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Vini e territori

La Doc Sicilia raccoglie l’appello di Barraco. Sì a vini ossidativi e alla tradizione marsalese

23 Dicembre 2017
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Era stato il vignaiolo a segnalare l'esigenza di contemplare bianchi con le caratteristiche organolettiche da vendemmia tardiva proprie del territorio. L'assemblea dei soci ha modificato il disciplinare. Si parte con la vendemmia 2017


da sinistra Nino Barraco, Antonio Rallo e Renato De Bartoli

Una svolta. Forse piccola. Ma molto significativa.

L'assemblea dei soci della Doc Sicilia ha modificato il proprio disciplinare dando il via libera alla possibilità di produrre vini bianchi secchi da vendemmia tardiva con caratteristiche organolettiche tipiche della tradizione marsalese e della Sicilia occidentale, e quindi colori più accentuati, profumi terziari frutto di macerazioni sulle bucce e sapori tipici di vini ossidativi che nascono dal contatto con l'ossigeno. Una modifica che riguarda il Catarratto, il Grillo e l'Insolia ed in particolare l'articolo 6 del disciplinare. Era stato Nino Barraco, apprezzato vignaiolo a lanciare un appello (leggi qui) perché i suoi vini (l'Alto Grado, ma non solo) potessero rientrare in una tipologia della Doc Sicilia, visto che il semplice termine Grillo in etichetta ora non è più possibile per l'Igt Terre Siciliane e visto che comunque con certi parametri organolettici questi vini non avrebbero ottenuto la Doc Sicilia e neanche altre doc. 

Per la verità il disciplinare aveva già previsto la tipologia Vendemmia Tardiva secca ma non parametri organolettici che contemplavano una tradizione del fare vino in questa parte di Sicilia, una sorta di Marsala prima del Marsala e che affonda le radici nei secoli. 

Tutti soddisfatti, dunque. Ora serviranno gli adempimenti di legge, il via libera del ministero e comunque si dovrebbe partire già dalla vendemmia 2017. E c'è inoltre da registrare l'ampia volontà di dialogo avviata dal consorzio della Doc Sicilia presieduto da Antonio Rallo che per primo ha ascoltato le ragioni di Barraco e dei vignaioli marsalesi. Spiega lo stesso Barraco: “Sono molto contento perché la modifica del disciplinare è un passo importante per tutta la Sicilia del vino. Ed io stesso voglio condividere il progetto della Doc Sicilia. È un passo avanti che guarda al passato. E mi auguro che sia un primo passo per contemplare anche vinificazioni tradizionali senza il ricorso alle vendemmie tardive. Proverò col mio Grillo a chiedere la Doc e se non avrà i parametri richiesti sono disposto a cambiare il nome in Bianco Barraco pur di avere comunque l'Igt”. Soddisfatto anche Renato De Bartoli, amministratore delegato di Baglio di Pianetto e un cognome che dice molto sui vini di Marsala: “Ho seguito questa vicenda dall'inizio e sono molto contento per l'atteggiamento democratico e di apertura del consorzio della Doc Sicilia che ha colto un'evoluzione del mercato. Un cambiamento che consente di annoverare produzioni un po' estreme, diverse, per le note terziarie, l'alcol più alto, il colore più accentuato, tutti parametri che prima non erano presi in considerazione”. E tra l'altro anche Baglio di Pianetto ha un vino ossidativo come il Natir da uve Insolia.

E Antonio Rallo, presidente del consorzio Doc Sicilia ha dichiarato: “La Doc Sicilia ha tra i suoi obiettivi quello di coinvolgere tutto il sistema vinicolo in un progetto che miri alla tutela della qualità. Il nostro lavoro di questi mesi, condiviso da tanti produttori, raggiunge un risultato importante: abbiamo accolto proposte che contribuiscono a valorizzare diverse realtà che compongono il “continente vinicolo siciliano”. Essere inclusivi, promuovere e difendere il brand Sicilia e garantire il rispetto di elevati standard di qualità, è un percorso che non conosce soste”. 

C.d.G.