Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 26 del 13/09/2007

PERBACCO Il re Nero della Sicilia

12 Settembre 2007
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    PERBACCO


grappolo_hp.jpgIl Nero d’Avola è il vitigno a bacca rossa più tipico e rappresentativo dell’Isola. Selezionato dai viticoltori di Avola secoli fa e da lì si è diffuso. Ecco com’è andata

Il re Nero della Sicilia

Il Nero d’Avola, detto impropriamente anche Calabrese, si può considerare il vitigno a bacca rossa più tipico e rappresentativo della Sicilia, escluso il territorio dell’Etna. Il sinonimo Calabrese è una “italianizzazione” dell’antico nome dialettale siciliano del vitigno “Calaurisi” che letteralmente significa “venuto da Avola”.

È stato selezionato dai viticoltori di Avola, comune in provincia di Siracusa, diverse centinaia d’anni fa, e da lì si è diffuso nei comuni di Noto (Sr) e Pachino (Sr) e successivamente in tutta la Sicilia. È un vitigno che opportunamente coltivato (base rese per vite) e vinificato dá origine a grandi vini rossi in cui le sensazioni olfattive di frutta rossa, anche dopo lunghi anni, rappresentano la componente più importante e caratteristica insieme ai tannini tipicamente “dolci”. Si presta anche per la produzione di vini giovani e novelli, avendo un colore rosso con sfumature violette, davvero suggestivo, aroma di frutta rossa (prugna, mora) molto pronunciata e tannini non “allappanti”.
Qualche decennio fa era utilizzato quasi esclusivamente per la produzione di vini da taglio (Pachino) ed esportato in grandi quantità, spesso via mare (porto di Marzamemi, nella estrema punta orientale della Sicilia) in Italia (Toscana, Piemonte, etc) ed all’estero (Francia).
grappolo_dentro.jpgDa qualche anno è stato “riscoperto” ed entra di merito, in purezza o in percentuale con altri vitigni, nella produzione dei migliori vini rossi siciliani, tanto da essere, oggi, il vitigno a bacca rossa più coltivato in Sicilia.
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Il Nero d’Avola ha un grappolo non molto grande con un acino medio-piccolo leggermente appuntito. Il colore della buccia a maturazione è violetto intenso. L’acino appena pressato rilascia un succo dal colore rosso-violaceo, molto zuccherino e di buona acidità.

Il vitigno
Foglia grande, orbicolare, intera; seno peziolare a lira chiusa o aperta.
Grappolo medio conico alato (con un’ala)
Acino medio ellissoidale, od ovoide, buccia di color bluastro, pruinosa di medio spessore, ombelico prominente.
Germogliamento: medio fra la prima e la seconda decade di aprile
Maturazione dell’uva: III epoca fra la prima e la seconda decede di settembre
Fioritura: precoce fra la prima e la seconda decade di maggio
Invaiatura: nella prima decade di agosto
Caduta delle foglie: tra la prima e la seconda decade di dicembre
Posizione del primo germoglio fruttifero: 2°-3° nodo.
Numero medio di infiorescenze per germoglio: 1-2.

Riferimenti storici
Risale intorno agli anni 1774-77 un primo riferimento al Nero d’Avola da parte del fiorentino Domenico Sestini. Saverio Landolina Nava (1743-1814), insigne storiografo e naturalista siracusano, riferisce di un “vino di grande colore e profumo, viola, di ciliegia marasca, adatto a costruire prodotti di grande finezza”. Ne parla l’abate Paolo Balsamo e lo storico Rosario Gregorio, che afferma, nel 1846, … è fra i vini più pregiati.

Passato
Il vino di Pachino, intorno al 1800, era molto richiesto dal Mezzogiorno dalla Francia (Gironda e Borgogna). A Pachino, il barone Rudinì, presso Marzamemi (Pachino), possedeva grandi vigneti (oltre 2.000 ettari), e uno stabilimento con vasche della capacità totale 50.000 hl. Da fine secolo scorso col nome di vino di “Pachino” s’intende il vino, da Nero d’Avola, prodotto in Noto, Avola e Pachino.

Dal Comune di Avola
L’interesse degli abitanti a coltivare vigneti nel territorio di Avola è dimostrato da un bando dato a Napoli il 24 aprile 1733, dal marchese d’Avola Diego Pignatelli Aragona Cortes, il quale preoccupato dall’aumento delle superfici vitate, a discapito della coltivazione della canna da zucchero, vieta a tutti coloro che nel suo Stato possedevano terre soggette all’acqua, “di farci plantatione di vigne”. Con la fillossera, in questo comune, la viticoltura viene sostituita quasi completamente dalla mandorlicoltura (pizzuta di Avola). Il nome del vitigno deriva da Calavrisi, italianizzato erroneamente in Calabrese. L’ipotesi più accreditata è il nome dialettale Aulisi, che deriverebbe da Caia-Avola, giustificando il fatto che la V di Avola si è trasformata in U, mentre Cala è la forma anch’essa dialettale di Calea o Caleu sinonimi siciliani di Rracina (uva). In definitiva Uva di Avola, ovvero Calea-Aulisi, ed infine Calaulisi.

Dall’annuario vinicolo d’Italia del 1961
Il Nero d’Avola è maggiormente diffuso e coltivato in provincia di Siracusa, dove occupa l’80% della superficie vitata. È il vitigno più comunemente coltivato nei terrei ad altitudine compresa fra 0 e 200 metri sul livello del mare. Nella zona di Noto e Pachino la produzione di uva è di circa 481.000 quintali. In provincia di Ragusa occupa il 25% della superficie vitata, pari nel 1958 ad ha 11.668 (Annuario di Statistica Agraria, 1960) con produzione di uva di circa 146.000 quintali. È coltivato nelle provincia di Caltanisetta, Enna, Catania e con scarsissima importanza in quella di Palermo.
In provincia di Catania, dove occupa una superficie di 1.480 ettari (4% sup.vitata), è coltivato nella zona viticola che fa capo a Caltagirone.

Clima nella zona tradizionale del Nero d’Avola: Pachino
Questa area presenta una giacitura di pianura e di bassa collina. Essa ha un clima viticolo caldo-arido, con temperature medie intorno a 17,6 °C , cioè tra le più alte dell’Isola, più elevate nel periodo giugno-settembre con temperature massime che superano sempre i 30 °C, nei mesi di luglio-agosto. Il ché, con la carenza di precipitazioni, induce nell’uva un’alta concentrazione zuccherina, con fenomeni di “appassimento” degli acini più o meno spinto fino ad interessare in alcune annate una percentuale di bacche del 30-35%.

I Terreni
I terreni di questa provincia sono prevalentemente (Augusta, Avola, Pachino, Noto, Rosolini, Floridia, Siracusa, Sortino) del tipo bruno calcareo, con un grado di argillosità intorno al 25%, a reazione sub alcalina, con discreta quantità di sostanza organica e buona dotazione di elementi minerali. Dune litorali si trovano fra Marzamemi e Capo Passero; a Noto e Rosolini si hanno anche Regosuoli da rocce argillose (con reazione tra 7 ed 8,3, argillosi e argillosi calcarei, di mediocre dotazione minerale); a Porto Palo e a Pachino anche suoli rossi mediterranei.

Tecnica colturale
Come in tutta la Sicilia Orientale, anche nel siracusano la vite è coltivata tradizionalmente ad alberello, non irrigata. Nel pachinese il sesto può variare da metri 0,9×0,9 a metri 1,25×1,25. Più frequentemente è di metri 1,20×1,20. Si è recentemente diffusa la controspalliera, irrigata, che è quella più utilizzata nei nuovi impianti. Da qualche anno si stanno sperimentando delle tecniche colturali per la meccanizzazione dell’alberello e dei sistemi a controspalliera, non irrigata, ad alta densità d’impianto di viti per ettaro, meccanizzabili, che riproducono la filosofia produttiva del sistema tradizionale ad alberello: alta densità d’impianto e poca uva per pianta.

Incidenza percentuale della coltivazione del Nero d’Avola sul totale della superficie vitata a uva da mosto per provincia

Provincia %
Siracusa 85
Ragusa 70
Caltanissetta 47
Enna 29
Catania 17
Palermo 2,5
Messina 2
Agrigento 1,5
Trapani

1,5

Salvo Foti