Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 130 del 10/09/2009

IL PERSONAGGIO “I miei 80 anni col vino”

10 Settembre 2009
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IL PERSONAGGIO

Franco Picone, patron della storica enoteca palermitana,alt compie ottanta anni. “Mi aspettavo questo successo? Certo, anche di più”. I suoi ricordi e un consiglio ai giovani produttori: “Non fatelo, siete in troppi”

“I miei 80 anni
col vino”

 Franco Picone compie ottant’anni. Uno degli uomini più influenti della Sicilia del vino che dal secondo dopoguerra in poi è stato in grado di interpretare e determinare le mode e le tendenze in una spirale di sapori del vino.

Già, perché Picone, che rappresenta la terza generazione alla guida dell’enoteca, è stato anche tra i pionieri del vino in bottiglia, scoprendo le sorprese dell’enologia siciliana e mondiale e portando nella cantina di via Marconi a Palermo chicche e gioielli che hanno condizionato il modo di bere almeno della Sicilia occidentale.
E alla vigilia della sua festa di compleanno, per la quale ha chiesto di essere presenti a tutti i sessanta rappresentanti di vino della Sicilia, ha deciso di raccontarsi.

Come comincia questa storia?
“Comincia con mio nonno materno, Filippo Amato, che negli anni Trenta vendeva vino e olio sfuso in via Alloro, in un magazzino di Palazzo San Gabriele. L’olio arrivava da Castelvetrano e il vino da Partinico. Continua con mio padre, Nicolò, che sposa mia madre e piano piano si appassiona al lavoro del suocero”.

E lei quando entra in gioco?
“Dopo la guerra ci trasferimmo in via Marconi, poco distante dalla sede attuale, e tra il 1946 e il ’47, avevo diciassette anni, presi la decisione che quella che era stata la mia seconda casa sarebbe diventato anche il mio lavoro”.

In enoteca c’erano già le prime etichette.
“Erano gli anni del vino Zucco della Corvo, oltre allo sfuso che ho continuato a tenere fino allo scorso anno”.

Allora se l’aspettava che sarebbe andata così bene?
“Ero convinto di questo successo e sono convinto che si potesse fare ancora meglio”.

Quindi rifarebbe tutto daccapo.
“Certo, anche se dovessi cominciare oggi”.

C’è un sogno che non ha realizzato?
“Fare il produttore. Sono stato troppo impegnato, ho delegato poco. Ogni iniziativa l’ho voluta curare di persona”.

E a chi, invece, vuol diventare produttore oggi cosa consiglia?
“Di non farlo. Sono troppi, secondo recenti statistiche la metà dei produttori rischia di chiudere. C’è troppa improvvisazione. La parte difficile è la commercializzazione ma non tutti se ne rendono conto”.

Parliamo di vino. Com’era il gusto quando lei ha cominciato?
“Il vino doveva avere tanti gradi ed essere ‘marsaleggiante’. Il più neutro era il Bianco carta dell’Alcamese”.

Oggi, invece?
“Il gusto oggi è pulito, leggero, fruttato e secco. Per questo i bianchi e i vini dell’Etna riscuotono tanto successo”.

Il futuro cosa ci riserva?
“Vini sempre più neutri, sempre più facili da bere, con i frutti molto in evidenza”.

Un ricordo ce lo regala?
“Ho assistito alla nascita di vini come il Sassicaia e il Tignanello, quando Giacomo Tachis li assaggiò per la prima volta da Antinori. Non lo dimenticherò mai”.

Ci dice i nomi di tre aziende che hanno cambiato il modo di fare vino in Sicilia?
“Donnafugata di Giacomo Rallo, Tasca e Planeta”.

Con cosa festeggia i suoi ottant’anni?
“Bollicine, naturalmente”.

Siciliane?
“Anche”.

Buon compleanno.

Marco Volpe