

L’INCHIESTA Supermercati, buoni ma non per tutto

16 Luglio 2008
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    L’INCHIESTA

L’80 per cento degli italiani dichiara di fare la spesa nelle grandi catene. Slow Food: “Attenti alla qualità, bisogna leggere bene le etichette”
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Supermercati,
buoni ma
non per tutto

Sono la sintesi perfetta del tutto, velocemente e subito che caratterizza l’era del consumismo. I supermercati, luoghi di persuasione occulta, rappresentano il regno dello shopping gastronomico, ricchi come sono di suggestioni che inducono a ritenere indispensabile per la felicità della nostra dispensa ciò che davvero non lo è.

Che siano hard o iper, sono la prima scelta in fatto di acquisti, con oltre l’80% dei consumatori che dichiara di fare la spesa al supermercato. Molteplicità di proposte, scaffali stracolmi di tutte le prelibatezze, prodotti industriali o freschi, le super offerte del mese o della settimana che lasciano credere che i prezzi di tutti i prodotti in vendita siano vantaggiosi, sono senz’altro gli elementi del successo delle grandi catene. Ma spesso nei nostri carrelli manca un ingrediente fondamentale: la qualità.
“Per molti supermercati qualità vuol dire offrire grandi marche, ma non è questa l’idea di Slow Food”, dice Tommaso Venturini, ricercatore post doc presso l’Università di Bologna e collaboratore del centro studi di Slow Food. “I prodotti per essere di qualità devono essere buoni, puliti e giusti: buoni dal punto di vista organolettico e sensoriale, puliti perché sostenibili dal punto di vista ambientale e giusti perché rispettano produttore e consumatore. I supermercati non rispettano venturini.jpgquasi mai questi tre principi – spiega Venturini – ma, piuttosto, basano la loro attività sulla concorrenza di prezzo. I prodotti buoni, puliti e giusti spesso coincidono con quelli tradizionali dei vari territori e questo tipo di qualità, a parte qualche sporadico tentativo, nei banchi dei supermercati non c’è quasi mai”.
Naturalmente ciò non significa che tutto ciò che si compra al supermercato non sia di buona qualità. “Bisogna fare alcune distinzioni – precisa – come nel caso dei prodotti industriali e di quelli freschi. La pasta di grano duro, ad esempio, è un prodotto industriale e nelle grandi catene è possibile trovare marche abbastanza buone. Un po’ più difficile, invece, è parlare di qualità per i prodotti freschi o per i latticini”.
L’ideale per una spesa di qualità sarebbe quello di “utilizzare il meno possibile la grande distribuzione e fare acquisti in modo locale e diretto, meglio da piccoli produttori o in botteghe che acquistano la merce dai piccoli distributori”. Ma se proprio non si può fare a meno del supermercato, allora è opportuno adottare qualche piccolo accorgimento. “Bisogna fare uno sforzo in termini di informazione e conoscenza – dice Venturini – e scegliere ad esempio salumi senza sostanze chimiche o formaggi a latte crudo che sono già un indice di migliore qualità. Imparare a leggere le etichette può mettere sulla buona strada, ma anche degustare con attenzione e comparare i prodotti può darci indicazioni utili, ricordando che tanto più un prodotto è tradizionale, tanto più è elevata la qualità. E per l’ortofrutta – conclude – l’ideale sarebbe fare un piccolo sforzo settimanale per acquistarla dai produttori, magari in gruppi d’acquisto o nei farmers market che diventano sempre più numerosi”.

Clara Minissale