Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 115 del 28/05/2009

L’INTERVISTA Franciacorta, voglia di qualità

28 Maggio 2009
Zanella_Maurizio Zanella_Maurizio

L’INTERVISTA

Il nuovo presidente del Consorzio Maurizio Zanella: “Vogliamo far diventare le nostre bollicine più buone di quelle francesi. Il prossimo obiettivo? Più spazio alla ricerca e un direttore-manager”

Franciacorta,
sfida
allo champagne

Ha un pensiero fisso Maurizio Zanella, il patron di Cà del Bosco da pochi giorni presidente del Consorzio di Franciacorta: alzare l’asticella della qualità dei vini.

Fresco di elezione, Zanella guarda al futuro forte di numeri che lo incoraggiano ad andare avanti.
Coltivando un’ambizione per niente nascosta: quella di far diventare le bollicine di quest’area del Bresciano più buone e più esclusive di quelle prodotte in Francia, nella Champagne.

Caspita, non male come obiettivo. Quindi lo champagne come vostro competitor?
«No, non possiamo fare una competizione con loro. Noi produciamo 10 milioni di bottiglie, loro 330, noi potremo arrivare forse a venti, loro, ampliando l’area di produzione, come già stanno facendo, potranno arrivare a 400 milioni. Però sul versante della qualità ce la giochiamo tutta. Franciacorta è un’area più piccola e quindi più esclusiva ma, in futuro, diventerà anche più buona. Naturalmente bisogna crederci».

Come?
«Consolidare il posizionamento sotto il profilo della qualità è il nostro primo obiettivo. Anche perché se aumenta la qualità, la crescita dovrebbe venir su da sola. Con appena duemila ettari non c’è il problema di dover affrontare la crescita quantitativa a tutti i costi. Non dobbiamo avere l’ansia da prestazione numerica. Ma vorrei che tutti avessero l’ansia da prestazione qualitativa».

Che significa per lei assumere il ruolo di presidente di Franciacorta?
«Una certa responsabilità e la consapevolezza di dover dare al territorio quanto meno quanto ho dato alla mia azienda. Cioè parecchio. Ci sono aspettative che non posso tradire».

Ci faccia un esempio.
«L’enologia italiana e quindi quella della Franciacorta è giovane. In virtù della giovane età siamo tutti debuttanti. Pertanto è necessario fare un discorso di crescita serio: quindi ricerca, sperimentazione e condivisione dell’obiettivo da parte di tutti, grandi e piccole cantine».

Quanti sono gli iscritti al Consorzio?
«Gli iscritti al Consorzio sono una novantina con una rappresentatività del 97 per cento tra vinificatori e imbottigliatori. Non ci sono commercianti né cantine sociali. Tutti gli iscritti o producono uva o completano la filiera e questo è un vantaggio».

Come si fa a governare tutti?
«Se il punto di arrivo è comune tutto è più facile».

Cosa cambiare nel disciplinare?
«Vorremmo allungare le tempistiche di maturazione sui lieviti. E poi vorremmo introdurre misure di ecompatibilità senza arrivare a processi di biodinamica che restano prerogative di ogni singola azienda. Ma credo che per tutti sia obbligatorio il rispetto della natura».

Il segreto del successo della Franciacorta?
«Il dialogo. Che viene reso più facile da interessi comuni e non opposti. Quando abbiamo cominciato era il ’78, eravamo in nove. Abbiamo fatto passi in avanti straordinari».

La crisi vi preoccupa?
«Ci preoccupa, ovvio, ma siamo meno preoccupati di altri. Il 2008 il fatturato in volumi è stato chiuso con un più 15 per cento sul 2007. Il fatturato complessivo dei soci arriva a quota 110 milioni di euro».

Prossimo obiettivo nel breve termine?
«La cosa più importante creare maggiore dialogo tra viticultori e produttori. E creare una nuova figura di direttore del consorzio: più manager e più responsabilità operative, quasi una sorta di amministratore delegato. I produttori, al massimo, daranno le linee di indirizzo».
 

 

Fabrizio Carrera