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Vini e territori

Il vino nelle anfore d’argilla: “Lo facciamo con una tecnica che ha più di 6.000 anni”

08 Giugno 2015
Vino_nelle_anfore_5 Vino_nelle_anfore_5

di Ilaria de Lillo

È il più antico luogo di domesticazione della vite, da oltre 6 mila anni nella Georgia, a Est del Mar Nero, la produzione di vino viene fatta nelle anfore, come dimostrano i ritrovamenti di giare d’argilla con residui di sali di acido tartarico sul fondo. 

Quest’antica tecnica di vinificazione ancora oggi usata in Georgia sta prendendo piede sempre più anche nel resto del mondo. Nella Georgia orientale i vini si fanno tradizionalmente nelle cantine in muratura, locali pianoterra o seminterrati con muri di pietra spessi e finestre piccole o del tutto assenti per mantenere all’interno la temperatura costante. Nella Georgia occidentale, dove il clima è più mite, le anfore si sotterrano nel terreno dello stesso frutteto o in una parte di cortile ombreggiata dagli alberi.
In Italia un’azienda che da anni investe sul vino nelle anfore è Fattoria Montecchio, fondata da Ivo Nuti nello storico borgo medievale di San Donato in Poggio, una frazioncina in provincia di Firenze, aprendo la vista sull’incredibile scenario delle colline del Chianti in Toscana, e oggi portata avanti da Riccardo, giovane ed esperto esploratore delle nuove curiosità in materia di vini. Molteplici sono i vantaggi al gusto e all’integrità del vino prodotto nelle anfore rispetto al comune legno.

Da quanto tempo vi dedicate alla produzione di vino nelle anfore e com'è nata l'idea?
“La prima annata in cui ci siamo dedicati alla vinificazione e all’affinamento del vino in terracotta è stata quella del 2013. La scelta di intraprendere questo percorso è stata quasi “obbligata”: da ormai oltre 25 anni all’interno della nostra azienda vengono prodotti manufatti in terracotta e il passo dagli orci decorativi a quelli per conservare il vino è stato veramente breve. Abbiamo dedicato qualche anno alle prove prima di partire con la produzione effettiva e nel 2013 – appunto – è nato il nostro primo vino, il Priscus, interamente lavorato all’interno di contenitori di terracotta e che verrà messo sul mercato tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016”.

Al gusto, praticamente, cosa cambia rispetto alla tecnica tradizionale?
“La terracotta, fornisce un ottimo isolamento termico creando una salutare ossigenazione del vino, facendo emergere il varietale in maniera sorprendente e conservando l'integrità del frutto in maniera incredibile. Il nostro “Priscus”, di uve sangiovese in purezza, si presenta con un colore rosso porpora intenso, deciso e profondo. Al naso è elegante e dona sensazioni di confettura di frutti rossi in primo piano accompagnate da note leggermente tostate, speziate e di pepe oltreché un sentore minerale dovuto alla terracotta. In bocca una certa morbidezza è resa vitale da una buona vena di freschezza e tannicità”.

Le vostre anfore sono rivestite internamente?
“Sin dall’inizio del progetto, ci siamo dedicati a studiare i modi in cui il vino e la terracotta interagivano tra di loro e come poter influire su questa interazione con materiali terzi di rivestimento del contenitore. Abbiamo analizzato l’uso della cera d’api piuttosto che la smaltatura alimentare, ma il risultato migliore che abbiamo ottenuto è arrivato dalla terracotta “nuda e cruda”, senza alcun rivestimento interno”.

Ad ora com'è il mercato in questo particolare settore?
“Da pochi anni si è riscoperto l’uso di questo genere di materiali. Il ritorno alle esperienze antiche di vinificazione è certamente figlio della costante esigenza di mercato di dare qualcosa al consumatore che lo interessi e lo incuriosisca. Stiamo senz’altro parlando, a tutt’oggi, di un mercato ancora di nicchia, ma l’interesse manifestato anche da parte di nomi importanti dell’enologia italiana e mondiale porta a pensare ad un trend generale in ascesa”.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?
“I primi risultati ci hanno entusiasmato e spinto a cercare nuove soluzioni. Il Priscus è un vino estremo, che ci sta aiutando a capire le potenzialità di questa tecnica. La nostra intenzione è arrivare a fare anche un altro vino rosso che, pur mantenendo le caratteristiche peculiari impresse dalla terracotta, possa essere gustato tutti i giorni. La scommessa, poi, di creare poi un bianco invecchiato in terracotta ci ha sempre stuzzicati”.
 
Fattoria Montecchio Società Agricola Semplice
via Montecchio, 4
Località San Donato in Poggio
Tavarnelle Val di Pesa (FI)
Tel. +39 055 8072907
Fax +39 055 8072230
riccardonuti@fattoriamontecchio.it
www.montecchio.it