Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 28 del 27/09/2007

LA PROVOCAZIONE “Ce l’ha un Perricone?”

26 Settembre 2007
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    LA PROVOCAZIONE


L’analisi di Pippo Anastasio, patron del Ristorantino di Palermo. “Molta gente adesso comincia a chiedermi non un vino ma un vitigno. Così l’etichetta e la storia di un’azienda vanno a farsi benedire…”

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“Ce l’ha
un Perricone?”

“Ce l’ha un Perricone?”. La prima volta che si è sentito rivolgere questa domanda  Pippo Anastasio, patron del Ristorantino di Palermo è rimasto un po’ sorpreso. Ma la sorpresa è durata poco. Perché da qualche tempo quella che sembrava una domanda fuori dal comune ora sta diventando una moda. “Alcuni clienti sempre più spesso mi chiedono non un vino da abbinare a qualche piatto, non un’etichetta, ma il vitigno.

C’è addirittura chi ha chiesto: “Scusi, vorrei un Catarratto-Insolia”. E’ troppo. Temo che la gente si stia facendo condizionare troppo dalla varietà di uve, e ne fa un gran parlare secondo a me a sproposito. Magari vuole darsi un’aria di competenza che invece non c’è. Anzi, una domanda del genere, così formulata, lascia pochi dubbi sulla reale conoscenza del vino.  Primo, perché un vino deve essere soprattutto buono ed è quello che deve contare alla fine; secondo, perché il territorio e soprattutto l’etichetta, i veri punti di forza di una bottiglia, così si vanno a fare benedire”.
Pippo Anastasio è uno che da vent’anni naviga nel mondo della ristorazione palermitana, il suo locale in piazza De Gasperi è un punto di riferimento certo per i gourmet e per chi vuole ritagliarsi un momento di convivialità piacevole, soprattutto la domenica sera, quando il capoluogo siciliano offre davvero poco sul fronte del  cibo da mangiare fuori casa. Oggi lo affianca la figlia Melania che già si muove tra i tavoli con malcelata soddisfazione e desiderosa di imparare. E inoltre Pippo ha un progetto che forse vedrà la luce nel 2008 e che potrebbe segnare una tappa importante per la ristorazione del futuro. Staremo a vedere. Intanto ascoltiamo ancora le sue parole sul vino che chiedono i suoi clienti. “Ho fatto una rapida statistica: su dieci clienti – racconta –  due sono quelli che hanno le idee chiare, altri quattro-cinque chiedono consigli a noi, il resto mi pare che abbia le idee confuse. E in ogni caso non vorrei che quello del vitigno diventasse una tendenza. Così si snatura il lavoro di un’azienda. Il problema è che ormai cibo e vino sono diventati un argomento-principe. In tv non si fa altro che spadellare davanti a qualche fornello come se diventare bravi cuochi fosse una cosa semplice. Ecco, mi piacerebbe che le cantine si rendessero conto che ancora c’è molto lavoro da fare sul fronte della comunicazione”.

F. C.