Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 81 del 02/10/2008

IL PERSONAGGIO Il bar delle sorprese

01 Ottobre 2008
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    IL PERSONAGGIO

sandro_di_bella_81.jpgA Solicchiata, una frazione di Castiglione di Sicilia, il locale di Sandro Di Bella. Sugli scaffali bottiglie rare, a volte costose. E il primo venerdì del mese degustazioni dedicate ai vini del contadino. Per non tradire il territorio

Il bar delle sorprese

Trovarlo è facile, basta essere sulla strada che da Randazzo porta verso Taormina. Ad un certo punto attraversate una frazione di Castiglione di Sicilia: si chiama Solicchiata.

Lungo l’unica via principale, via Nazionale, c’è il regno di Sandro Di Bella, un bar (il nome è un po’ esotico «Cave Ox») che da fuori è un normalissimo bar come tanti altri si possono trovare in piccoli centri siciliani. Eppure dentro troverete qualcosa di sorprendente. Tante bottiglie di vino, alcune già aperte e svuotate esposte a mo’ di trofeo, altre ancora piene e sigillate. Basta vedere le etichette e scoprirete che si tratta di vini rari e, talvolta, costosi. Bottiglie francesi della Loira prodotte con metodi biodinamici, rossi spagnoli introvabili (come un Masia Barril del 1987), champagne di piccoli produttori, baroli e barbareschi piemontesi, qualche vino svizzero o dello Jura francese, qualche tocai friulano ed etichette appartenenti al circuito delle «triple A», il sodalizio che raggruppa viticoltori eroici e/o biologici. Alcune di queste etichette non si trovano neanche nelle migliori enoteche italiane. È il frutto del lavoro di Sandro Di Bella che ha trovato in alcuni produttori etnei, tra cui soprattutto Alberto Graci Aiello, Giuseppe Russo e il belga Frank Cornelissen, i sodali per scoprire le meraviglie di Bacco.
Lui, Di Bella si schermisce: «Confesso che mi sono innamorato del vino, conoscevo poco questo mondo, oggi non ne posso fare a meno. Qui ogni venerdì raduniamo un gruppo di amici e stappiamo le bottiglie migliori. Vogliamo far crescere tutti i nostri amici enofili e fare scoprire loro che non esiste solo il vino locale». A proposito, le etichette etnee? Non mancano, basta dare un’occhiata e scoprire i tanti piccoli produttori (molti, ancora, poco noti) che stanno facendo diventare grande dal punto di vista enologico questa zona. Tra l’altro il primo venerdì del mese è proprio dedicato ai soli vini della zona, ai vini del contadino. Un modo per non tradire il territorio.

F. C.