Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 72 del 31/07/2008

LA CURIOSITÀ “Normale a chi?”

30 Luglio 2008
cappellohp_72.jpg cappellohp_72.jpg

    LA CURIOSITÀ

cappellohp_72.jpgUna carrellata dei 10 ristornati più strani del mondo, in una classifica preparata dalla rivista americana “Forbes”. Dai menu afrodisiaci a quelli fetish, passando per un pranzo sospeso a 22 metri d'altezza

“Normale a chi?”

Per quanto riguarda la ristorazione siamo davvero alla frutta? A dare uno sguardo in giro per il globo, terrestre e multimediale, si direbbe di no: anzi pare che la sete e la fame di originalità e stranezze in campo culinario non accenni ad arrestare la sua frenetica e competitiva corsa, tanto da “costringere” i redattori di Forbes – la nota rivista statunitense di economia e finanza – a stilare una classifica dei 10 ristoranti più insoliti del mondo.

Outsider della chart, ma riteniamo degno di citazione, è il Goulizhuang di Pechino. Der Spiegel scrive: “I cinesi mangiano qualunque cosa abbia quattro gambe, eccetto i tavoli, e qualunque cosa voli, eccetto gli aeroplani” e consultando l’afrodisiaco menu – effetto garantito da Mr. Gou, proprietario del Goulizhuang ed esperto di medicina cinese antica – non si stenta a crederlo. Agli amanti del fetish food peni di yak, sangue di cervo e vodka, testicoli di pecora al curry e altre parti intime accuratamente selezionate di serpenti, cavalli, levrieri russi, gabbiani e anatre. Nancy, la nutrizionista del locale, spiega che questi cibi sono in grado di donare una sferzata di vitalità alla libido dei clienti che, un po’ per gioco e un po’ per curiosità, accorrono numerosi per gustare le suddette specialità. L’atmosfera del ristorante è molto tradizionale: “Poche le donne che lo frequentano – dice Gou – e molti i facoltosi uomini d’affari e spavaldi funzionari governativi pronti a far sfoggio della loro ricchezza e del loro potere”. De gustibus!
dinner_in_the_sky72.jpgChi soffre di vertigini e ama fare “piedino” al commensale a lui/lei opposto, dovrà rinunciare alle cene d’alta quota e con prezzi alle stelle del primo protagonista della classifica di Forbes: parliamo di Dinner in the sky, (www.dinnerinthesky.com) un “ristorante” su una piattaforma – 9 metri di lunghezza e 5 di larghezza – sostenuta da una gru a 50 metri d’altezza e capace di ospitare 22 clienti temerari disposti a cerchio in un tavolo elegantemente imbandito. Lo staff di 4 persone (uno chef, due camerieri ed un sommelier) è posto al centro della struttura mentre, su una piattaforma adiacente, un pianista ed un violinista scandiscono le vostre portate al dolce suono di note distensive; altrettanto rilassanti sono le comode poltrone dotate di imbracature di sicurezza da formula uno. Impossibile usufruire “in volo” di una toilette ma, per qualsiasi tipo di emergenza, si potrà tornare a terra in appena 12 minuti. Le cene hanno una durata di 4 ore circa, salvo incidenti. Il catering varia in base alle scelte del richiedente per un costo che si aggira intorno ai 12 mila euro.
La bizzarra iniziativa è disponibile in 16 paesi nel mondo: Belgio, Paesi Bassi, Germania, Ungheria, Slovacchia, Emirati Arabi, Turchia, Sud Africa, Australia, Canada, Bulgaria, Spagna, India, Italia, Danimarca e Stati Uniti.
Di carattere sociale è il Dans Le Noir (www.danslenoir.com). Il suo sito internet è aperto da una massima di William Shakespeare “There is no darkness but ignorance”, perché la particolarità di questo ristorante parigino – con sede anche a Mosca, Londra e Varsavia – è quella di far cenare i propri clienti nella totale oscurità serviti da uno staff di non vedenti. All’interno del locale telefoni, accendini, o qualunque altro genere di oggetto in grado di produrre fonti luminose sono keep out: secondo i fondatori Etienne Boisrond e Edouard de Broglie il fine è quello di spiegare a soggetti “normodotati” cosa significhi vivere da non vedenti. Da qui la valorizzazione dei restanti quattro sensi: tatto, udito, ma soprattutto olfatto e gusto. Quattro le tipologie di menu: Rosso, per i patiti delle carni, Blu per gli amanti dei prodotti del mare, Verde per i vegetariani integralisti e Bianco o Menu a Sorpresa (un primo, un secondo e un dolce) per una spesa media di 40 euro a persona. Tra le numerose iniziative del locale dans_le_noir72.jpganche le “letture al buio” recitate leggendo in Braille, degustazione di formaggi e corsi di enologia tutti rigorosamente alla cieca.
La follia di questa idea è stata tanto vincente da permettere di devolvere il 10% dei proventi del ristorante a favore di associazioni per non vedenti.
Spagna. Sei mesi sabbatici, da ottobre a marzo, per meditare nel suo laboratorio “El Taller” di Barcellona sulla creatività dei piatti – che variano di anno in anno – e scienza in cucina per Ferran Adrià ed il suo El Bulli (www.elbulli.com) di Roses in Costa Brava. Il sito internet del ristorante è avveniristico; 3 stelle Michelin per tre anni consecutivi dal 2006 a oggi, frequentemente accostato alla gastronomia molecolare – dottrina che studia le trasformazioni degli alimenti durante la loro preparazione – insieme al collega Heston Blumenthal, il “Dalì dei fornelli” Adrià compone sorprendenti e deliziosi contrasti di colori, temperature e sapori: ed ecco nascere chips di patate con anice stellato, sashimi caldo con aragosta e wasabi, sardine al ribes nero ed eucalipto, tocchetto di fegato d’oca caldo con caviale di pesca, cavolo rosso con lenticchie di prosciutto iberico. La selezione dei vini, frutto di un accurato ed instancabile lavoro di ricerca, farebbe morire d’invidia qualsiasi intenditore: circa 1600 prestigiose etichette provenienti da tutto il mondo. Questa è la filosofia de El Bulli, secondo la quale “La cucina è un linguaggio da cui si può esprimere armonia, creatività, felicità, bellezza, poesia, complicità, humor, provocazione e cultura”. Filosofia culinaria che sarà tramandata a pochi eletti quando, il prossimo novembre 2008, Adrià darà il suo addio alle cucine: già previsto, fino a quella data, il tutto esaurito malgrado il costo a pasto non sia mai inferiore ai 300 euro a persona.

Marina V. Carrera

(1. continua)