Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 121 del 09/07/2009

IL DIBATTITO Doc Sicilia, un passo avanti

09 Luglio 2009
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IL DIBATTITO

Incontro sulla denominazione unica organizzato da Regione e Irvv. Le istituzioni: “È uno strumento che può essere utile ai produttori ma resti alta la qualità”

Doc Sicilia,
un passo avanti

La Doc Sicilia fa un passo avanti, in attesa di quello definitivo. Gli stati generali del vino, chiamati dall’assessorato regionale all’Agricoltura e dall’Istituto della Vite e del Vino, si sono dati appuntamenti nella sala gialla dell’Ars per fare il punto sulla situazione.

Un nuovo incontro per decidere la strada da intraprendere fra dubbi e certezze. A fare gli onori di casa Leonardo Agueci e Dario Cartabellotta, presidente e direttore dell’Irvv, Sara Barresi, direttore dell’assessorato, il funzionario dello stesso ufficio, Giuseppe Bursi.
Il punto sembra non essere più se fare o meno la Doc unica, ma il “come” vada fatta, che paletti vanno posti all’imbottigliamento oltre i confini regionali? Agueci prende come punto di riferimento l’eccellenza: punto di arrivo e di partenza. “Le deroghe previste dalle leggi – ha detto – non ci devono allontanare dalla strada maestra che ci porta alla qualità”. Sulla stessa lunghezza d’onda Sara Barresi: “Oggi le Doc rappresentano solo quattro per cento dell’imbottigliato siciliano. Si deve fare di più e fare in modo che tutto sia eccellenza. Le divergenze fra le varie posizioni in campo si possono superare”.
Delle possibilità in arrivo dalla riforma Ocm vino ha parlato Cartabellotta: “Le Organizzazioni comuni di mercato aprono la possibilità di fare promozione nei Paesi terzi, cioè quelli non europei. Il vino siciliano è all’inizio di una nuova fase e la Doc deve essere vista come uno strumento a servizio dei produttori”.
Giuseppe Bursi ha fatto riferimento ai vantaggi della Doc Sicilia: “Innanzitutto il brand: quello ‘Sicilia’ è più spendibile rispetto ad altre realtà meno conosciute; e poi c’è l’aspetto dei controlli. Sull’Igt non è previsto nessun tipo di controllo, per la Doc sì. In Sicilia la certificazione la farà l’Istituto Vite e Vino, esempio unico in Italia”. E poi dal funzionario è arrivata una richiesta diretta ai produttori: “Non abbiate preconcetti”.
Un invito accolto da Nino Inzirillo, presidente della Cantina sociale Alto Belìce: “A volte le novità fanno paura ma questa novità farà bene alla viticoltura siciliana”. Giacomo Rallo, patron di Donnafugata, lancia un appello ai suoi colleghi: “Sono gli imprenditori che si devono rimboccare le maniche e la politica deve inventare delle soluzioni. Serve una ‘politica creativa’ per far qualcosa per il vino siciliano che in questo momento non ha mercato. Ma siamo noi che da viticultori dobbiamo trasformarci in imprenditori”.
La voce contro è quella di Marilena Barbera, Cantine Barbera di Menfi: “Non sono d’accordo con la Doc Sicilia perché le si chiedono due miracoli: risolvere i problemi del mercato e quelli della cooperazione. Un progetto difficile da realizzare. Le piccole aziende devono chiedere una Doc più forte della igt, mentre adesso sono troppo pochi i paletti posti alla nuova denominazione unica”. E ancora: “È come se uno stesso prodotto venisse vestito in modo diverso. Ma il mercato non è stupido”.
Da Giancarlo Conte, produttore di grappe nel Trapanese e vicepresidente dell’Irvv, un riferimento alla politica: “Non ho mai visto prendere una posizione alla Sicilia. Non ho mai visto i politici che si battono per qualcosa. Dai nostri politici non è stata difesa nessuna posizione”.
L’appuntamento è rimandato a un nuovo incontro proprio all’Istituto Vite e Vino. Ma il tempo è sempre meno. Per la Doc Sicilia l’ultima chiamata è il 31 luglio.
 

Annalisa Ricciardi
Marco Volpe