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Il personaggio

Solaika Marrocco, la talentuosa stella della cucina italiana: “Vi racconto la mia cucina”

28 Febbraio 2022
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di Annalucia Galeone

E’ talentuosa, determinata, non ha grilli per la testa, sa bene ciò che vuole.

Lei è Solaika Marrocco, executive chef del Primo Restaurant a Lecce e astro nascente del fine dining in Puglia. Classe ’95 è la più giovane chef stellata in Italia. Lo scorso novembre ha trionfato ottenendo la prima prestigiosa stella, il premio speciale come migliore giovane chef ed è stata l’unica donna tra i 35 neostellati. Dall’esordio con il premio Birra Moretti Grand Cru 2017 ne ha fatto di strada. Solaika è oggi una piccola grande donna, una professionista in gamba, ai fornelli è sicura di sè ma arrosisce e si emoziona quando le fanno un complimento. Curiosa per natura, nel poco tempo libero ama studiare, viaggiare, scoprire nuovi ingredienti e tradizioni. In cucina le piace sperimentare e osare, i piatti sono contemporanei, equilibrati, gli ingrendienti sempre riconoscibili, la tradizione la ispira, ma non la imbriglia. Il Primo Restaurant è in via 47° Reggimento Fanteria, a poca distanza da piazza Mazzini, ha aperto al pubblico nel febbraio del 2016, Marco Borelli e Silvia Antonazzo sono i titolari, accolgono e coccolano gli ospiti, Manuel Apollonio è il sous chef. Da Primo si respira un’area familiare, il team è affiatato, si avverte e si vede, l’ambiente intimo e raccolto.

Solaika, quando hai capito che da grande volevi fare la cuoca?
“Penso che uno dei primissimi momenti sia stato il tempo passato con mia madre a fare la spesa per la famiglia. Ti parlo di quando ero veramente piccolissima, lungo il tragitto c’era un antico panificio che attirava la mia attenzione. Uno di quei posti a cui noi che siamo cresciuti nei paesini siamo abituati, che quasi passano inosservati perché parte di una quotidianità scontata. Ma io da quel panificio, ogni volta che ci passavo davanti non riuscivo a staccare lo sguardo. Ostinata come sono ti anticipo che in quello stesso posto sono andata a lavorarci (o meglio, a dare una mano, visto che avevo solo dieci anni). Mi fermavo dopo scuola e ci rimanevo fino a quando non diventava buio. Quella è stata la prima volta in cui ho capito quanto sacrificio ci fosse dietro questo mestiere, l’ho letto nelle mani segnate dal lavoro dei maestri panificatori”.

Sei una chef autodidatta, è più difficile crescere rispetto a chi ha fatto la gavetta in tante realtà?
“Penso che sia difficile tanto quanto nelle altre realtà. Uno dei lati positivi però è che non c’è il rischio di essere influenzato da personalità esterne o dal percorso fatto, ho raggiunto nel tempo una mia identità ben definita”.

Da ieri a oggi, com’è cambiata la tua cucina?
“Negli anni ho definito al meglio i tratti, rendendola più essenziale, senza fronzoli e più diretta, un po’ com’è la mia persona nella quotidianità. Mi piace la pulizia e l’equilibrio nel piatto e dare tanta importanza al territorio e agli ingredienti rispettandoli il più possibile”.

(Silvia Antonazzo e Marco Borelli)

Il primo incontro con Silvia e Marco lo ricordi?
“Fu un semplice colloquio come in tutte le realtà lavorative. Ho notato fin da subito la loro professionalità. Nel tempo si è instaurato un legame particolare e un grande spirito di squadra che ci ha portato poi in breve tempo a tutti i risultati ottenuti”.

Il tuo signature dish qual è?
“Ne ho diversi, quello che ho piacere di indicarti è “L’animella glassata all’arancia con gambero crudo di Gallipoli””.

Conciliare carriera e vita privata quanto è difficile per una giovane e ambiziosa chef?
“Sicuramente è un lavoro come tanti altri, negli ultimi anni si è un po’ trasformato rispetto all’idea dello chef racchiuso tra quattro mura mura, ma basta un po’ di organizzazione ed il gioco è fatto”.

(Solaika Marrocco e Silvia Antonazzo)

L’alta cucina è a misura di donna?
“Credo che l’attenzione dovrebbe essere spostata non sul genere donna bensì sull’età. Ad oggi quello che dovrebbe far pensare è che a 26 anni senza chef mentori io sia riuscita ad attirare l’attenzione della Rossa nel Sud Italia. Fare un distinguo tra genere credo non sia corretto”.

Quali sono gli chef che più ammiri e sei curiosa di conoscere?
“Sarei molto curiosa di conoscere personalmente tanti colleghi del Nord Europa e alcune chef in America e Francia”.

Ai tuoi coetanei che vogliono intraprendere questa strada cosa consigli?
“Consiglio di rimanere sempre con i piedi ben saldi a terra, intraprendendo il loro percorso crescendo senza mai abbandonare l’umiltà e la concretezza che in questo mestiere portano a grandi risultati”.

Quali sono i menù?
“I percorsi degustazione sono due: “Primo” racconta i piatti del cuore concentrati in otto portate al costo di 120 euro, il secondo “100% Primo” più complesso, è dedicato a chi vuole avere una visione a 360° della nostra proposta, costo 170 euro. In carta attualmente sono presenti solo alcuni dei signature. La scelta dei vini fin dall’inizio è stata improntata in modo tale da poter attirare l’attenzione degli ospiti fidelizzati e non, è in costante evoluzione. In cantiere ci sono delle novità”.

Primo Restaurant
via 47° Reggimento Fanteria, 7 – Lecce
www.primorestaurant.it
info@primorestaurant.it
T. 0832 243802
Chiuso: martedì
Ferie: variabili
Carte di credito: tutte
Parcheggio: no