Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 156 del 11/03/2010

L’AZIENDA Il carciofo… bio è meglio

11 Marzo 2010
carciofi carciofi

L’AZIENDA

A Cerda, in provincia di Palermo, l’azienda agricola Bosco Ficuzza: l’unica carciofaia della Sicilia interamente biologica. Il proprietario: “A vincere è sicuramente il gusto”

Il carciofo…bio
è meglio

È arrivata la stagione tanto attesa dagli appassionati del carciofo. Dagli angoli delle strade alle tavole delle trattorie, da qualche settimana l’ortaggio regna nelle più diverse varianti, in agrodolce, arrostito, con olio e limone, in pastella. Tempo di scorpacciata quindi, che sarebbe più buona e sana se il carciofo fosse bio.


Una vera rarità, almeno in Sicilia, sconosciuta anche ai vegetariani più attenti. Ed è proprio nel territorio patria del carciofo, a Cerda, che questa rarità ha messo radici. Tra le tante carciofaie che tappezzano il paesaggio, qui si estende l’unica dell’Isola coltivata in biologico. Quindici ettari nel cuore dell’azienda agricola biologica Bosco Ficuzza, una tenuta di 100 ettari racchiusa in un oasi delimitata dal fiume Himera e dai suoi affluenti, alle falde delle Madonie. Sono tre le varietà di carciofo coltivate, piccoli orgogli del titolare, Vito Badaglialacqua: il romanesco, lo spinoso e il violetto di provenza. “Non utilizziamo nessun trattamento, i carciofi crescono naturalmente. Interveniamo solo per irrigarli”, spiega il produttore per il quale questa pianta non è altro che una passione. Infatti, come sottolinea lui stesso, la bassa resa fa del carciofo una delle coltivazioni meno redditizie. “La pianta naturalmente produce uno o al massimo due carciofi – dice -. Purtroppo l’abbondanza che si vede nei fruttivendoli, al supermercato e sui camioncini dei venditori ambulanti, è frutto di una coltivazione intensiva. Con l’ausilio di tutto ciò che la chimica mette a disposizione si porta così ogni pianta a produrre almeno quindici carciofi”. Per Badaglialacqua lo stress a cui viene sottoposta la pianta è quindi tanto nocivo e dannoso quanto remunerativo. La scelta di coltivarlo in biologico però ripagherebbe nel gusto, talmente unico che persino il maestro gelatiere Atonio Cappadonia lo usa come ingrediente per il suo gelato al carciofo arrostito. Il romanesco è la varietà preferita dal produttore: “L’ideale è assaporarlo sbollentato con un filo di olio. Il modo migliore per apprezzarne il sapore”. A dargliene così tanto è l’Himera stesso, le cui sponde lambiscono la carciofaia. Ma anche la salubrità e la biodiversità del piccolo mondo che caratterizza quest’azienda. Un habitat che gode della presenza di 14.000 ulivi delle varietà passulunara, nocellara, cerasola e giarraffa. Ed anche di un piccolo e gustosissimo germoglio, l’asparago verde, anch’esso rigorosamente bio.

Manuela Laiacona