Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 52 del 13/03/2008

LA RICERCA La molecola non ha più segreti

12 Marzo 2008
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    LA RICERCA

Uno studio dell’Istituto vite e vino e dell’Università permette la divisione di differenti ceppi di Dna dnaxricerca_hp.jpgdi lievito. I risultati pubblicati sul Journal of Chromatography, un’importante rivista scientifica

La molecola
non ha più segreti

Un nuovo metodo per ottenere la separazione delle molecole di Dna di lievito, un lavoro che permetterà una migliore discriminazione dei ceppi differenti.

La ricerca è stata realizzata da Daniele Oliva, biologo dell’Istituto regionale della Vite e del vino, e da Rainero Barbieri, professore associato del dipartimento di Biologia dell’Università di Palermo, ed è stata recentemente pubblicata da una delle più importanti riviste del mondo in questo settore: il Journal of Chromatography, edita in Inghilterra, e considerata una sorta di Bioliva_daniele.jpgbbia per chi fa ricerca ad alto livello, ed in particolare per chi pone al centro dei propri studi le tecniche di separazione molecolare.
La nuova metodologia, alla quale hanno lavorato per un paio d’anni cinque biologi dell’Irvv e del dipartimento di Biologia dell’Università, pone al centro proprio la struttura molecolare dei lieviti. “Si tratta – spiega Oliva – di una nuova tecnica elettroforetica, utile per la separazione delle molecole di Dna di lievito, ciò permetterà una migliore discriminazione dei ceppi di lievito differenti”. Almeno due gli obiettivi che potranno essere subito raggiunti: rendere migliore la identificazione dei diversi ceppi di lievito utili per la tracciabilità nella filiera produttiva, e poi realizzare degli studi sulle popolazioni naturali dei lieviti. Ma non è solo questo: “Fino ad oggi – continua il biologo dell’Istituto Vite e vino – per analizzare i ceppi di lievito si dovevano applicare due tecniche diverse, adesso le cose verranno semplificate e velocizzate per via dell’applicazione di un’unica tecnica”.
Insomma un altro colpo messo a segno dai biologi dell’Istituto regionale della vite e del vino, questa volta in collaborazione con l’Università. Nei mesi scorsi, infatti, dopo alcune sperimentazione durate anni era stato realizzato un clone di Nerello mascalese, grazie al quale, per via di un protocollo d’intesa firmato fra l’Irvv, l’Ente di sviluppo agricolo del Friuli Venezia Giulia (Ersagricola) e il dipartimento di Scienze e tecnologie fitosanitarie dell’Università di Catania, potranno essere create delle barbatelle destinate ai vivai. Ormai noto, poi, il successo dei lieviti autoctoni del Nero d’Avola, e poi di un ceppo di lieviti per i bianchi, realizzati dall’Irvv e commercializzati dalla Bio Springer, la multinazionale francese.

Marco Volpe