Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 110 del 23/04/2009

VIVERE DI VINO Agricoltura a tutto tondo

23 Aprile 2009
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VIVERE DI VINO

L’esperienza di Francesco Cucurullo di Masseria del Feudo: “La parola d’ordine per noi è tipicità. Noi stiamo cominciando a fare sistema troppo tardi. E lo facciamo male”

Agricoltura
a tutto tondo

“Carattere preciso e attento”, così si descrive Francesco Cucurullo (nella foto) sul sito internet di Masseria del Feudo la sua azienda agricola di Caltanissetta. E la descrizione sembra essere quella giusta per questo commercialista trentenne che ha deciso di dedicarsi interamente all’azienda di famiglia.

Al suo fianco la sorella Carolina, a dargli manforte il padre Salvatore.
Insieme i Cucurullo hanno praticamente chiuso il ciclo dell’agricoltura, con un progetto che valorizza le quattro filiere produttive: vitivinicola, frutticola, olivicola e zootecnica che rappresentano le attività di un’azienda agricola di famiglia, estesa 110 ettari e arrivata, con i due giovani, alla quarta generazione.

Investire sull’agricoltura. Lo consiglierebbe?
“Se avessi cominciato prima sarebbe stato più semplice, perché c’erano più spazi. Ma sarebbe stato anche più pericoloso per via della tentazione di incrementare la produzione, portando l’azienda a dover sopportare costi fissi altissimi”.

Invece preferite andare piano e guardarvi intorno.
“Per noi la parola d’ordine è ‘tipicità’. il nostro obiettivo è rivolgerci ad una fascia medio-alta con una produzione che si aggira sulle centomila bottiglie. Seguire i consigli di mio padre è stata la scelta giusta”.

Si considera fortunato?
“Senza mio padre non ce l’avrei mai fatta”.

Lei fa parte del consiglio d’amministrazione di Assovini, un osservatorio privilegiato. Crede che il vino siciliano vada nella giusta direzione?
“Potremmo dividere la categoria a metà: qualcuno lavora bene, altri corrono per raggiungere presto buoni risultati. Ne viene fuori un fritto misto dove non c’è tipicità e prevale l’omogeneità”.

La Doc Sicilia può essere una soluzione?
“Seppur sono convinto che i mali dell’Igt Sicilia non scompariranno a breve, sono assolutamente a favore della Doc Sicilia, che ritengo l’unica via per perseguire e veicolare la qualità dell’offerta dei prodotti e dell’immagine della nostra regione. Il fatto è che stiamo cominciando a fare sistema troppo tardi. E lo facciamo male. Perché si parla solo adesso di Doc Sicilia e dei problemi del Nero d’Avola?”.

Soluzioni?
“Dobbiamo lavorare tutti insieme, persino l’Etna deve ancora trovare una sua identità”.

Cosa state preparando per il mercato?
“Un vino dolce, frutto di una prova sperimentale di appassimento su pianta di uve Chardonnay, Inzolia e Grillo. Il risultato è un vino con un ottimo equilibrio tra acidità e zuccheri che regala grande piacevolezza. La limitata concentrazione zuccherina e la vena acida non lo rendono stucchevole ma anzi offrono una ‘novità’ nello scenario dei tanti passiti isolani e non. Abbiamo già fatto una mini sperimentazione di 800 bottiglie da mezzo litro. Si vedrà.”

Marco Volpe