Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 166 del 20/05/2010

VERSO LA DOC SICILIA Ecco la Doc Piemonte

20 Maggio 2010
chianti chianti

VERSO LA DOC SICILIA

Nuovo disciplinare per la più estesa denominazione regionale. Analogie e differenze con la realtà dell’Isola

Ecco
la Doc Piemonte

La Doc Piemonte, seconda versione, è già realtà. Nei giorni scorsi il Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini, ovvero il cosiddetto Parlamentino del vino istituito presso il ministero per le Politiche agricole, ha dato il via libera alla revisione del disciplinare, ormai vecchio di 16 anni.

Il disciplinare che ha istituito per la prima volta la Denominazione d’origine regionale in Piemonte, infatti, risale al 1994. I recenti aggiornamenti prevedono l’introduzione delle varietà caratterizzanti, si tratta di una variazione non da poco (vedi disciplinare in allegato), visto che vengono date nuove indicazioni su come strutturare i vigneti e vengono inseriti nuovi vigneti. Inserito anche l’obbligo di scrivere Vigneti di  montagna, laddove sarà necessario, e per gli spumanti è stata inserita una nuova categoria.
La Doc Piemonte resta, almeno per il momento,  la denominazione più estesa e rappresentativa della vitivinicoltura regionale: al momento comprende per intero i territori vitati delle province di Alessandria, Asti e Cuneo e hanno chiesto di entrare a farne parte le restanti province del  Nord Piemonte. La superficie complessiva interessata dalla Doc arriva dunque ad abbracciare poco meno dei 47.000 ettari di territorio vitato del Piemonte, coinvolgendo tutti i Comuni che abbiano almeno un ettaro a  vite. E per la prima volta, in una denominazione così estesa, è compresa anche la  viticoltura di montagna.
Ovvio il riferimento alla Doc Sicilia, anche questa in attesa di essere esaminata dal Parlamentino del vino, a Roma. Tra le analogie c’è di certo l’esistenza di una denominazione a carattere regionale, anche se lo spirito con cui nasce è completamente diverso. Lo spiega Sergio Miravalle in un articolo recentemente pubblicato su La Stampa, in cui mette a confronto proprio la Sicilia col Peimonte: “Di recente in Sicilia tutti i grandi produttori guidati da Diego Planeta si sono espressi a favore di una Doc Sicilia che copra dall’alto le denominazioni già presenti, dall’Etna al Nero d’Avola. In Piemonte invece la strada percorsa pare essere quella di una Doc ‘di risulta’ che battezzi vini non già destinati ad altre denominazioni superiori: dal Barolo alle barbere ai dolcetti ecc. In pratica il nome Piemonte sarebbe alla base della piramide qualitativa e non ai vertici”.
Quindi una grande differenza: non una Doc dell’eccellenza ma un nome che racchiuda chi è rimasto fuori dai vini già noti.
Un’importante novità, piuttosto, è rappresentata dalle varietà caratterizzanti. La possibilità di introdurle è al vaglio anche in Sicilia. Una scelta che potrebbe creare non pochi problemi ai produttori, obbligando tutti all’impianto di certe percentuali di determinati vigneti.

Marco Volpe