Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 113 del 14/05/2009

VIVERE DI VINO Il toscano tutto Sicilia e Champagne

14 Maggio 2009
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VIVERE DI VINO

Stefano Chioccioli, enologo racconta la sua passione per le bollicine francesi dell’annata ’96. “L’Isola? Dobbiamo avere pazienza, l’unica cosa che le manca è il tempo”alt

Il toscano
tutto Sicilia
e Champagne

Un toscano innamorato dello Champagne e pronto a scommettere sulla Sicilia del vino. Stefano Chioccioli, cinquantuno anni, carattere riservato. fiorentino di nascita ed enologo per scelta, tanto appassionato del suo lavoro da aver portato sulle sue orme anche il figlio Niccolò, ventiquattrenne, che ha concluso quindici giorni fa la scuola enologica.


Chioccioli, oltre ad una serie di consulenze in giro per l’Europa, ha iniziato nel 2007 anche l’avventura nell’azienda di Salvatore Ajello di Mazara del Vallo (Trapani), e prima ancora con Feudo Santa Tresa, nel Ragusano.

Da dove viene la passione per il vino e la scelta di fare il wine maker?
“Wine maker è un’espressione che abbiamo preso in prestito dall’inglese. Io sono per prima cosa un agronomo e poi un enologo. La mia scelta nasce da una consapevolezza, dal fatto che l’enologia, attraverso il vino, possa esprimere come poche altre cose un territorio”.

E in Sicilia che tipo di esperienza sta portando avanti?
“Sono qui dal 2001, anche se continuo ad avere consulenze anche con molte altre aziende. La novità di quest’anno è un rosato”.

Perché il rosato?
“Per valorizzare alcune uve a bacca rossa che magari trovavano poco spazio nella realizzazione di rossi con una maggiore struttura. E poi per aumentare l’offerta”.

Torniamo alla Sicilia del vino.
“Lavoro e tenacia sono due sostantivi che si adattano bene all’Isola. La Sicilia è un territorio vocato a 360 gradi che ha subito, in positivo, grandi cambiamenti orografici ed evoluzioni del territorio”.

Ma non sono tutte rose e fiori.
“Certamente no, ci sono ancora grandi potenzialità inespresse. Ma se pensiamo a quando vitigni come Cataratto e Inzolia venivano mortificati, possiamo dire che strada ne è stata fatta tanta”.

Cosa manca ancora?alt
“Il tempo ma bisogna essere pazienti”.

L’argomento più caldo del momento è la Doc Sicilia. Che ne pensa?
“È un argomento complesso. Creare una denominazione unica può essere risolutivo per sciogliere i nodi relativi all’imbottigliamento lontano dalla regione. Ma i piccoli produttori e i piccoli territori rischiano di subire danni pesanti, con il rischio di una pericolosa omologazione”.

C’è una strada alternativa?
“Preferisco le piccole Doc. La forza di un territorio, e della Sicilia in particolare, sono le diversità, le tante identità. Vedo bene una Doc unica solo se sarà d’aiuto a volare ma non deve diventare uno svantaggio per qualche categoria”.

Confessi l’amore per un vino.
“Da enologo amo i grandi rossi, soprattutto Bordolese. Da uomo sono un grande amante dello Champagne, annate ’96 delle piccole maison. Grande annata il 1996”.

Marco Volpe