Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 25 del 06/09/2007

IL PERSONAGGIO Peppe Giuffrè, lo chef errante

05 Settembre 2007
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    IL PERSONAGGIO

La cucina? È questione di atmosfera e di gentilezza secondo il cuoco-editore trapanese che ha fatto del giuffr1.jpgbanqueting la sua specialità. “Ho aperto un ristorante a Parigi per tre anni, ma poi ho capito che non potevo vivere lì. La verità è che mi mancava la Sicilia”

Peppe Giuffrè,
lo chef errante

Per ricordare tutti gli eventi a cui ha dato vita deve ripercorrere le foto sul suo computer. Perché non può tenere a mente tutte le cerimonie, le cene di gala, i personaggi che ha servito ma anche le manifestazioni che grazie a lui hanno preso forma in Sicilia e nel mondo.

“Nel 2006? Ho cucinato alle Olimpiadi di Torino e ho allestito una cena alle Scuderie del Quirinale”. Grandi eventi che non bastano a rappresentare un anno di banqueting, tantomeno a raccontarne sedici, figuriamoci a chiarire l’eccentrico eclettismo dello chef Peppe Giuffrè, vero re della cucina siciliana in movimento.
Tre lustri in cui ha servito tutti, dalla famiglia reale Grimaldi, all’uomo della porta accanto durante le manifestazioni in piazza. giuffr.jpg“Non capisco perché dovrebbe gioire della mia cucina solo un palato reale. Io non sono altro che uno strumento, un mezzo attraverso cui un siciliano riscopre la propria cucina”.
Siamo andati a trovarlo nella sua sala ricevimenti a Trapani Giardino Eden, il quartier generale dello chef. Affaccendato e pieno di impegni, ci ha regalato la sua vita, le sue aspettative e le sue verità, svelandoci anche qualche segreto. “Non mi identifico con nessun tipo di cucina, perché la cucina non è il piatto, è ciò che c’è intorno. Io non trasporto solo ingredienti e ricette. Le polpette di sarde le fanno tutti. Piuttosto, ricostruisco un’atmosfera, quella che il cliente mi richiede. Cucio insieme a un grande evento la mia cucina, attraverso l’ esperienza”.
E così egli può essere artefice di un sobrio matrimonio, che ha il suo perno nell’ilarità scaturita dall’improvviso ingresso di una moto ape bianca colma di vini, birre e spumanti, oppure di una serata dove le teste coronate gustino un banchetto talmente denso di sapori e colori da non poter rompere il protocollo di corte. E allora, chi può affermare che lo chef Peppe Giuffrè non sia un regista? O non accostarlo al più grande cerimoniere delle corti francesi del diciassettesimo secolo, François Vatel? Un regista, che deve tutte le sue magie gastronomiche alle anziane signore di cui gradiva la compagnia da ragazzo. Le stesse che gli hanno rivelato tutti i segreti di quelle pietanze che ora lui onora sulle tavole di tutto il mondo. Perché è la gentilezza dello chef che colpisce, la stessa alla quale nessuno può dire di no, insieme alla sua spiccata voglia di creare sempre qualcosa di nuovo. “Perché non ho scelto di essere lo chef di un ristorante alla carta? Perché non è quello che fa per me. Ho aperto un ristorante a Parigi per tre anni, ma poi ho capito che non potevo vivere lì. La verità è che mi mancava la Sicilia”. Chiedendogli poi, cosa ne pensa dei suoi colleghi siciliani risponde: “Li stimo moltissimo e ho un rispetto religioso per il loro lavoro, perché come il mio, è fatto di sacrifici”.allestimento.jpg
Ama la musica, suona le percussioni e ha una passione per la carta stampata da cui è nata la sua casa editrice, creata per restituire l’amore che il territorio siciliano gli dona giornalmente, amore che ha prodotto La Sicilia ritrovata, rivista bilingue (italo-francese) che racconta dei siciliani e della loro terra, ma anche libri, tascabili e prodotti tipici.
Non male per uno chef, che è già pronto ad una nuova sfida: “Una cucina-terapia, che non sia solo rilassarsi mangiando, ma anche cucinando. Preparare qualcosa in relax, senza fretta, socializzando e prendendosi le proprie pause riflessive. Pensare un po’ a sé stessi e a chi vogliamo bene”. Che sia la nuova tendenza dopo la vino-terapia? Intanto, le due cose irrinunciabili per affrontare qualunque sfida per Peppe sono le stesse da sempre: “Il mio staff, che è la mia orchestra. E ovviamente la mia Musa, la Sicilia”.

Laura Di Trapani