Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 27 del 20/09/2007

VIVERE DIVINO “Da grande volevo fare l’enologo”

19 Settembre 2007
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    VIVERE DIVINO

pancot_mariano.jpgUn sogno realizzato quello di Mariano Pancot, veneto di Conegliano e wine maker della casa vinicola Lanzara di Menfi. “La Sicilia non è un territorio facile per produrre vini d’alto livello”

“Da grande
volevo fare l’enologo”

Sul prosecco non ha rivali. Enologo per passione, 54 anni, veneto di Conegliano, con una carriera alle spalle come consulente delle migliori cantine vitivinicole del panorama italiano. Mariano Pancot, consulente per la casa vinicola Lanzara di Menfi, parla della Sicilia e del modo in cui ha stupito tutti con nuove tecniche e innovazione progettuale nei processi di vinificazione.


Quindi, un giorno le si è detto: voglio fare l’enologo.
“Da giovane ho scelto la scuola. Poi la passione è stata forte da far diventare questa l’attività principale attraverso il mio laboratorio di analisi e ricerche. La tradizione è pero un percorso che la mia famiglia sta per cominciare. Mio figlio è enotecnico e laureando in Scienze viticole ed enologiche. A seguire le orme del padre ci penserà lui”.
Visto che adesso è siciliano di adozione, quali sono state le cause che hanno determinato un’annata scarsa in quantità e alta in qualità?
“Vede, in Sicilia difficilmente avere annate scadenti, perché è una terra baciata dalla fortuna. Le condizioni climatiche sono molto favorevoli. Il lato negativo è che, in prevendemmia o durante la maturazione, si raggiungono temperature elevate. Dove non è possibile irrigare ci saranno problemi. Stessa cosa se il vitigno ha delle varietà di vite che soffrono l’eccessivo calore”.
Questo significa che…
“Significa che risulta un freno per avere risultati d’eccellenza. La Sicilia non è un territorio facile per produrre vini d’alto livello. Infatti, sono poche le aziende leader. Il resto fa fatica ad emergere. La scelta di Lanzara è stata quella di non mettere in atto la produzione classica e tradizionale, ma quella più impegnativa”.
enologo_pancot_mariano.jpgPer esempio…
“Tutta la produzione d’eccellenza segue una progettazione e una tecnica ai massimi livelli. Negli ultimi dieci anni le tecniche di vinificazione vedono la presenza di anidride solforosa e i mosti non restano a contatto con l’aria. Noi, abbiamo agito al contrario, facendo dell’ossidazione e della macerazione pellicolare una fase importante del processo di vinificazione”.
Quanto sono importanti i vitigni autoctoni.
“Un primo impegno è stato proprio rivedere le varietà autoctone di Lanzara. Abbiamo un Catarratto eccellente. Sul Grecanico, poi, notavo una certa affinità con il prosecco. Tecnica e metodo ci hanno portato a inserirlo nella categoria degli spumanti, ricevendo anche una gran menzione al Vinitaly. E’ uno dei prodotti più venduti”.
Insomma, sperimentare fa parte del suo lavoro.
“Sperimentare significa tutto. Non solo conoscenza su viti e cloni per capire le maggiori potenzialità, ma sperimentare varie tecniche per progettare un vino. Due tecnici al lavoro su uno stesso vino possono ottenere due risultati diversi. Bisogna centrare il gusto internazionale.
E tenere il prezzo basso…
“È importante, al di là dei vini da concorso, posizionarsi al centro della piramide dell’eccellenza, non alla punta né alla base, dove il rapporto qualità prezzo è un elemento da non sottovalutare. I consumatori rifiutano i prezzi elevati”.

Salvo Ricco