Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 166 del 20/05/2010

L’ANALISI Se l’Australia insegue il terroir

20 Maggio 2010
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L’ANALISI

Per fronteggiare la crisi profonda il Nuovissimo mondo taglia 30 mila ettari e punta su nuove strategie. Una lezione per noi?

Se l’Australia
insegue il terroir

L’Australia insegue il terroir. E cambia le regole del vino per fronteggiare la crisi più difficile. È l’analisi di una banca e le previsioni degli esperti del settore a tracciare uno scenario che offre spunti di interesse anche per i vini del Vecchio Continente.

«Quella della valorizzazione del territorio è la prossima mossa dopo l’espianto dei vigneti nelle zone meno competitive sul mercato della qualità». È quanto emerge da un articolo pubblicato da Trevor Chappel sul Sydney Morning Herald, sulla base di una ricerca di Rabobank sugli effetti della crisi economica nel mercato del vino australiano. Nello specifico le problematiche sono legate alla sovrapproduzione degli ultimi anni, delle tasse e della siccità. Un report trimestrale di Rabobank, la banca del mercato agricolo del Nuovissimo mondo, ha stimato una progressiva diminuzione dei vigneto fino a circa 8.000 ettari su una base di 157.290 complessivi (un po’ di più della superficie vitata della Sicilia), ma secondo l’Australian Wine and Brandy Corporation è indispensabile un espianto di circa 30.000 ettari di vigneto per risanare il rapporto tra offerta e domanda.
Tre quarti delle vigne rimosse derivano da zone dove il clima è più secco e dove la siccità è dunque maggiore. I contadini hanno ricevuto sovvenzioni da parte del governo per l’irrigazione, ma ciò non è bastato alla scelta dell’espianto. Le aziende che lavorano in zone più fresche invece restano fortemente restie ad eliminare i propri ettari, che lavorano duramente da decenni. Marc Soccio, wine analist della Rabobank ha parlato di scelta e di lifestyle di tutti quei contadini che si rifiutano di veder diminuire le loro vigne a causa di problematiche economiche, motivando in questo modo la lentezza nel processo di espianto in queste zone, dove si producono i vini più pregiati, rispetto a quelle più secche. I vini di qualità non hanno quindi subito una flessione del prezzo.
La situazione attuale resta dunque complessa, con i produttori di vino meno pregiato, che hanno rinunciato al mercato praticando l’espianto, mentre i contadini che si attestano su un mercato medio-alto continuano a produrre, senza abbassare i costi dei loro vini.
Rabobank ha tenuto a precisare che l’espianto, per quanto resti necessario per diminuire la sovrapproduzione, è comunque solo una possibilità per migliorare la condizione attuale. Il marketing, la promozione del territorio e del brand Australia potrebbe essere una carta vincente. «Portare tutto sotto un unico brand in modo da essere più riconoscibili al consumatore, mi sembra una buona strategia per il futuro – ha spiegato Soccio. – L’Australia è stata molto coraggiosa nel proporre al mondo intero un nuovo modo di pensare il vino, purtroppo però, ha dovuto fare i conti con Paesi che possono facilmente raggiungere gli stessi standard di qualità a prezzi molto più bassi. Un esempio? Il Cile. Bisogna convincere i clienti a consumare vino australiano, un vino che ha un costo maggiore ma che è frutto di un lavoro di territorio».
Altra strategia da sfruttare, quella di proporre sotto lo stesso ombrello gli attori tradizionali del vino australiano come Yalumba, Brown Brothers e Tahbilk, in modo da enfatizzare ed aumentare la cedibilità sulla longevità dei vini australiani. Anche l’Australia vuole quindi imporsi sul mercato della qualità al pari dei Paesi europei, e lo vuole fare puntando sulla promozione del territorio, tenendo come punto di riferimento la Francia. Ce n’è per riflettere.

Laura Di Trapani