Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 105 del 19/03/2009

LA MANIFESTAZIONE Birra in passerella

19 Marzo 2009
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LA MANIFESTAZIONE

altA Palermo tre giorni di degustazioni dedicate alle “bionde”. Ospite d’onore l’esperto Lorenzo Dabove: “Il 70 per cento della produzione italiana nasce dall’Homebrewing, l’arte di fabbricare in casa”

Birra in passerella

 Tre giorni alla scoperta della birra. Cinque specialità diverse ogni sera. L’iniziativa è di Cerere e Oliver Wine House, con Belle Epoque e Gourmet Bar. Per il secondo anno, martedì ha preso il via “Tre giorni della birra a Palermo”, con un ghiotto sottotitolo: “Giro del mondo in 15 birre”. Tanto ghiotto quanto reale.

Le birre presentate sono state selezionate tra prodotti di diversi continente, dando spazio a varie tipologie.
Nella serata inaugurale, da Oliver, martedì sono state degustate Open di Baladin, Sierra Nevada Stout, Gouden Carolus Hopsijoor, Gouden Carolus Cuvèe van de Keizer red (una birra la cui produzione – limitata – avviene una sola volta l’anno, in Belgio, il 24 febbraio, giorno dell’anniversario di nascita di Carlo V) e St. Bernardus Abt 12. Quest’ultima, da ricetta monacale, Francesca Bacile di Oliver ha voluto che fosse abbinata al dessert, un dolce d’eccezione per un degustatore altrettanto d’eccezione, Lorenzo Dabove, in arte Kuaska, che ha guidato gli appassionati tra i saporti e i profumi delle birre d’Italia, California e Belgio. Al dessert è stato dato il nome di “Kuaska cake al cioccolato”.
La tre giorni, oltre a far viaggiare per il mondo gli amanti della birra, è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione in Sicilia. Un quadro che sembra disastroso ma che Dabove e Mauro Ricci, presidente di Cerere, vogliono leggere con uno stato d’animo ottimista. Prima i fatti: sono solo 4 i birrifici artigianali siciliani, più o meno dimezzati rispetto agli anni scorsi. Di contro, in Italia, i birrifici aumentano a dismisura e stanno per fare il loro ingresso anche in Val d’Aosta. L’Italia è il sesto paese al mondo per qualità di birra artigianale. Il gap della Sicilia, per Francesca Bacile può ricondursi anche alla farraginosità della macchina burocratica in prima battuta, ma idea comune è la necessità di avere l’umiltà di imparare da chi è capace. “Sono deluso – dice Kuaska – in Sicilia si era partiti con un numero più alto. Il dato positivo, però, è che aumenta la cultura della birra e crescono gli appassionati. Devo dire anche grazie all’attività di Cerere che consente una diffusione del messaggio birre e ben catalizza iniziative come questa”. È quindi il momento giusto per dare una spinta “e – dice Ricci – stiamo già lavorando per questo”. Presto, infatti, potrebbe tornare a fare gustare delle ottime birre, Alessandro Picciotto, il birraio della vecchia Wild Spirit, prodotta a Bagheria, nel Palermitano. Un’attività interrotta dopo la morte del titolare. In America, inoltre, è molto apprezzato il made in Italy e “non si capisce il perché – dice Kuaska – non debba essere la Sicilia a produrre birra alle castane o al carrubbo. A Ragusa il carrubbo c’è, ma questa birra viene prodotta a Torino e in Brianza”.
Dalle birre artigianali a quelle casalinghe. Kuaska svela che il 70 per cento della produzione italiana nasce dall’Homebrewing, l’arte di produrre in casa. Dato che sale al 100 per cento in America. E alla figura di birraio casalingo ben si lega il nome di Giancarlo Spadaro, unico palermitano in gara al campionato di birre casalinghe di Gragano nel 2006, nonché il vincitore della competizione. “Produce birre di alto livello – dice Dabove – e con Cerere stiamo pensando di portare in Sicilia, forse a Palermo, nel 2010, la nuova edizione del campionato. Vorremmo Spadaro in giuria”.
Dalla passione e dalla voglia di crescere ancora, nasce anche Mobi, movimento birra.it con Kuaska responsabile culturale e Mauro Ricci nel direttivo. Per la serie, a tutta birra.

Carla Fernandez