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Tendenze

Vini francesi in Cina: esportazione in costante crescita ma c’è rischio di overstock e overprice

16 Aprile 2013
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Se l’Italia si sta rimboccando le maniche per conquistarsi sempre più quote nel mercato più importante del prossimo futuro, la Francia in Cina rappresenta il 10% del vino importato.

 Il brand Made in France sta andando forte, secondo le stime rilasciate dalle ultime indagini e che sono state commentate anche Helen Hovasse, responsabile di settore di Ubifrance en Chine,  agenzia che si occupa di assistere le aziende francesi che vogliono entrare nel mercato cinese,  in occasione dell’ultimo congresso dei Vignerons indépendants. In pratica una bottiglia su due vendute è francese e il consumo è cresciuto del 30%. Così, mentre  altrove i dati riportato una flessione, in Cina il mercato del vino francese ha tenuto bene nell’ultimo anno, come si è potuto evincere anche dal successo di Vinisud, la kermesse di Montpellier tenutasi a Shanghai nel mese di  febbraio.  Le etichette dei cugini d’oltralpe, ma lo sapevamo già, sono richiestissime, e il loro successo lo si misura anche dai casi di french sounding e di contraffazione in aumento. Ci sarebbe, poi, ultimamente una corsa alla conquista del mercato anche da parte di piccoli produttori. Tutti guardano verso Hong Kong e Shanghai.

Le esportazioni sono aumentate di dieci volte negli ultimi dieci anni, tanto che la Cina è salita al terzo posto come sbocco principale dopo Regno Unito e Usa, valendo 842milioni di euro. Al boom dell’export si accompagna però anche un problema, l’over stock, come ha sottolineato la Hovasse. Ma non l’unico. L’ondata di super acquisti avrebbe innescato anche il fenomeno dell’overprice. Vini che partono dalle cantine ad un prezzo di due euro arrivano poi a circolare nel mercato cinese con prezzi alti, addirittura toccando gli 800 euro. La piazza cinese è diventata oramai determinante per il comparto francese, raggiungendo quelle storiche dell’Occidente, ma è anche piena di insidie, proprio per i tentativi di emulazione del prestigio del Paese riconosciuto come icona del vino nel mondo. Cosa che sta portando i produttori ad armarsi al meglio, a difendersi per proteggere il marchio proprio sull’etichetta, il campo di battaglia dove si disputa la lotta alla contraffazione. Tantissimi i casi registrati che hanno provocato danni gravi all’immagine e alla reputazione del made in France, oltre che l’erosione del fatturato. Un esempio fra tutti, il caso di Château Latour che ha avuto qualche battuta d’arresto nelle vendite proprio perché, se pronunciato male, suggeriva un termine che significa “fallimento negli affari”.  Sono stati i rossi fino ad ora i più richiesti dai consumatori cinesi, l’80% del vino acquistato proviene da Bordeaux. Ma l’attenzione degli operatori e dei buyer si sta concentrando adesso anche sui bianchi, a fronte della richiesta di molti ristoranti nell’area sud del Paese, in grado di accompagnare i piatti a base di pesce della cucina locale.