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Vini e territori

Angela Velenosi: “Vi racconto come il nostro sogno è diventato realtà. E adesso il bio”

30 Marzo 2017
Angela_Velenosi_e_Gloria_Fabbri Angela_Velenosi_e_Gloria_Fabbri

(Angela Velenosi e Gloria Fabbri)

di Michele Pizzillo

Manuale di come produrre e vendere nel mondo i vini prodotti in un’area forse sconosciuta agli stessi italiani. Autrice del manuale, che non si trova in libreria però, è Angela Velenosi.

Che lo declama a memoria, così come facevano i letterati antichi che non potevano permettersi gli strumenti di scrittura come la carta. E lo recita con passione, il suo manuale, la vignaiola picena, perché ci crede nel lavoro che fa e, addirittura, si lascia sfuggire il commento “non mi pare vero che produrre vino sia un lavoro; mi sembra più un divertimento”. Proviamo, intanto, a fare ordine. Partendo dall’anteprima Vinitaly che Angela Velenosi ha voluto organizzare a Milano, in un ristorante in zona Brera, Bioesserì di proprietà del siciliano Vittorio Borgia che, dopo Palermo, è la seconda apertura di quella che potrebbe essere una catena di ristoranti biologici. Qui, Angela e il suo braccio destro commerciale, Gloria Fabbri, hanno presentato in anteprima assoluta le novità che porteranno a Verona: i primi tre vini, tutti della vendemmia 2016, ottenuti da uve coltivate con il sistema dell’agricoltura biologica: Rosso Piceno doc, Offida Docg Pecorino, Marche Igt Passerina.

Facciamo un passo indietro. Alla declamazione del manuale-Velenosi. Che comincia con qualche battuta sul nome tant’è “vero che i primi tempi, qualcuno mi diceva siamo sicuri che i suoi vini sono da bere? O l’operatore svizzero che al Vinitaly entra nel nostro stand solo per vedere com’è il Velenosi che produce vini. Tutto questo mi pesava; poi ho cominciato a scherzarci sopra – dice la viticoltrice picena – e non sono stata più vista come una probabile avvelenatrice se no, non avremmo potuto produrre 2,4 milioni di bottiglie, di cui il 65% è vendute all’estero”. Ecco alcuni accorgimenti del manuale-Velenosi. Primo: avere sempre a portata di mano una bella carta geografica per fare vedere dove si trova la propria città: nel suo caso, Ascoli Piceno, per evitare di ricorrere ad espedienti come “si trova sotto Venezia oppure alle spalle di Firenze e di Roma”. Scegliere come seconda casa l’aereo, visto che la signora Angela sta in giro per il mondo sette mesi all’anno. Credere nella narrazione del territorio e del vino, per suscitare emozioni nei propri interlocutori che, poi, sono quelli che decidono la fortuna del prodotto. Essere sempre pronti a cambiare rotta quando ci si accorge che qualcosa non va o è il momento di cogliere le opportunità al volo. Come la valorizzazione dei vitigni autoctoni o scegliere quali privilegiare, in questo caso il Montepulciano sul Sangiovese. O pensare a nuove linee produttive, come la linea bio.

Quindi, le parole d’ordine sono caparbietà, altrimenti Angela ed Ercole Velenosi, nel 1984 (lei 20 anni, lui qualche anno in più), da giovani squattrinati, non avrebbero potuto creare una delle più belle aziende vinicole italiane. Passione, per poter raggiungere i traguardi prefissati. Innovazione per utilizzare attrezzature all’avanguardia se si vuole produrre bene. Narrazione del territorio e dei propri vini per trasmettere certezze al consumatore. Non stancarsi mai di sperimentare per ottenere il massimo risultato. Vediamo, adesso, i “tre Moschettieri” biologici, accompagnati dal bel racconto che ne fa Gloria Fabbri.

Marche Igt Passerina 2016
Vino ottenuto da un vitigno molto antico in Centro Italia, Passerina appunto, che si presenta con un bel colore verdolino, sostenuto da una straordinaria freschezza e dolcezza su base mandorlata, visto che nel passato era uva adatta per produrre vini da dessert. I profumi sono un’esplosione di frutta tropicale che in bocca si arricchisce di note agrumate in particolare mandarino e pompelmo. Finisce il suo compito con elegante raffinatezza e dalla facilità di interpretazione e di utilizzo.

Offida docg Pecorino 2016
C’è da dire che i Benedettini del convento di Arquata del Tronto avevano molto fiuto nell’individuare  le uve che avrebbero dovuto dare vini di piacevole beva ma, anche, di lungo invecchiamento. Conservando sempre la freschezza che caratterizza il Pecorino che alla degustazione evidenzia prevalentemente profumi di frutto della passione ma, anche, di lime, ginestra e mango. E  sempre di grande freschezza.

Rosso Piceno doc 2016
70% di Montepulciano e 30% di Sangiovese per questo rosso complesso per il concentrato di profumi che vanno dalla viola ai piccoli frutti rossi come fragoline e ribes. Un vino piacevolissimo già dal suo colore rosso vivo, per i tannini morbidi e poi per il facile adattamento con numerosi piatti, compresi quelli a base di pesce.

Visto che ci siamo, perché non degustiamo qualche altro vino fra quelli che entro 4 anni diventeranno biologici? E’ stata l’idea di Angela e Gloria. E, quindi, via con:

Reve, Offida Doc 2015
Un vino strepitoso ottenuto da uve Pecorino in purezza per metà fermentato in barrique nuove e poi assemblato con l’altra metà fermentata in acciaio. Un vino che ha meritato ampiamento i tre bicchieri della Guida di Gambero Rosso intanto per lo stile di produzione che si avvicina un po’ a quello della Borgogna e poi per i profumi di mandarla, miele, vaniglia. In bocca intanto rivela una bella struttura e la riproposizione di note di miele, vaniglia ed anche di frutta tropicale matura.

Rosso Piceno Doc superiore Roggio del Filare 2012
Per il nome Angela Velenosi ha richiamato alcuni versi di Giosuè Carducci e il vino è un autentica poesia: per 12 anni consecutivi ha conquistato i tre bicchieri della Guida di Gambero Rosso. E’ un vino che parla da solo con la sua eleganza, le note di rosa e speziatura di pepe unitamente a grandi tannini che ne fanno un prodotto particolarmente adatto per accompagnare i piatti della cucina classica italiana.

Ludi Offida Docg 2013
Oltre all’uvaggio (Montepulciano, Cabernet Sauvignon, Merlot) di questo vino che risulta anche fra i più premiati della squadra Velenosi, colpisce l’etichetta che riprende un quadro di Matisse, ma con i danzatori privi di testa per invogliare i consumatori a pensare mentre lo degustano con piatti altrettanto importanti. Un vino che offre una struttura notevole con belle note di marasca, pepe e rosmarino accompagnate da tannini veramente morbidi. Tutto questo grazie ad un invecchiamento in barrique nuove, tra 12 e 18 mesi.