Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 181 del 02/09/2010

L’INTERVISTA Agricoltura in Calabria, voglia di sviluppo

02 Settembre 2010
antonio-caridi antonio-caridi

L’INTERVISTA

L’assessore alle Attività produttive Antonio Caridi: “Disponiamo di un grande potenziale e ora puntiamo sul ritorno alla terra”

Agricoltura
in Calabria,
voglia di sviluppo

“L’agroalimentare in Calabria è giovane, ritorna alla terra e guarda ad un modello di uno sviluppo sano”. Questa è la fotografia del comparto che dà Antonio Caridi, assessore alle Attività produttive della Regione Calabria. Nuove dinamiche che attesterebbero un cambio di  mentalità che  guarda prima di tutto all’unicità del territorio superando gli individualismi.

Asso della manica di questa partita contro la crisi del mercato sarebbero proprio i giovani produttori, scelti come protagonisti dal piano di investimenti dalla Regione per il rilancio dell’agricoltura. Quest’ultima, come ribadisce  l’assessore, non più un sistema a sé, ma patrimonio che potrebbe fare da traino per gli altri settori produttivi.  Leva principale dell’economia crescita del pil, di occupazione e di sinergie.

Qual è il ruolo che ha il comparto agroalimentare nel quadro complessivo delle attività produttive regionali?
“La Calabria dispone di un grande potenziale in termini agricoli e agroalimentari. L’azione di valorizzazione e promozione congiunta che, su delega del presidente Giuseppe Scopelliti, stiamo svolgendo a favore del settore, sta assumendo una rilevanza strategica. La Calabria è, assieme alla Puglia, la regione d’Italia con  la maggiore produzione di olio extravergine di oliva. Ci sono tante nicchie d’eccellenza: il bergamotto, il cedro, il vino frutto di vitigni autoctoni, il fico bianco, agrumi come le clementine, la cipolla rossa di Tropea, i salumi Dop. Potrei continuare a lungo con un elenco di prelibatezze davvero uniche al mondo.  Il sistema agricolo e agroalimentare può far da traino ad altri settori produttivi”.

Però ci sono pecche del passato che ne hanno impedito il decollo. 
“Non amo ragionare guardando al passato, ma al futuro. Né mi piace polemizzare troppo: mi ritengo un uomo del fare. Avremmo, certo, potuto fare molto di più per far decollare l’agricoltura e il sistema agroalimentare calabrese. Come del resto è accaduto anche in altre porzioni del Paese, e non mi riferisco solo al Mezzogiorno. Preferisco pensare a quanto stiamo facendo ora per tentare di  cambiare in positivo il volto della regione. Su questa scia ci stiamo muovendo senza risparmiarci e, soprattutto, in un’ottica di piena concertazione con le categorie che operano nei vari settori”.

In tutto questo qual è il ruolo dei giovani industriali? Che mezzi che hanno per spingere il comparto?
“Parto da un esempio. Proprio in questi giorni è partita in Calabria una campagna di comunicazione denominata ‘Consuma e Spendi Calabrese’. Si tratta di un progetto ideato e portato avanti per alcuni anni dall’Associazione Jonici di Catanzaro, che abbiamo inteso rilanciare. Mi consenta un’espressione un po’ gergale: ci abbiamo messo la faccia. Io, in qualità di assessore regionale alle Attività Produttive, e i giovani imprenditori della Calabria. Una cosa che ho apprezzato molto soprattutto perché supera l’antica tara dell’individualismo e, come vado spesso ripetendo, conferma un’intuizione di fondo: il ruolo principale negli sforzi di cambiamento della regione spetta ai giovani, alla loro voglia di fare, alle loro energie, al desiderio che hanno di realizzare se stessi nella terra in cui sono nati”.

Se ci sono fondi come si pensa di investirli?
“Una delle priorità dell’agenda è quella di migliorare in termini qualitativi, ma anche quantitativi, la spesa regionale. Mi riferisco ovviamente anche alle opportunità del Por, e quindi dei fondi europei. Investiremo guardando ai risultati concreti e misurando la risposta del territorio in termini di maggiore pil, di creazione di occupazione, di rafforzamento di una rete di positività”.

Sono previsti investimenti anche su innovazione ed energia alternativa?
“La Calabria è, tradizionalmente, una regione d’Italia che esporta energia. In buona sostanza produciamo più energia elettrica di quella che consumiamo. Nonostante tutto ciò guardiamo con estremo interesse al potenziamento delle fonti rinnovabili: il sole e il vento in primis, anche alla luce delle più moderne tecnologie che hanno aumentato i livelli di resa e migliorato il rapporto tra costi e benefici rispetto al recente passato. Anche su questo piano la Calabria ha molto da offrire: il suo clima favorevole non è solo un enorme vantaggio rispetto all’offerta turistica e all’agricoltura anche biologica, ma è di sicuro uno straordinario punto di partenza per puntare sulle energie rinnovabili. Ci crediamo e lo stiamo dimostrando nei fatti”.

L’agroalimentare, oltre ad essere una punta di diamante dell’economia calabrese, può ambire a diventarlo anche a livello nazionale?
“Abbiamo vissuto anni in cui si pensava che la risposta ai problemi del Mondo, dell’Europa e del nostro Paese fosse l’industrializzazione. Non è stato così e non sarà così per il futuro. Per fortuna vedo crescere una grande sensibilità nei confronti della terra, anzi, del ritorno alla terra. Pensi che le grandi economie del Sud Est asiatico stanno acquistando terreni coltivabili in tutto il pianeta, partendo dalla consapevolezza che la questione del cibo sano sarà cruciale nei prossimi decenni. Come non guardare, quindi, all’agricoltura e all’agroalimentare quali leve formidabili di sviluppo? E non solo perché generano reddito e posti di lavoro, ma soprattutto perché disegnano un modello di sviluppo che ci piace, che è rispettoso dell’ambiente, che salvaguarda le aree interne, collinari e di montagna, che è basato su saperi oltre che su sapori, che parte dalla massima valorizzazione delle risorse umane, delle tradizioni, della nostra storia. Lei avrà notato come la crisi economica mondiale che ha atterrato molti comparti economici ha salvaguardato, complessivamente, l’agricoltura e più in generale il settore dell’alimentazione, dei cibi, delle eccellenze agroalimentari. Non è un caso e questa valutazione ci deve indurre a puntare ancora di più, che in Italia e in Calabria, sul ritorno alla terra, ai suoi valori, ai suoi frutti.

Manuela Laiacona