Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 59 del 01/05/2008

IL PRODOTTO Accipicchia che lenticchia

30 Aprile 2008
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    IL PRODOTTO

A Villalba, in provincia di Caltanissetta, undici giovani agricoltori hanno costituito un Consorzio per lenticchie_hp_59.jpgla tutela del legume. “Esportiamo in Liguria e Piemonte”. E ora c’è anche un marchio

Accipicchia
che lenticchia

Per decenni sulla sua coltivazione è stata incentrata l’economia di un vasto territorio. Oggi, a recuperare e tutelare questo prodotto agroalimentare tradizionale, riconosciuto dalla Regione siciliana e dal ministero delle Politiche agricole, ci pensano undici giovani agricoltori che fanno parte del Consorzio per la tutela della lenticchia di Villalba.

Le origini della sua coltivazione nel comune del nisseno che si trova a seicento metri sul livello del mare, risalgono agli inizi del XIX secolo con un periodo di massima espansione della coltura tra il 1930 e gli anni Sessanta, durante il quale è stata commercializzata anche all’estero (America, Olanda, Germania, Francia). La produzione però, a causa degli alti costi della manodopera, negli anni si è ridotta drasticamente, fino ad arrivare a quantitativi per il solo uso familiare.
L’inversione di tendenza è iniziata un paio d’anni fa, quando ha preso il via l’attività del Consorzio. “Oggi la nostra produzione oscilla fra i 350 e i 400 quintali all’anno – dice Giuseppe Zaffuto, agronomo, a capo del Consorzio – e quindi riusciamo a coprire solo un mercato di nicchia, ma il nostro obiettivo è quello di aumentare la produzione nei prossimi tre anni, arrivando a due mila quintali per poi esportare la lenticchia anche in quei paesi esteri che la conoscevano e la apprezzavano molto”.
Attualmente la lenticchia di Villalba è possibile acquistarla soprattutto in Sicilia, ma trova un mercato favorevole anche in alcuni comuni del nord Italia con una forte presenza di siciliani: “La vendiamo molto in Liguria – racconta Zaffuto – nel torinese, nella zona di Como e Cuneo, dove ci sono ‘colonie’ di emigrati che ne ricordano bene il gusto ed hanno il piacere di riassaporarlo anche lontano da casa”.
lenticchie_soci_59.jpgQuesta lenticchia appartiene alla classe supergigante con un diametro del seme che raggiunge gli otto millimetri e nessuno altro ecotipo o altra varietà coltivata raggiunge le sue dimensioni. È di colore verde e i semi hanno una forma schiacciata, quasi piatta. Ha la particolarità di essere molto gustosa, di non sfaldarsi durante la cottura e a tavola viene utilizzata lessata da sola o abbinata ad altri ortaggi, preferibilmente legumi, per la preparazione di minestroni. Viene anche abbinata a primi piatti a base di pasta e riso e, a volte, è usata come contorno da accompagnare a vari tipi i carne.
“Lo scopo del Consorzio – continua Zaffuto – è quello di darsi un rigido disciplinare che riprenda le tecniche di raccolta e produzione utilizzate negli anni 50. Questa leguminosa ha caratteristiche di sapidità di vero pregio che necessitano una tutela specifica. Intanto, per mantenere il pigmento verde, deve essere raccolta prima che secchi, e poi alcune operazioni, come ad esempio la mietitrebbiatura, non possono e non devono essere meccanizzate, altrimenti si perdono le caratteristiche organolettiche del prodotto. In questo modo riusciamo ad ottenere un legume pregiato che è commercializzabile ad un prezzo che oscilla tra i quattro ed i cinque euro al chilo. Il Consorzio, inoltre – aggiunge Zaffuto – ha già realizzato un marchio che è in fase di registrazione e stiamo cercando di ottenere la denominazione di origine controllata e protetta. Inoltre, entro il 2012, vogliamo riprendere le esportazioni nei mercati esteri allargando i terreni di produzione e creando anche una banca del seme per fornire questo ecotipo a tutti gli agricoltori che vogliono associarsi a noi”.

Clara Minissale