Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 193 del 25/11/2010

LA PROVOCAZIONE La riscoperta del mulo

21 Novembre 2010
mulo mulo

LA PROVOCAZIONE

Sull’Etna i Vigneri hanno deciso di utilizzarlo per le arature dei vigneti. Salvo Foti: “Non è una trovata di marketing. Ma un  un modo per rispettare l’ambiente. E  alla fine è pure conveniente”

La riscoperta del mulo

Salvo Foti, enologo e anima de I Vigneri, il gruppo di viticoltori e di piccoli produttori dell’Etna, ne ha tirata fuori un’altra delle sue. Ha cominciato ad usare il mulo per arare i vigneti dalla terra scura dell’Etna.

Non è voglia del passato, né atteggiamento controcorrente. Piuttosto una scelta di carattere ambientale e, quindi, anche economica. Lui sostiene anche che i vantaggi sono soprattutto dal punto di vista agricolo. E ci spiega perché in quest’intervista.

Perché utilizzare il mulo? E’ una trovata pubblicitaria?
“In tempi in cui tutto è spettacolo, effettivamente, l’utilizzare il mulo per le lavorazioni dei nostri vigneti può sembrare una trovata di marketing. Ma non è così. E da alcuni anni che, anche se per qualche piccolo appezzamento, affittandolo, utilizzavamo per l’aratura autunnale e primaverile, il mulo. Verificati e apprezzati i benefici di questo tipo di coltivazione, i costi, sostenibili, da quest’anno abbiamo preso la decisione di acquistare un giovane mulo da addestrare e utilizzare in tutte le nostre vigne etnee e non solo”.

Sull’Etna il mulo è una novità?
“Sull’Etna l’aratura con il mulo sino a 40 anni fa era una pratica molto diffusa. Con l’arrivo delle motozappe e i nuovi sistemi di coltivazione a spalliera, cosiddetta “a continentali”, che hanno consentito anche l’utilizzo del trattore, il mulo è stato mandato in pensione e con esso anche quelle maestranze capaci di addestrarlo e utilizzarlo nell’aratura del vigneto. Quindi il ritorno a questo animale ha significato per noi la ricerca di viticoltori esperti nell’aratura con il mulo, ovviamente persone anziane, che sono diventati i maestri dei nostri giovani Vigneri”.


Motozappa Brumi anni ‘60

Quali sono i benefici con il mulo?
“Per quanto riguarda l’alberello, con densità d’impianto di quasi 10.000 viti e sesto di 1 metro x 1 metro, la meccanizzazione possibile è la motozappa e, solo per un certo periodo, piccole trattrici. Di entrambi però non siamo stati mai molto contenti del lavoro svolto: lavorazione di soli pochi centimetri di suolo, compattazione del terreno, difficoltà nella lavorazione delle terrazze. L’aratro tirato dal mulo permette di fare un lavoro profondo, arieggiare la terra, non compatta, il suo peso è relativo, le terrazze che contraddistinguono le nostre vigne, non sono un ostacolo come nel caso del trattore”.


Il Mulo Gino di 3 anni

E i costi non sono eccessivi?
“Abbiamo fatto due valutazioni una prettamente economica, cioè il costo tra un giorno di motozappa e uno con il mulo. Praticamente è quasi lo stesso, ovviamente con benefici agronomici di gran lunga superiori nel secondo caso. La difficoltà, che fa lievemente aumentare i costi, è quella relativa alla cura che bisogna avere dell’animale, tutti i giorni. Ma in una situazione di ruralità in cui ci troviamo, siamo in campagna, tra contadini, non vi è nessun problema per questo aspetto. L’altra valutazione è stata di tipo ecologico, cosa a cui prestiamo molta attenzione”.

Cioè?
“Esistono degli studi che hanno messo a confronto le prestazioni di un mulo e di un elicottero. Il risultato, in sintesi, è stato che l’elicottero trasporta il carico di 17 muli, ma ne impiega la potenza di ben 540!  Inoltre, ed è questa la cosa di fondamentale importanza, l’elicottero utilizza una fonte di energia non rinnovabile”.

Però i tempi con il mulo sono più lunghi, l’animale va piano, il mezzo meccanico è più veloce?
Non dimentichiamo la favola della lepre e della tartaruga di Esopo: “Non serve correre, bisogna partire in tempo.”

E’ realmente possibile questo cambiamento? Anche in larga scala?
“Fino a qualche anno fa era impensabile tornare all’alberello. Personalmente mi criticavano, addirittura mi deridevano. Oggi gestiamo parecchi ettari e in tanti ci stanno “copiando”. L’introduzione dell’aratura con il mulo nella lavorazione delle vigne da noi curate, così come altre pratiche colturali, rientra in un processo di ricerca continuo che svolgiamo ormai da più di dieci anni, perseguendo due obiettivi sostanziali e imprescindibili, di cui credo tutti dovrebbero porre la massima attenzione: migliorare sempre più la qualità del prodotto finalizzandone l’utilità umana;  impiegare tecniche quanto più possibili eco sostenibili e di bassissimo impatto ambientale.