Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 174 del 15/07/2010

IL PERSONAGGIO La filosofia di Milazzo

15 Luglio 2010
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IL PERSONAGGIO

A Campobello di Licata nell’Agrigentino il signore degli spumanti. Ed ecco il suo “Federico II Rex Siciliae” nel quale racchiude il suo credo: metodo classico e tanta cura per tutta la filiera

La filosofia
di Milazzo

Si dice che cane e padrone si assomiglino. In questo caso a somigliarsi sono un produttore e il suo spumante. Entrambi veraci, genuini, diretti, invecchiati ma al punto giusto, quello in cui si esprime il meglio. Entrambi di Campobello di Licata, nell’Agrigentino. Giuseppe Milazzo è un produttore sui generis.

Uno che non si preoccupa di parlare come mangia e come beve, cioè in dialetto, anche se si trova di fronte a un tavolo di giornalisti sconosciuti. Produce vini, ma è ancora più famoso per i suoi spumanti, tanto che alcuni lo considerano come il maggior produttore di bollicine del Centro e del Sud Italia. Quello che lo rende diverso è la ricerca di sincerità nel suo lavoro. Niente metodo Charmat per far fermentare gli spumanti, ma solo metodo classico: «Che spumante può venir fuori da una fermentazione accelerata!», risponde Milazzo quando gli si chiede il perché, aggiungendo che per fare il metodo classico «ci vuole molta esperienza» e per fare uno spumante di qualità occorre anche capire su quale tipo di terreno l’uva a bacca bianca può esprimersi meglio. Così, in una particella di terreno argillosa su matrice calcarea poco profonda, ottiene ad esempio il suo “Federico II Rex Siciliae”, un blend di Chardonnay e Pinot Bianco. Colore verde paglierino, perlage finissimo e persistente, tenore alcolico di 12,5%, il Federico II viene invecchiato per almeno 5 anni. Lo vende a 24 euro oltre Iva alle cantine, curando tutta la filiera, trasporto incluso. Per l’occasione Milazzo ne ha portato uno che risale al 2001.
Tutti i dettagli, nei vini Milazzo, sono curatissimi e le bottiglie sono già dei piccoli gioielli con medagliette impresse sull’etichetta e con turaccioli che hanno la parte terminale (quella all’interno della bottiglia) ricoperta di un leggero strato di silicone, in modo da chiudere ermeticamente, non avere cessioni nei confronti del vino o dello spumante ed evitare che sappia di tappo.
L’azienda Milazzo produce ogni anno circa 38 mila bottiglie di spumante, poco più di un decimo dell’intera produzione composta in tutto da 21 etichette e 73 ettari di vigneto biologico. Circa il 20% viene venduto all’estero e «vendiamo più spumante in Francia che in Italia», afferma con una punta d’orgoglio il titolare. Non vende più, però, in America «perché per piccoli quantitativi non è conveniente» e perché al signor Milazzo piace rimanere in contatto costante con i propri clienti. A volte prende l’auto e parte dalla sua Campobello di Licata fino in Francia o in Germania. Ma l’aereo non lo prende molto volentieri…
Una realtà che quest’anno non ha conosciuto crisi, anzi: «Quest’anno – afferma Milazzo – le vendite stanno crescendo del 2-3% in più rispetto agli anni buoni». E questo è anche un anno di sperimentazioni: «Stiamo provando a realizzare un vino frizzante senza l’aggiunta di liqueur d’expédition».

Salvo Butera