Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 86 del 06/11/2008

IL PRODOTTO Un novello che sa di antico

06 Novembre 2008
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IL PRODOTTO

In calo la produzione del vino ottenuto col metodo francese della macerazione carbonica. Marzullo: “Le aziende non vogliono più utilizzare le uve migliori per un vino qualitativamente medio basso”

Un novello che
sa di antico

La storia del vino novello comincia in Francia nel 1934, quando alcuni ricercatori scoprirono che lasciando i grappoli di uva da tavola sotto uno strato di anidride carbonica, ad una temperatura di 0 gradi, i chicchi diventavano frizzanti. Acini dal sapore fresco e gradevole furono spremuti fino ad ottenere un nettare esclusivo che prese il nome da Beaujolais, la regione centrale della Francia che lo produsse per la prima volta.

Quarant’anni dopo arrivò in Italia. Fu Giacomo Tachis, enologo dei marchesi Antinori, a portarlo in Toscana nel 1975. Il novello, vino giovane, rischia di scomparire perché non è ancora riuscito ad imporre le sue virtù nel mercato. Rilanciare il prodotto ed associare agli aromi e sapori del novello un ruolo simbolico è l’obiettivo della manifestazione “Anteprima Novello” che si svolge presso il palazzo della Gran Guardia, in piazza Bra. Un evento che mira ad accrescere l’interesse dei consumatori verso il novello per ribaltare il trend negativo degli ultimi anni.
“In Sicilia – spiega Elio Marzullo, amministratore delegato di Assovini – la punta massima di produzione è stata raggiunta nel 2005 con un milione di bottiglie destinate prevalentemente al mercato nazionale. Da quel momento in poi la produzione è calata di circa 100 mila bottiglie all’anno e le previsioni del 2008 mostrano un nuovo calo. Purtroppo – aggiunge – le aziende non vogliono più utilizzare le uve migliori per la produzione di un vino qualitativamente medio-basso come il novello, ma preferiscono impiegarle per creare vini pregiati”. Non va meglio nel resto d’Italia: i dati forniti da Marzullo, infatti, confermano che la produzione di bottiglie dal 2005 ad oggi è scesa da 18 a 11 milioni.
La scarsa attenzione del mercato verso il novello è anche un problema di comunicazione: “È sbagliato il modo di propagandarlo – afferma Giuseppe Lisciandrello, enotecaro palermitano -. Il novello ha un tempo di vendita molto breve e dev’essere consumato subito, a distanza di pochi giorni dalla data di produzione altrimenti perde la freschezza, il profumo e la corposità”. Prodotto ad immagine e somiglianza del vino francese, il rosso italiano riesce a crearsi una propria identità puntando sulla scelta delle aree di coltivazione e sul tipo di uve usate. Il vino nasce indistintamente da nord a sud da vigneti di Aglianico, Cannonau, Barbera, Merlot, Nero d’Avola, Corvina, Refosco, Cabernet Sauvignon e Sangiovese. Primo vino dell’ultima vendemmia, il novello viene commercializzato per legge dalla mezzanotte e un minuto del 6 novembre di ogni anno, e non va confuso con il vino nuovo, appena imbottigliato, che arriva sul mercato tra marzo e aprile.

Valentina Li Castri