Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 54 del 27/03/2008

L’INCHIESTA Voglia di fare lo chef

26 Marzo 2008
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    L’INCHIESTA

bimbo_chef.jpgSecondo un sondaggio un bambino su due sogna di lavorare in cucina. La spiegazione di Heinz Beck: “Un piacevole lavoro, che li fa sentire vicini alle loro mamme”

Voglia di fare lo chef

Fino a pochi anni fa i bambini avevano un sogno: diventare calciatori di una grande squadra. Per le bambine invece il desiderio era quello di sfilare con un abito firmato.

Ma oggi le ambizioni dei più piccoli sembrano essere cambiate, a giudicare da uno studio condotto dall'associazione “Donne e qualità della vita” che ha intervistato mamme e papà sulle aspirazioni dei propri figli. Un bambino su due, adesso, vuol fare lo chef da grande. Già, i fornelli tirano più del campo di calcio o della passerella. Forse perché i bimbi si immedesimano nel ruolo della loro mamma, come dice il famoso chef del ristorante “La Pergola” di Roma Heinz Beck, o forse solo perché la cucina oggi è diventata un’arte vera e propria, un fenomeno culturale.
Secondo il sondaggio, condotto su un campione di 500 genitori con figli di età compresa tra i 6 e i 14 anni, il mestiere del cuoco risulta il più gettonato. Ben il 55% dei bambini sogna di diventare uno chef, mentre il 22% sogna ancora di fare il calciatore e il 15% vuole diventare astronauta.
Certo, le trasmissioni televisive di cucina per bambini fanno la loro parte, così come i libri per giovani chef che aspirano a diventare famosi come Gianfranco Vissani o Gualtiero Marchesi.
La cucina, dunque, è sempre più presente nella vita di tutti i giorni, anche dei più piccoli. Si pensi ai videogiochi, a «Cooking Mama 2» per esempio, una simulazione culinaria in cui i bambini sono proiettati virtualmente sui fornelli e hanno a disposizione 80 ricette internazionali e più di 300 ingredienti per imparare l'arte della cucina, oltre a poter giocare a gare di cucina virtuali.
beck.jpgMa non è solo questo. Secondo lo chef Heinz Beck “tutti i bambini amano trascorrere la maggior parte del tempo vicino alla loro mamma, si sentono così protetti e sicuri. Dato che sono spesso proprio le mamme che cucinano e si occupano dei loro bimbi per i pasti, questi amano immedesimarsi nei panni delle mamme”. Ecco allora la conseguenza, secondo Beck:
“Cucinare diventa uno svago, un piacevole lavoro, che li fa sentire vicini alle loro mamme.
Crescendo poi, o si sviluppa la passione vera e propria o si dimentica del tutto. In ogni caso quello del cuoco è un mestiere bellissimo, che richiede tanta passione, creatività e tenacia”.
Non a caso, sempre dal sondaggio emerge che oltre la metà degli intervistati (il 53%) vuole imparare a cucinare per imitare i genitori, per lo più le madri, o per seguire gli amici aspiranti chef (il 6%), mentre solo il 19% sembra convinto di volerlo fare per intraprendere in futuro un mestiere che permetta loro di esprimere al meglio la propria creatività.
Tra gli intervistati nel sondaggio, inoltre, il 33% dichiara di frequentare un corso di cucina, ma il 45% ne vorrebbe frequentare uno. Alla domanda «quale piatto preferisci cucinare?», il 35% degli intervistati ha scelto la pasta nelle varie modalità: pomodoro ragù o pesto, mentre solo il 25% si cimenta con la pizza margherita.
Il primo posto è detenuto dal Tiramisù e tutti i dolci in generale: il 48% degli intervistati si diverte di più a preparare i dessert, dalle mousse al cioccolato alle ciambelle, dalle crostate di frutta alla torta di mele. Un commento alla ricerca arriva dalla psicologa Serenella Salomoni: «Oggi l'universo maschile e quello femminile si intrecciano sempre di più. I bambini non distinguono più in maniera decisa il ruolo dei genitori, che sempre più spesso sono separati e questo li porta a dover provvedere da soli a cucinare». E secondo la psicologa la ricerca svela anche un disagio: «Il cibo rappresenta una forma di amore e spesso addirittura lo va a sostituire. Credo che il volersi dedicare al cibo sia indice di profonde mancanze. Forse il bambino inconsciamente, nel dedicarsi alla creazione di qualcosa, concentra la propria attenzione su universi che si distaccano dal quotidiano e che lo deludono certamente di meno».


Gaetano La Mantia

 

 


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